Il caso di Marcello Foa
Chi di complottismo ferisce di complottismo
perisce…
Incuriosisce
la vicenda della mail ricevuta dal
presidente della Rai, Marcello Foa, in cui
si chiedono soldi per un fantomatico progetto umanitario, inviata da un finto Tria, rivelatosi
- sembra - un avvocato svizzero
(*) . La storia intriga non per i suoi
possibili risvolti affaristici, bensì perché solo un
complottista, come Foa, poteva cadere in una trappola del genere.
Infatti,
pare, che il Presidente della Rai abbia risposto al finto
Tria, dichiarandosi favorevole alla proposta, salvo poi però avvisare Fabrizio Salini, Amministratore
Delegato.
Una raccomandazione: il lettore non si perda dietro
al conflitto tra i due, sul quale oggi invece puntano le gazzette. Fumo. La “ciccia”
della questione è sociologica, come ora vedremo.
Inutile qui portare altre prove circa la visione complottista di un Foa che ritiene che dietro l’attacco alle
Torri Gemelli ci fossero i satanisti. Oppure che difende i Novax e i propalatori di altre scemenze cospirative sotto la false flag - termine caro ai complottisti - di un abborracciato giornalismo partecipativo.
Qui, il punto è che un Presidente Rai, “normale”, prima di rispondere, avrebbe chiamato la segreteria di Tria. E invece come si comporta Foa? Replica subito, sperando di scoprire chissà quale
complotto ordito contro di lui.
Naturalmente, sappiamo che potrebbero essere date altre interpretazioni
dello scambio di mail con il finto Tria, meno benevole della nostra, soprattutto sotto
il profilo penale. Ipotesi che qui però
non interessano.
Il
lato importante della cosa,
sociologicamente importante, “la ciccia”,
rinvia all’approccio di Foa, degno del peggiore giornalismo ai tempi dei
social: “Io rispondo, così magari scopro
qualcosa, sul conto di Tria e dei mandanti incappucciati…”.
Purtroppo,
si tratta di una scelta - quella di intavolare lo scambio di mail - frutto di una sciagurata innocenza complottista che giunge ben oltre i confini della
credulità.
In
fondo, il complottista tipo, a prescindere
dal ruolo (da Presidente al Rai al redattore dell’ultimo giornaletto online), si “beve di tutto”. E soprattutto ritiene,
che nulla sia come appare. Il che se sostenuto da Machiavelli, che di congiure
se ne intendeva, ha un senso, se invece sostenuto da Foa un altro.
Il
complottista è tale perché non distingue tra complotto e complotti (o congiure).
Ci spieghiamo meglio: storia e
sociologia insegnano che non è
mai esistito un macro-complotto mondiale messo in piedi da un gruppo di uomini incappucciati. Possono invece darsi micro-complotti, dove in alcuni settori specifici si cerca di danneggiare
gli avversari, giocando sporco.
Ora,
il complottista, nel tentativo di provare
il “grande disegno”, scorge ovunque gli stessi
uomini incappucciati. Anche dietro Tria, sicché, Foa, tentando di smascherarlo, avrà pensato di poter provare
a tutti l’esistenza di un complotto mondiale contro di lui e le forze
sovraniste del bene, capeggiate da Salvini, Trump e Putin, i suoi beniamini.
Però come si può
capire, chi di complottismo ferisce di
complottismo perisce… Foa ha fatto la
figura dello sprovveduto e del credulone, per non
usare altri termini.
Ovviamente,
i complottisti, e probabilmente lo stesso Foa, rilanceranno, per dirla
volgarmente, buttandola in caciara e gridando al complotto nel complotto.
Il
punto però è un altro, e fondamentale: si può nominare al vertice della Rai un giornalista che crede ai voli asinini?
Carlo Gambescia