Gualtieri vuole più stato nell'economia
Sai che scoperta (per l’Italia)...
Secondo
il ministro Gualtieri, che di professione non è economista ma storico,
neppure dell’economia ma delle idee, in particolare del movimento comunista, in
Italia servirebbe più stato.
Ora,
se c’è un paese in Europa, dove lo stato l’ha sempre fatta da padrone, questo
paese si chiama Italia. La mentalità italiana, frutto di un costume
secolare legato alle vicende di una terra invasa dagli eserciti stranieri,
rimanda tuttora a una visione dello stato, come qualcosa di estraneo, però da
usare, o meglio sfruttare - semplificando - per poter fare i propri comodi.
Ovviamente, secondo il vecchio principio del si fa ma non si dice, i politici italiani, di destra e sinistra, insomma gli eletti, ammantano la parola stato di nobili significati, e gli elettori fingono di credervi, naturalmente fin quando fa comodo.
Va per onestà riconosciuto, come sostengono gli economisti e con ragione, che le condizioni strutturali del capitalismo italiano - pochi capitali e pochi imprenditori puri - non hanno mai consentito, fin dalle fasi di decollo, lo sviluppo del libero mercato.
Le prime vere e proprie aperture, dopo la fase liberale, segnata in parte da misure protezioniste, e la parentesi fascista, decisamente autarchica, risalgono all’unificazione europea, iniziata nei tardi anni Cinquanta del secolo scorso.
Le timide liberalizzazioni e privatizzazioni degli anni Novanta, rappresentano una sorta di eccezione che conferma la regola italiana della supremazia dello stato sull’economia. Un predominio, pesante e invasivo, attuato secondo modalità differenti che hanno visto lo stato rivestire di volta in volta in panni del doganiere, del sovvenzionatore, dell’imprenditore e in ogni caso dell'ottuso controllore.
Lo stesso liberalismo italiano dovette venire a patti con una mentalità - semplificando - statalista da sempre molto diffusa al punto di abbracciare eletti ed elettori.
In Italia quei pochi intellettuali, imprenditori, economisti, che si sono schierati sinceramente, oggi come ieri, dalla parte del mercato si possono contare sulla punta della dita. Si diverta il lettore a scovarli.
Concludendo, quando Gualtieri parla di “fallimenti del mercato” rasenta la
comicità. Ma quando mai in Italia il mercato ha comandato? Ammesso e non concesso, solo dieci pallidi anni su centocinquantotto, tra gli anni Novanta e Duemila. Sai che scoperta... Anzi che "ricetta", come titola "Repubblica"...
E poi, il sistema autostradale, ora in discussione, ha sempre funzionato in regime di concessioni e sovvenzioni. Che c’entra il libero mercato? Piuttosto sarebbe il caso di tirare in ballo i “fallimenti dello stato”.
Ma Gualtieri da vecchio comunista, per giunta dalemiano, da questo orecchio non sente...
Carlo Gambescia