La rivista della settimana: “Empresas
Políticas”, año IX, n. 14-15, 1°/2°
semestre 2010, pp. 288, euro 25 -
Sociedad de Estudios Políticos de
la Región de
Murcia -
CEU Ediciones .
http://dialnet.unirioja.es/servlet/revista?codigo=4293 |
“Empresas
Políticas”, rivista fondata nel 2002, diretta dal professor Jerónimo Molina,
docente di Politica Sociale, presso l’Università di Murcia, è sicuramente
la più importante pubblicazione europea, se non l’unica, dedicata allo
studio sistematico e scientifico del realismo politico. Muovendo, ovviamente, dal pensiero politico spagnolo del secolo XX,
senza però trascurare la «evolución y
variantes del realismo politíco en
sus autores clásicos y contemporáneos».
Ricordiamo, tra gli altri, fascicolo
monografici su Carl Schmitt (n. 4, 1° sem. 2004), Julien
Freund (n. 5, 2° sem. 2004), Ángel
López-Amo (n. 12, 1° sem. 2009), Gaston
Bouthoul (n. 13, sem. 2009), nonché il
“Liber Amicorum” in onore di Günter Maschke, probabilmente il maggiore studioso
vivente dell’opera di Carl Schmitt ( n. 10/11, 1° e 2° sem. 2008).
Inoltre
“Empresas Políticas”, in ogni
fascicolo, all’interno di un’apposita sezione,
ospita ricerche, studi e documenti sull’opera di
Diego Saavedra Fayardo (1584-1648), politico e diplomatico nato in Algezares (Murcia),
autore della celebre Idea
de un Príncipe político christiano representada en cien empresas, meglio
conosciuta come Empresas Políticas , cui appunto rende omaggio il titolo della
rivista. Si tratta di un’opera ricca di
simbolismi, composta di una serie di “imprese” (disegni simbolici
con motto, ad esempio gli scudi araldici), ognuna illustrata con un lungo e denso commento rivolto a tracciare il ritratto del principe ideale
cristiano. Saavedra, mettendo a frutto, quale studioso, la sua profonda
conoscenza della politica “pratica” o “reale” maturata in un’azione diplomatica, da lui svolta
durante la Guerra
dei Trent’anni, si interroga, coniugando, per dirla con Weber, etica dei
principi ed etica della responsabilità. Missione difficile, per alcuni
impossibile, che però resta l’eredità
più importante, una vera via maestra, segnata dalla “prudenza” politica, cui
continua a ispirarsi la rivista
diretta dal professor Molina.
Ma
veniamo all’ultimo fascicolo, (n. 14-15,
1°/2° semestre 2010 año IX, pp. 288),
che si distingue, eccellendo come
sempre, per due ragioni.
In
primo luogo - ne avremmo però fatto a
meno… - per i tre articoli
In memoriam di Piet Tommissen
(1925-2011) che aprono il
fascicolo, scritti rispettivamente da Günter Maschke (Piet
Tommissen, el maestro de la nota a pie de página, pp. 19-21); Hans Verboven
(Scribens Mortuus es, pp. 23-24); Robert Steuckers (Piet Tommissen, el custodio de las fuentes
(pp. 25-34). Parliamo di un finissimo
studioso, non solo di Schmitt, cui era amico, al quale - auspichiamo - sia
presto dedicata una monografia, capace
di metterne in luce le doti di erudito e
di attento e curioso testimone, e non solo delle avanguardie
politiche, di un secolo di ferro come il Novecento.
In
secondo luogo, giudichiamo imperdibile la parte monografica de fascicolo dedicata alla recezione del pensiero di Carl
Schmitt in Spagna. Un vero e proprio focus, di elevato valore scientifico, che va ben oltre, il pur interessante quadro tracciato dei
rapporti tra il “Viejo de Plettenberg” e
la cultura politologica e giuridica
spagnola, segnata dall’autoctona tradizione del “derecho politico”, e quindi
da un approccio non “neutrale” o formale, al dritto costituzionale, ma anche
dalle più diverse correnti del
cattolicesimo e dell’antiliberalismo, nelle sue più diverse sfumature,
anche di derivazione falangista.
Si
vedano, ad esempio gli articoli “a tutto
campo” scritti da Alejandro Martinez
Carrasco (Eugenio d’Ors y Carl Schmitt,
pp. 37-51); Montserrat Herrero (Legalidad
y Legitimidad. Un punto de discusión
entre Álvaro d’Ors y Carl Schmitt, pp. 53-68); Ana Valero (La
critica de Javier Conde al criterio
de lo politico de Carl Schmitt, pp. 95-108). Dove sono messe il luce, le diverse implicazioni (religiose, teologiche,
politiche, sociologiche) del pensiero
schmittiano, non sempre condivise dagli interpreti spagnoli, pronti però ad
accettarne, almeno come punto di partenza, la realistica visione di un diritto
come ordine concreto. Di Eugenio d’Ors
va ricordato che fu « el primer gran
receptor e interlocutor de Schmitt en España (…) precisamente en los años que
marcan el inicio de la mencionada presencia en la década de los años 30».
Tra
i saggi sempre di argomento schmittiano ma strettamente rivolti alla recezione
del suo pensiero in Spagna, ricordiamo,
tra gli altri (tutti molto buoni), quelli di Jerónimo Molina (Tres cartas de Pedro Salinas a Carl Schmitt -
1934 - : noticias de la recepción schmittiana bajo la
II República española, pp.
127-135); di Estanislao Cantero (Sobre la influencia de Schmitt en la revista Acción Española, pp.
137-141); José Ramón Garcia Diaz (Impresiones sobre Carl Schmitt de un periodista
de El Sol -1933-1936 -, pp. 159-161).
Chiudono
l’interessante fascicolo le notevole sezioni:“ Saavedriana” (pp. 181-197), con
l’aggiornamento su “una década de
estudios saavedrianos. Bibliografia 2000-2011 pp. 199-197); “Hispanoamericana”
(pp. 213-219), “Biblioteca politica, jurídica y económica” e “Diez Libros”, tre
rubriche dedicate interamente a Carl
Schmitt. Insomma, il classico dulcis
in fundo…
Carlo Gambescia
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