Nuovi finanziamenti a sostegno della famiglia
Figli un tanto al chilo?
Si
riparla di finanziamenti alle famiglie, addirittura diretti, perché “facciano
più figli”. Come
possono andare d’accordo individualismo e
demografia? Valorizzazione dell’individuo e culto del numero come forza? Si tratta di un
fenomeno - quello dell’aiuto economico
alle famiglie - di pura schizofrenia sociale, che sembra
segnare l’Occidente, in particolare i paesi di tradizione cattolica come
l’Italia.
La
sociologia invece prova che la bassa natalità non ha ragioni economiche,
ma culturali: si guarda più alla qualità che alla quantità. L’individuo si
trova davanti a un crescente ventaglio di scelte e al bisogno, anch'esso vivace, di autoaffermazione. Sono fattori sociali
di tipo singolare che pongono in
secondo piano, questioni plurali come famiglia. Semplificando: il criterio prevalente, piaccia o meno, è "pochi ma buoni".
Non per nulla, le statistiche provano che gli immigrati, extraeuropei o meno, una volta inseriti nel nostro tessuto socio-culturale, si attestano su valori di natalità
tipicamente occidentali. Pertanto,
ripetiamo, la questione è culturale.
Secondo i demografi il fenomeno del "pochi ma buoni" si estenderà, abbassando il tasso di natalità mondiale, anche a Cina, India, Africa subsahariana. Il miglioramento della qualità della vita, come già sta avvenendo, implica un cambiamento di mentalità, che, incidendo sul ventaglio di scelte e sul bisogno di autoaffermazione, sospingerà la curva demografica verso il basso.
Ciò
significa che la logica del finanziamento diretto o indiretto alle famiglie, perché
“facciano” più figli, rinvia a una società di tipo collettivistico con venature pre-moderne. Società
che un tempo rispondevano a esigenze di tipo collettivo (unità di fede, di lavoro, di nazione), dove la donna, veniva considerata
alla stregua di un animale riproduttivo.
Pertanto, per dirla brutalmente, ogni euro destinato alla famiglia, a
scopo per così dire riproduttivo, è un euro sprecato. Certo, alcuni economisti ritengono che, come per altre forme di finanziamento dirette-indirette, anche quelle rivolte alla famiglia, possano incidere sui consumi.
In realtà, in tempi economicamente complicati, tende a prevalere tra le famiglie la preferenza per il risparmio, seppure sempre più ridotto, rispetto alla spesa per consumi. Quindi i finanziamenti rischiano di nulla togliere nulla aggiungere.
In realtà, in tempi economicamente complicati, tende a prevalere tra le famiglie la preferenza per il risparmio, seppure sempre più ridotto, rispetto alla spesa per consumi. Quindi i finanziamenti rischiano di nulla togliere nulla aggiungere.
Ripetiamo. Il ciclo demografico, come ammettono gli stessi specialisti, risponde a fattori
culturali, non facilmente modificabili. Una volta conseguito il benessere muta anche la visione della famiglia. Di conseguenza, le forme di aiuto diretto o indiretto non
possono mutare il quadro, né incidere su tendenze culturali di tipo strutturale.
Quel
che invece può apparire incredibile è come
una società dai fini
individualizzati ricorra tuttora a mezzi
collettivisti. Esiste, insomma, una
specie di sfasatura tra la mentalità
dominante, libertaria, e le politiche welfariste di tipo
catto-socialista, per usare un termine giornalistico.
Finora,
non solo in Italia, si è cercato di mediare puntando su costosissime forme di
individualismo protetto: figli in cambio di soldi. Che non
hanno funzionato, perché la natalità continua a scendere. Eppure si persevera. In nome del ciclo demografico? No, elettorale.
Carlo Gambescia