Commissione Banche, Mattarella firma
Parte il “romanzo criminale”...
Mattarella ha firmato, unendo “Letterina”, come se non conoscesse i suoi interlocutori politici, a cominciare da un Masaniello mediatico come Paragone né, soprattutto, i devastanti effetti di ricaduta mediatica delle Commissioni d’inchiesta . Eppure il Capo dello Stato insegnava Diritto parlamentare.
L’istituto
ha origini ottocentesche e, sul piano teorico, diciamo ideale, doveva e deve rinviare alla fase conoscitiva, di Parlamenti, poi
felicemente e finalmente deliberanti nel nome del popolo sovrano, tra gli usignoli cinguettanti e i prati in fiore. Così sui manuali.
In realtà, come rilevò, già alla fine dell'Ottocento, la politologia, più avvertita, da Mosca a Pareto, per fare i nomi più famosi, le Commissioni
parlamentari d’inchiesta, riproducevano solo i conflitti politici del momento.
Ancora oggi si polemizza, - almeno gli storici - sull’insoddisfacente
verdetto della Commissione
d’inchiesta sulla Banca Romana. Conclusioni che provocarono polemiche e scontri politici, poi confluiti in quella
cultura antiparlamentarista e populista, da cui originò il fascismo. Figurarsi quel che di variopinto e pittoresco,
potrebbe uscir fuori, in un’Italia più divisa di allora, sul
sistema bancario italiano degli anni Duemila.
Le
Commissioni d’inchiesta, proprio perché di natura squisitamente politica, danno
risposte politiche, e per giunta contraddittorie, a questioni di altra natura, economica, giuridica, penale.
Andrebbero abolite, o quanto meno riservate alle grandi tematiche astratte,
tipo la povertà, lo sviluppo economico,
eccetera, per lasciare che l’economia e
i giudici, su certi temi caldi, facciano
il proprio lavoro.
Ovviamente,
come dicevamo, quanto più il clima
politico sociale è rovente tanto più le
Commissioni ne risentono, e non in meglio.
Pertanto, nell’ Italia di oggi, dove imperversano complottismo, anticapitalismo e populismo, si rischia veramente di
scivolare verso il feuilleton politico-mediatico: il “romanzo
criminale”, per dire una cosa al passo con i tempi. Qui l’errore di Mattarella, che doveva
opporsi. Altro che “letterine”.
Qualche
lettore penserà che da un difensore della democrazia rappresentativa, come chi scrive, ci si
aspetterebbe altro atteggiamento verso uno strumento parlamentare, in teoria,
conoscitivo. Il punto è che, come hanno
provato numerosi studi, in materia, la Commissione
d’inchiesta, e più in generale, l’istituto stesso, per funzionare, imporrebbe la condivisione tra i partiti,
rappresentati in Parlamento, ad esempio in ambito economico, delle stesse idee sul modello di governo, stato e società.
Ora,
per tornare alla Commissione d’inchiesta
sulle banche, se una parte dei componenti, scorge balzachianamente, dietro ogni
grande fortuna un delitto, e un’altra
intravede nello stato l’eroico difensore dei cittadini dai tentacoli della grande finanza, che ci si
potrà aspettare di buono? Quali potranno essere le conclusioni? E soprattutto l’iter “politico” della Commissione stessa? Che rischia di dare la stura, con cadenza quotidiana a titoli giornalistici contro le "banche corrotte"?
Presto detto: possiamo attenderci solo l’ulteriore, e forse definitiva, delegittimazione del sistema bancario, sistema, che, a prescindere da cosa ne pensassero Balzac e Marx, resta invece il cuore pulsante dell’economia di mercato. Se si ferma, l'organismo economico muore.
Presto detto: possiamo attenderci solo l’ulteriore, e forse definitiva, delegittimazione del sistema bancario, sistema, che, a prescindere da cosa ne pensassero Balzac e Marx, resta invece il cuore pulsante dell’economia di mercato. Se si ferma, l'organismo economico muore.
Tradotto:
i singoli uomini possono sbagliare, ma il sistema in sé funziona. Ovviamente, impone rischi, esalta il profitto, ma senza rischi e profitto, non c’è sistema. Sicché, ricondurre le possibili colpe dei singoli, se si vuole la mancanza di
virtù individuali - perché le Commissioni puntano a
nomi e cognomi da usare come capri espiatori politici - ai vizi
congeniti, collettivi, di un sistema dipinto come marcio, significa scegliere la via del suicidio sistemico. Che, come ogni strada verso l’inferno, risulta lastricata di buone intenzioni.
Non
è vero Presidente Mattarella?
Carlo Gambescia