lunedì 2 dicembre 2019

Il linguaggio militarizzato di Giorgia Meloni
Avanti… march! Unò-duè! Unò-duè!


Giorgia Meloni in un’ intervista al “Messaggero” ha evocato per Conte, in caso di sì al Mes,  il reato di  “alto tradimento”.
Come commentare un' intemerata del genere?   Degna, come vedremo, non solo di una demagogia da Social che sta  distruggendo il discorso pubblico liberale?  
Della  questione Mes  abbiamo già scritto. In sintesi: chi è contro un prudente  meccanismo di concessione dei crediti agli stati, è un fautore della spesa pubblica per basse  ragioni elettorali. Scaricando così i costi del consenso sulle spalle delle generazioni future (*)
Sicché  Giorgia Meloni, che proviene dalla peggiore destra demagogica, quella "Del diminuiremo le tasse, aumenteremo le pensioni", non poteva farsi sfuggire l’occasione per fare  uso poco giudizioso della fraseologia   tipica del  bellicismo politico nazionalfascista.
Ora,  prescindendo  dal fatto che la Costituzione (art. 90) restringe l'accusa al Presidente della Repubblica, in eventuale concorso, come stabiliscono successive leggi costituzionali, con  il Presidente del Consiglio e Ministri,  evocare accuse  del genere, da codice militare, è come usare la bomba atomica per uccidere un passerotto. Ma di che parliamo? Di decisioni prese   in un contesto liberal-democratico  rappresentato dalla  storica  e  libera adesione dell’Italia all’Unione Europea. Esaltare misure  da tempo  di  guerra,  significa disprezzare la democrazia liberale, da tempo di pace, fondata  per l'appunto  sul libero confronto delle idee e sulla libera sottoscrizione e  condivisione di regole  comuni.  Certo, poi ci sono le interpretazioni,  ma è materia da trattative politiche, semplificando da avvocati,  mai  da plotone d'esecuzione. 
Per fare un esempio banale,   sarebbe  come recarsi  armati a  una riunione condominiale. Dove una volta aperta l'assemblea,  invece  di accettare  il  normale, anche acceso,  confronto,   su normali  questioni,  si evochi,  a ogni minimo contrasto,  la fucilazione dei condomini, con i quali in precedenza si era votato insieme il comune regolamento condominiale.  Immaginate, insomma un gruppo di condomini, armati di tutto punto,  in marcia per le scale condominiali:   "Avanti… march! Unò-duè! Unò-duè!".  Anche qui,  insomma,  quel che può  tramutarsi, nella peggiore delle ipotesi, in contenzioso legale, diventa invece subito comportamento militarizzato.   
La cosa fa ridere.  Giorgia Meloni, meno
Il suo lessico di tipo militare, aggressivo, da guerra civile,  è  assolutamente fuori misura rispetto alle questioni trattate. Il fatto,  che gli avversari  - e questo è un altro aspetto della crisi italiana - talvolta non siano da meno,  non  assolve la Meloni.   Anche perché la tradizione politica dalla quale  proviene, quella fascista, ha sempre  fatto  uso della  violenza  contro gli avversari politici. Quindi il passaggio dalle parole ai fatti, soprattutto una volta agguantato il potere,  rischia di essere sempre possibile.  
Ovviamente, lo stesso discorso può essere esteso alla tradizione opposta, quella comunista. Come del resto  ai  populisti. 
Purtroppo  si  è  rimesso in discussione il vocabolario liberale della politica. O peggio ancora lo si disprezza.  Di questa china pericolosa, presa dalla liberal-democrazia italiana, possono però avvantaggiarsi i partiti, come Fratelli d'Italia,  da sempre abituati a calpestare gli avversari  e  illudere l'elettorato a colpi di promesse irrealistiche  e parole infiammate.        


Carlo Gambescia