Con quegli occhiacci gelidi “da” domatrice di leoni, il che a dire il vero è già un progresso rispetto a Mussolini, che, nel 1922, salì al Quirinale, “vestito come” un domatore di leoni.
Dicevamo con quegli occhiacci, Giorgia Meloni, crede ormai di potersi permettere tutto. A cominciare dall’appropriazione indebita della leggenda della "borgatara". Che lei, furbissima, sfrutta a dovere.
Da bambina sembra abbia abitato qualche anno alla Garbatella. Però attenzione già allora quartiere in piena trasformazione sociale (poi diremo). In seguito la Meloni frequentò, se non erriamo, un istituto professionale al Tiburtino: nella Casalbruciato popolata di tassisti, commercianti, piccoli impiegati e qualche spacciatore. Gli stessi della Garbatella meloniana anni Ottanta, più operai, grossisti e dipendenti dei Mercati generali all’Ostiense.
Tutto ciò non autorizza la definizione ufficiale di "borgatara": abitante di una borgata.
Anche perché, già allora non si poteva parlare della Garbatella come quartiere suburbano (poi vedremo meglio).
Va ricordato un altro aspetto: sociologico. Giorgia Meloni ha percorso una carriera politica lampo dentro il Movimento Sociale-Alleanza Nazionale nel momento del confuso melting pot nero-blu della transizione finiana verso e con il Cavaliere: a 21 anni consigliere della provincia di Roma, a 27 presidente di Azioni Giovani, a 29 deputato, a 31 Ministro della gioventù.
Il che non può non aver significato frequentazioni, conoscenze, assunzione di abiti relazionali e mentali elitari, quantomeno da quadro politico d’assalto. Altro che "borgatara"…
E qui va considerata anche l’estrazione socio-professionale (per usare un parolone) della famiglia: mamma pubblicista, padre, seppure assente, commercialista.
Lo stesso romanesco della Meloni, soprattutto come inflessione, piuttosto pesante, i modi, in particolare la gestualità, i silenzi studiati, gli sguardi di che crede di saperla lunga (“Ma che stai a di’…”), rinviano, non al borgataro semianalfabeta, magari un pugliese urbanizzato, studiato da Ferrarotti negli anni Sessanta-Settanta, ma al ceto impiegatizio alfabetizzato. E con pretese sociali.
Per capirsi: si pensi al tizio antipatico che sta dietro lo sportello di una Asl. Nella Meloni prevale quell’ aria di chi vuole darsi un tono, pur condividendo gli stessi strumenti linguistici del suo interlocutore davanti allo sportello.
Si potrebbe parlare di piccola borghesia reazionaria. Il che spiega la scelta missina a quindici anni, nel lontano 1992.
Ripetiamo Giorgia Meloni non è una "borgatara". Non sappiamo, di preciso, chi le abbia attribuito questa nomea. Forse certa sinistra snob. La stessa – e non è una battuta – che dopo “Caro Diario” di Moretti è corsa a comprarsi casa alla Garbatella, facendo crescere i valori immobiliari. Quartiere, per dirla con altro termine caro alla sinistra, oggi gentrificato: pieno zeppo di borghesi in carriera. Ovviamente, non meno importante per gli immobiliaristi l’aiutino o aiutone dei “Cesaroni” televisivi.
Altro che borgata. La “Garbante” ( sembra dal nome di una bella ostessa), o Garbatella, che sconfinava nella “Piccola Shangai” ( una baraccopoli in zona Tor Marancia), come borgata esisteva e riviveva ancora nei romanzi anni Cinquanta di Pasolini. Forse le sue cose migliori.
Poi tutto cambiò. Roma, dopo le mura, si estese oltre il “Grande raccordo anulare” (“all’ uscita 25, ce sta…”), e le borgate dei confinati politici interni, edificate da Mussolini in fretta e furia negli anni Trenta, sull’onda dello "sventramento" del centro storico (ad esempio San Basilio e Primavalle), si tramutarono in sgraziati isolotti, talvolta popolati di malavitosi, all’interno di Roma.
La “Garbante” invece seguì un percorso proprio. Come detto, perché baciata dalla fortuna del cinema e della letteratura, diciamo da Pasolini a Moretti. Insomma già negli anni Ottanta, al tempo dell’infanzia della Meloni, la Garbatella era in piena trasformazione.
Oltre alla forza delle belle lettere, l’avvento di un rumoroso terziario ( banche, imprese, anche multinazionali, nuove cooperative edilizie di ministeriali e coppie affamate di decoro, urbano e non), prima lungo la Colombo, poi oltre in direzione del Laurentino, trasformò la Garbatella: fece crescere i prezzi degli immobili. Che iniziarono a salire negli anni Ottanta-Novanta.
Insomma, Giorgia Meloni non è una "borgatara", ma una piccola borghese, una saccente reazionaria che ha fatto carriera. Proprio perché voleva distinguersi da quel popolo che oggi invece incensa.
Per la cronaca: “Giorgia, una di noi”, stando a un giornale (*), ora risiede al Torrino, a un passo dall’Eur, villa con con piscina. Alla faccia del popolo.
Carlo Gambescia
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