Il pattuglione di Salvini
I funerali dello stato di diritto
La
notizia più importante di oggi non è il passo indietro dell’ineffabile Di
Maio o l’isteria protezionista di Trump, due politici mediocri che hanno afferrato il potere sull’onda
di un sordo risentimento sociale, bensì i funerali dello stato di diritto, ben condensato in due principi, tra l'altro costituzionalizzati: l'inviolabilità del domicilio e la presunzione di innocenza.
Principi che devono valere per tutti. Altrimenti, che uguaglianza dinanzi alla legge è? Si ritorna al longobardico diritto personale, o peggio ancora al diritto razziale.
Principi proditoriamente violati. E da chi? Dal pattuglione di benpensanti (si fa per dire) capeggiato da Matteo Salvini. Cosa è successo? Che tutti insieme appassionamente sono andati a suonare in favore di telecamere il campanello di un presunto "spacciatore tunisino"…
Non
si può ridere di Salvini, né buttarla sul cabaret televisivo. Una risata non lo
sconfiggerà. La letteratura satirica degli anni Venti e Trenta non impedì l’ascesa
di Hitler, ridicolizzato dalla stampa umoristica tedesca. Anzi, non "li" sconfiggerà.
Purtroppo si fa leva - media e politici - sul fatto che la stragrande maggioranza della
gente sembra non mostrare sufficiente autonomia di pensiero per
capire la Costituzione ,
il diritto, l’importanza della tolleranza: tutti principi violati da Salvini, che, tra l'altro, come
politico dovrebbe conoscerli.
Si tratta di una questione di fondo che in Italia ha assunto, almeno dai primi anni Novanta, le dimensioni di una pericolosa deriva. Già di per sé, le persone comuni, e quel che è peggio anche
con titoli accademici, tendono sempre, in ultima istanza, alle soluzioni spicce: un cazzotto e via. E chi si oppone, come nel caso, si sente subito accusare " di stare dalla parte degli spacciatori". La prima manichea scemenza, in bianco e nero, facile facile, che passa per la testa...
Pertanto il turpe richiamo al Cesare che "raddrizzerà tutti i torti" è sempre pericolosamente dietro l’angolo. L’uomo alla libertà preferirà sempre la sicurezza; al capire il credere; al ragionamento, in ultima istanza, il pugno. Purtroppo, piaccia o meno, personaggi come Salvini, sempre pronti a eccitare il "popolo sovrano" ( ma non dei propri istinti gregari e violenti), sono sempre in agguato tra le quinte della
storia.
Che fare allora? Senza un patto
tacito tra i politici sulla prudente necessità di non violare le regole
dello stato di diritto e del discorso pubblico, patto imperniato sul rifiuto di comportamenti estremi come
quelli che costituiscono il normale
agire politico di Salvini, si rischia veramente un’involuzione autoritaria,
se non di peggio.
Il pericolo principale è rappresentato da una retromarcia popolar-poliziesca che in prospettiva può andare a colpire tutti, non solo il presunto "spacciatore tunisino”. E quel che peggio, tra gli applausi della gente comune.
Il pericolo principale è rappresentato da una retromarcia popolar-poliziesca che in prospettiva può andare a colpire tutti, non solo il presunto "spacciatore tunisino”. E quel che peggio, tra gli applausi della gente comune.
Come dicevamo, in
Italia - la stessa Italia ipocrita che
oggi vuole fare di Craxi un eroe - gli
argini dello stato di diritto furono infranti negli anni di Tangentopoli. Emerse
allora una cultura giustizialista, populista parafascista (anche se Almirante mai avrebbe suonato campanelli: troppo, e giustamente, borghese), veicolata da quasi tutti partiti,
dalla destra alla sinistra. Poi
coagulatasi, per manifesta incapacità di Berlusconi e Prodi, intorno al Movimento Cinque Stelle e alla
Lega.
Sicché, oggi, Salvini da vero squadrista mediatico - altro che il Cavaliere… - va a dare la caccia all’immigrato con
telecamere al seguito. Salvo poi, a danno fatto, scusarsi, per poi reiterare alla prima occasione. E così via.
Ripetiamo ( anche se il cittadino del cazzotto continuerà
a non capire...): il punto non è la colpevolezza o meno, del “signore” disturbato al citofono, ma il concetto di
giustizia popolare che mostra il suo
brutto e pericoloso grugno dietro il pattuglione salviniano.
Riassumendo, una
volta su questa strada, basterà la denuncia di un cittadino, “presuntivamente
onesto”, per mettere alla gogna, non solo "un tunisino" ma chiunque, a prescindere dalla nazionalità, sia ritenuto socialmente a rischio e quindi “presuntivamente
colpevole”.
Altro
che presunzione di innocenza… Che dice
Salvini nel video? “Circolano spiacevoli voci su di lei signore, vuole smentire?”. Capito?
Voce di popolo, voce di dio… A che serve lo stato di diritto?
Carlo Gambescia