Manganellum e modello americano
Le dure dichiarazioni del capo della polizia, Prefetto
Manganelli ( a sinistra nella foto), sulla necessità di accrescere i mezzi a disposizione delle forze
dell’ordine, vanno ricondotte nell’alveo della più classica ideologia americana
del Law & Order. o se si prefersice della Tolleranza Zero (http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/politica/giustizia/manganelli-pena/manganelli-pena.html).
Ora, a un superpoliziotto non si può chiedere di più. Un prefetto di polizia vede il mondo il bianco e nero, anzi deve vederlo in bianco e nero. La sua logica è semplice: “ agli altri istituti sociali la prevenzione, a noi la repressione”.
Ora, a un superpoliziotto non si può chiedere di più. Un prefetto di polizia vede il mondo il bianco e nero, anzi deve vederlo in bianco e nero. La sua logica è semplice: “ agli altri istituti sociali la prevenzione, a noi la repressione”.
Possono cambiare i regimi, ma l’antropologia sociale del
poliziotto non muta. La differenza tra la polizia di un regime autoritario e
democratico è data dalle diverse capacità di contenimento (giuridiche, sociali
e politiche) della logica puramente repressiva che caratterizza
costitutivamente l’istituzione polizia. Capacità che, ovviamente, nelle
democrazie sono maggiori.
Qual è il pericolo insito nelle dichiarazioni di Manganelli? Che la società politica, nella veste dell’attuale maggioranza di governo, accolga il “grido di dolore” del superprefetto e bruscamente riduca la questione “criminale” a un puro e semplice problema di repressione.
Il nostro non è buonismo. E’ ovvio che ogni reato debba sempre essere perseguito. Ma quel che temiamo maggiormente è la trasformazione, certo graduale, della società italiana in una società a Tolleranza Zero. Nel senso di considerare come unico deterrente la prigione. Trascurando le ragioni sociali del reato, o almeno di certi reati (ad esempio quelli legati alle tossicodipendenze o all’immigrazione clandestina). E finendo così per ritenere unico elemento dissuasivo, non tanto la certezza della pena, ma la sua esemplarità. Il che ha un suo fondamento, anche giuridico, ma necessità di importanti correttivi e integrazioni sul piano della prevenzione sociale dei reati. Senza i quali si rischia di trasformare la società in una caserma.
Quel che temiamo, insomma, è la recezione, piuttosto infantile, del modello americano Law & Order , fondato sulla Tolleranza Zero. Paese, gli Stati Uniti, dove però, nonostante le prigioni siano piene e la polizia non faccia tanti complimenti, il numero dei reati commessi non cessa di crescere, almeno sul piano nazionale.
Qual è il pericolo insito nelle dichiarazioni di Manganelli? Che la società politica, nella veste dell’attuale maggioranza di governo, accolga il “grido di dolore” del superprefetto e bruscamente riduca la questione “criminale” a un puro e semplice problema di repressione.
Il nostro non è buonismo. E’ ovvio che ogni reato debba sempre essere perseguito. Ma quel che temiamo maggiormente è la trasformazione, certo graduale, della società italiana in una società a Tolleranza Zero. Nel senso di considerare come unico deterrente la prigione. Trascurando le ragioni sociali del reato, o almeno di certi reati (ad esempio quelli legati alle tossicodipendenze o all’immigrazione clandestina). E finendo così per ritenere unico elemento dissuasivo, non tanto la certezza della pena, ma la sua esemplarità. Il che ha un suo fondamento, anche giuridico, ma necessità di importanti correttivi e integrazioni sul piano della prevenzione sociale dei reati. Senza i quali si rischia di trasformare la società in una caserma.
Quel che temiamo, insomma, è la recezione, piuttosto infantile, del modello americano Law & Order , fondato sulla Tolleranza Zero. Paese, gli Stati Uniti, dove però, nonostante le prigioni siano piene e la polizia non faccia tanti complimenti, il numero dei reati commessi non cessa di crescere, almeno sul piano nazionale.
Carlo Gambescia
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