martedì 18 marzo 2025

Trump e i nazisti dell’Illinois

 


Si legga qui:

“Tramontato, almeno per tutta la durata della presidenza Trump, il sogno ucraino di entrare nella Nato…” .

Il passo è tratto dal sito Ansa (*). “Sogno ucraino” a parte (purtroppo), il brano riflette un’opinione abbastanza comune. Cioè che Trump sia un presidente” normale” e che fra quattro anni rinuncerà al potere e tornerà a vita privata.

Va detto che negli Stati Uniti persino gli oppositori di Trump pensano la stessa cosa. Insomma si attribuisce una presuntiva lealtà istituzionale a un Presidente che l’attore, Robert De Niro, tra i pochissimi a cantarle fin troppo chiare al magnate, ha definito un gangster politico

In effetti rischio Al Capone è enorme. Anche perché mancano gli anticorpi.

Crediamo infatti che Trump, già espressosi a favore, punti almeno ad altri quattro anni. Riteniamo che Trump ritenga fattibile, attraverso l’introduzione di un nuovo emendamento, l’abrogazione del 22° (1951), che vieta il terzo mandato, per assicurarsi un periodo più lungo di tempo

Si respira un clima di intimidazione. Molti democratici potrebbero votare per lui. Per non parlare dei repubblicani sotto ipnosi. E così conseguire – semplifichiamo – quel consenso dei due terzi della Camera dei rappresentanti e del Senato, oppure del 75 per cento degli Stati americani.  Un consenso, a dire il vero,   che in sede di ratifica degli emendamenti, rinvia agli organi legislativi (o apposite assemblee)  di tre quarti degli Stati (Articolo 5 della Costituzione).  Procedura senz'altro complessa.  Ma, come si dice, mai dire mai. 

Con conseguenze politiche “pesanti” per il “regime” in senso sociologico di tipo “semimonarchico”, o peggio ancora di stampo mobster al quale Trump sembra stia lavorando.

Come si spiega questa mancanza di anticorpi? O detto altrimenti un atteggiamento così ingenuo?

Innanzitutto, la novità della situazione. Il cosiddetto americano medio non ha mai vissuto una situazione del genere. Come “Presidente agitatore” Trump rappresenta un unicum nella storia degli Stati Uniti.

Di conseguenza gli stessi sondaggi, che assegnano al magnate un gradimento tra il quaranta e i cinquanta per cento, hanno una funzione normalizzante, di routine. Per capirsi: “Mussolini? Parliamone”; “Hitler? Severo ma giusto”; “Il corporativismo? Un esperimento interessante”. E infine: “Trump? Un uomo che vede lontano”; "Un sincero patriota". Per alcuni addirittura “un liberale”.

Siamo davanti al flusso impercettibile del sempre uguale, nonostante le “sparate” di Trump. È vero che per il 5 aprile è prevista una grande manifestazione nazionale, però è altrettanto vero che la protesta non riguarda il nodo istituzionale. Cioè il pericolo che Trump, che tra l’altro ha stabilito il record degli ordini esecutivi (a far tempo dal 1937), stravolga la Costituzione degli Stati Uniti, la più antica tra le moderne costituzioni scritte.

In realtà in Trump non c’è nulla di normale: dal pacchiano riarredo della Casa Bianca in stile Emirati arabi al suo odio per la libertà di stampa, gli immigrati, i diritti civili, i giudici e più in generale lo stato di diritto.

La nostra non è solo una battuta: con Trump e la sua corte dei miracoli sono andati al potere per la prima volta nella storia degli Stati Uniti i pittoreschi nazisti dell’Illinois consacrati dai Blues Brothers. Esageriamo? Si pensi l’aggressiva politica estera di Trump e alla sua simpatia per dittatori come Putin.

Quel che poi stupisce del fenomeno Trump, non è solo la sua straordinaria capacità di mentire, di rovesciare la realtà, di confondere le acque, ma l’acquiescenza della gente, anche dei suoi stessi avversari.

E qui torniamo al ruolo determinante della routine. Di ciò che si ripete giorno per giorno, sostanzialmente immutato. Sembra addirittura serpeggiare un senso di grigia monotonia. "Lo si lasci pure fare Trump…". "Perché drammatizzare? Tanto  con il prossimo presidente democratico cambierà tutto…".

Dicevamo delle “sparate”. Il concetto è quello dell’assurdità come normalità. Quel che fa e dice Trump è così assurdo da non poter essere vero. Qualcosa di così incredibile al punto di favorire il tranquillizzante invito a non prenderlo sul serio. E come? Riappropriandosi di una normalità che non si considera minacciata, si dice, da un pagliaccio.

Di qui il quadro di apparente normalità, governato dai rituali sondaggi. Da una parvenza di regole (per ora). O dalla ridicola "emergenza-uova" per la colazione degli americani: cosa presa sul serio dai mass media. Capito? Trump si prepara a massacrare la Costituzione, e qual è il problema principale? Le uova strapazzate.

Sembra prevalere un clima animato dalla rassegnazione. Calma e gesso, si dice. Perché si confida nel fatto che la cosa durerà quattro anni. Anzi, meno. Forse, si sospira, già le elezioni di Midterm potrebbero, eccetera, eccetera. Auguri.

A dire il vero, Wall Street ha finalmente subdorato qualcosa. Non gratifica Trump. Anzi. 

Il concetto è il seguente: essere ricchi non significa essere dalla parte del capitalismo. Come ben sapeva Pareto, il capitalismo a caccia di profitti sul mercato, fondato sul rischio è una cosa (buona), il finto capitalismo a caccia di rendite, fondate sullo stato protezionista che azzera i rischi un’altra (cattiva).

E Wall Street sembra  stare  dalla parte del mercato non da quella della corte dei miracoli trumpiana. Potrebbe essere un indizio di risveglio.

Una spia rossa che si accende. Il primo passo per liberarsi da un nazista dell’Illinois di nome Donald Trump.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2025/03/17/trump-annuncia-parlero-con-putin-la-pace-mai-cosi-vicina_eaa71f76-a0d1-4b7e-8c0e-164daab29f18.html .

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