mercoledì 14 gennaio 2009

Ancora su Gaza e Drieu la Rochelle
Piccoli censori crescono



Il post di ieri su Gaza e Drieu la Rochelle non è stato ripreso, come invece accade sempre, da
Arianna. Anche ComeDonChisciotte da qualche tempo latita… Mentre quelli di Canisciolti sono spariti da un pezzo. E ne cito solo tre, fra i siti notevoli, che di solito riprendono, o meglio riprendevano, i miei post.
Personalmente, a causa della mia indipendenza di giudizio, ne ho viste e subite talmente tante nella vita, al punto da non farci più caso. Ma allora vi chiederete perché enfatizzare un’ esperienza in fondo per te non nuova ?
Purtroppo, come dicevano i nonni, la lingua batte dove il dente duole. Ingenuamente e nonostante qualche lettura di sociologia, speravo di trovare nella Rete un mondo diverso, più libero, segnato dalla logica del dono culturale e della libera discussione critica.
E invece no. Anche qui ci si deve mettere l’elmetto e intrupparsi. La riflessione critica non è gradita. E chiunque la eserciti, e sul serio, viene subito retrocesso - certo in nome di libere e insindacabili scelte editoriali bla bla bla... - a collaboratore non gradito. E ti pareva: anche i piccoli censori della Rete crescono…
E così, a parte un gruppo di affezionati e indipendenti lettori, sono caduto in disgrazia. Anche in Rete. Per liberal, liberali e i neoliberisti sono un leninista e/o criptofascista visionario; per i fascisti, un comunista; per i comunisti, un fascista; per i complottisti di vario colore, sono un cacadubbi; per gli estremisti antiamericani, antisionisti e peggio, un moderato, se non un servo del Capitalismo a Stelle (di David) e Strisce; per i cattolici, se di sinistra: sono un delnociano integralista; se di destra: un catto-comunista. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole della mia vita.
E non mi si venga a dire che in questo momento si deve essere tutti uniti perché a Gaza sta succedendo quel che sta succedendo. Perché il primo compito di un intellettuale è quello di mantenere i nervi saldi e di far ragionare le persone, ravvisando conseguenze e pericoli delle loro decisioni politiche. Anche, anzi soprattutto, se di lungo periodo.


Il vecchio Max Weber riteneva, e a ragione, che il lavoro intellettuale impone l’obbligo di indicare a chi deve decidere le ipotetiche conseguenze storiche e sociali di ogni scelta politica: se si sceglie la via A, allora potrebbe succedere questo, se si sceglie la via B, allora quest’altro, e così via.
Certo, si può anche optare per l’impegno politico. Che però non può essere solo intellettuale-politico: nel senso di starsene comodi in redazione a impaginare la rassegna stampa del giorno con la schiumetta alla bocca dell’antista. Ci si mette l’elmetto sul serio e si va a combattere per davvero. Costi quel che costi. Insultare il nemico dall’alto del proprio sito o blog, e dunque a distanza di sicurezza, è troppo comodo. Se uno vuole fare l’intellettuale-armato deve assumersi tutti i rischi.
Un’ultima considerazione: ma questa gente della Rete che, fedele a una terribile logica di fazione, censura - non trovo altro termine - chi provi appena a ragionare; che ciancia di rivoluzioni sociali ed economiche; che pontifica quotidianamente sui media cattivi che censurano le voci discordanti, se dovesse andare al potere come si comporterebbe ?

Carlo Gambescia 

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