Dopo il congresso di Milano
Ma quale Lega Nazionale?
Il lupo leghista perde il pelo ma non il vizio
I
mass media si sono concentrati su Bossi in carrozzella che biascica di un
passato politico che non c’è
più. Ma anche su Salvini con il presepe in
mano invece dell’ampolla pagana. Un aitante "Capitano" che celebra i futuri trionfi della Lega nazionale e cristianissima (cattolica non sapremmo).
In
realtà, il presepe come l’ampolla, per non parlare delle nostalgia per il
potere perduto di un Bossi malato, per usare una metafora banale, hanno semplice valore fumogeno. Dal momento che
la sostanza della Lega non è mai cambiata.
Che
cos’era la Lega ,
prima della cosiddetta rivoluzione salviniana? Un partito razzista (contro i “Terroni”), demagogico-protestatario (meno tasse più pensioni), e law and order (lavori
forzati, pene durissime, controlli di polizia asfissianti).
E oggi con Salvini? Un partito razzista (come sopra)
demagogico-protestatario (come sopra) e law and order (come sopra).
Certo, ai "Terroni",
tuttora non ben visti al Nord, la “nuova” Lega ha aggiunto gli "Immigrati". Ma per il resto non è cambiato nulla. Il lupo
leghista, per dirla alla buona, ha perso il pelo ma non il vizio.
Pertanto Bossi, sulla sua carrozzella, poverino, può dormire sonni tranquilli… Naturalmente, può aprirsi all’interno del leghismo una gara
tra razzisti contro i meridionali e razzisti contro gli immigrati. Ma è sempre lotta tra lupi. E feroci.
In
realtà, il famoso nodo delle autonomie si risolve in una specie di processo scalare
per gradi, dal basso verso l'alto, di
un etnocentrismo che al valore uno è contro i meridionali, al
valore 2 è contro gli immigrati. E così via, perché poi toccherà a tutti gli altri...
Nelle
Lega di liberale non c’è mai stato nulla. Sempre che non ci si proponga di dilatare il
concetto di liberalismo fino a ricomprendervi il populismo, di cui il Carroccio, e
forse più di Forza Italia, resta l’anticipazione politica italiana.
Inoltre, parlare di populismo liberale è pura e semplice fantapolitica. Il populismo,
per sua natura, e non solo concettualmente, antepone la società all’individuo e lo stato alla
società. Per parlare difficile il Carroccio è concettualmente "olista".
Per
fare solo un piccolo esempio: si noti, dove amministra la Lega, lo strapotere della
cosiddetta polizia locale, impiegata addirittura nell’ambito dei controlli sui
tributi locali. Siamo davanti alla mano
artigliata di occhiuti microstati, dove il
potere politico è tutto l’individuo è nulla. Sicché Salvini sogna di estendere il
modello razzista e law and order bossiano, ammirato da tutta la Lega. a tutta l’Italia. Promettendo
come l’anziano e malato fondatore della
Lega, meno tasse più pensioni.
Con
una differenza però, e in peggio. Che l’overdose di nazionalismo, riverniciata
come sovranismo, che anima la Lega di Salvini, può portare l’intera Italia fuori dall’Europa.
Di qui il pericolo, in un mondo globalizzato ma distinto da
blocchi geopolitici, del piccolo
cabotaggio o dell’autarchia di “Terraferma” che rimanda - leghismo "lumbard" o meno - al triste epilogo della
Serenissima. Fossilizzatasi, dopo la
scoperta del Nuovo Mondo, per ragioni
dimensionali (in tutti i sensi, militari, politici, sociali ed economici), sulle vecchie rotte, che ormai non interessavano più a nessuno. E così vivacchiò fino a Campoformio, abbracciando, in modo parassitario la decadenza italiana e ottomana. Benino magari, ma prigioniera, nel suo Golfo "allargato" all'Adriatico, di una irrimediabile
obsolescenza.
Un'ultima cosa. Certo
positivismo politologico che si definisce liberale (pure Facta e Tittoni si
definivano tali…) - pensiamo a un articolo di Corrado Ocone (*) - qualifica
addirittura come “ambizioso”
il programma di Salvini. Capito? Un programma obsolescente, da Repubblica Veneta della decadenza, addirittura al cubo.
Ocone si interroga su come
Salvini
“riuscirà a superare l’ostilità del deep
state, delle forze al comando in Europa e in definitiva dei mercati? Una strada
tutta in salita, come si vede, ma è nelle difficoltà che si tempra la statura
di un leader”.
Notare la chiusa volitiva e, prima ancora
(si legga però l’intero articolo), quel dare per scontato, che la nuova Lega rappresenti politicamente un fatto nuovo. In realtà, la
Lega di Salvini è la Lega di sempre. E ogni buon
liberale dovrebbe saperlo. Dovrebbe.
Carlo Gambescia