I libri della settimana: Erasmo da Rotterdam, Scritti teologici e
politici, a cura di Enrico Cerasi e Stefania Salvadori, Bompiani Il Pensiero
Occidentale, pp. CVIII-1934, Euro 40,000; Baruch Spinoza, Tutte le opere, a
cura di Andrea Sangiacomo, Bompiani il Pensiero Occidentale, pp. 2832, Euro
48,00.
http://bompiani.rcslibri.corriere.it/ |
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Nei manuali, anche quelli non scolastici, la storia della filosofia moderna
viene tuttora presentata verdianamente come la marcia trionfale di un
razionalismo benefico e salvatore. Certo, magari con alcune "piccole"
ombre, qui e là, come sfugge talvolta dalla penna di qualche storico: un Pascal
che spacca il capello in quattro per poi scommettere sull’esistenza di Dio, un
Vico con il torcicollo, un Hegel che gigioneggia con lo Spirito Assoluto del
prussianesimo, un Nietzsche che civetta seminudo con Zarathustra, e infine un
Novecento interpretato, quando i conti non tornano, come tradimento degli ex
chierici della filosofia pura. E che chierici! Si pensi solo a filosofi del
calibro di Heidegger, persosi, sempre secondo il Club Amici della Ragione, per
sentieri non solo interrotti ma con "affaccio" sul dirupo hitleriano.
Di qui, la necessità di rileggere e attingere direttamente dalle fonti del
razionalismo moderno, per scoprire percorsi non sempre così lineari, neppure
nei "Padri Fondatori". Una buona occasione è rappresentata dalla
bellissima collezione “Il Pensiero Occidentale", ( http://www.libreriauniversitaria.it/libri-collana_il+pensiero+occidentale-editore_bompiani.htm
), diretta da Giovanni Reale, pubblicata da Bompiani, con il concorso della
Fondazione “Arnone Bellavite Pellegrini”. Una magnifica collana che da anni
mette a disposizione del lettore, ovviamente curioso e intelligente, curatissime
edizioni dei classici del pensiero filosofico, con testo a fronte, note,
introduzioni. Insomma, tutto quel che occorre a chi desideri lasciarsi alle
spalle la piatta manualistica celebrativa e la divulgazione un tanto al chilo
per attingere, e direttamente, dalle sempre fresche acque sorgive del sapere
filosofico.
Ora, abbiamo qui sulla nostra scrivania, due “must” del pensiero moderno:
Erasmo da Rotterdam, Scritti e teologici e Politici e Baruch Spinoza, Tutte le
opere. Perché è importante cogliere l’ occasione per leggerli o rileggerli?
Innanzitutto, il primo aspetto che sorprende è la sterminata erudizione, in
primis filologica, che farebbe impallidire tanti nostri filosofi contemporanei
da talk show. Un sapere però non gratuito. Ma frutto di un vero corpo a corpo
con la grande tradizione teologica e religiosa: il cristianesimo per Erasmo,
l’ebraismo per Spinoza. Insomma, benché distanti per nascita quasi due secoli -
con in mezzo tra l’altro Cartesio - Erasmo e Spinoza intendono la filosofia come
lavoro razionale e faticoso sul significato e sull’uso di una terminologia che
prima che filosofica è teologica. Dio c’è ancora, e vive e lotta in mezzo ai
filosofi: non è morto, e non sta neppure poco bene. Quindi il razionalismo ( o
pre-razionalismo nel caso di Erasmo) passa attraverso il filtro di una
questione religiosa ancora lontana dall'essere espulsa dal dibattito filosofico
e pubblico. Diciamo che Erasmo è sicuramente più vicino a Dio di Spinoza. Il
quale invece lo scorge un po’ ovunque, rischiando però di diluirlo nel mondo
fino a farlo sparire del tutto. Perciò, chi desideri approfondire questo
aspetto, non può non cominciare, per Erasmo, dall’ Elogio dell’insensatezza
(pp. 3-205), e per Spinoza, dal Trattato Teologico-Politico (pp. 629-1139).
In secondo luogo, quel che stupisce è la visione della società. E qui non c’è
razionalismo che tenga. Perché Erasmo e Spinoza non scorgono nel sociale un
prodotto autonomo di una ragione esterna all’uomo, ma un fatto di necessità.
Certo, per Erasmo la necessità rinvia a Dio e, di riflesso, al buon principe
cristiano che deve attuarne i decreti. Mentre per Spinoza il legame sociale è
dettato dalla forza di auto-riproduzione della società stessa. In questo senso,
Spinoza è più moderno di Erasmo ( e non è detto che sia un complimento...), dal
momento che la sua visione culminerà, una volta caduto il Dio panteista, nella
società acefala in seguito enfatizzata da tanta sociofilosofia moderna di
impianto spinoziano (qualsiasi riferimento a Toni Negri è puramente voluto...).
Chi, qui, voglia approfondire il punto, può partire, per Erasmo da La
formazione del principe cristiano (pp. 1203-1451), per Spinoza, dalla Etica
Dimostrata secondo l’ordine geometrico (pp. 1141-1623).
Una terza e ultima questione è quella del politico e della sua autonomia.
Diciamo che Erasmo e Spinoza ne trattano abbassandolo a fenomeno
utilitaristico. Non però nel senso di Machiavelli o più tardi di Croce. Secondo
Erasmo, la guerra è inutile perché insensata e produttrice di rovine umane e materiali.
E di conseguenza, l’uomo deve comprendere che è suo interesse, o utile,
evitarla. Anche per Spinoza, la guerra, pur essendo una realtà innegabile, può
essere, anzi deve essere addomesticata, puntando sul contratto e sulla
tolleranza. Qualità crediamo più dell’uomo, ossia del "singolo", che
dell' "intero" sistema sociale. Di qui, la contraddizione, da alcuni
rilevata nel pensiero spinoziano, tra necessità sociale e libertà individuale.
Chi voglia approfondire questo aspetto, per Erasmo, può leggere subito Il
Lamento della Pace e Utilissimo parere sull’opportunità di muovere guerra ai
Turchi (rispettivamente, pp. 1453- 1547, pp. 1549-1657). Per Spinoza, il
Trattato politico (pp.1625-1791).
Perciò, come si diceva all’inizio, la marcia verdiana del razionalismo moderno,
non è poi così lineare. E si muove, tra Quattrocento e Seicento, lungo i
sentieri accidentati di un serrato confronto con le grandi questioni teologiche
e religiose ereditate dai secoli medievali. Anzi, si può dire che filosofia e
religione in quei secoli sono ancora molto collegate: non si può pensare l’una
senza pensare l’altra, anche in opposizione, certo. Sotto questo aspetto resta
tuttora interessante la proposta interpretativa di Augusto Del Noce, il quale
ha sempre invitato a rileggere il pensiero moderno in modo non monolitico. A
suo avviso, nella modernità possono ravvisarsi due linee di sviluppo, esito di
due differenti interpretazioni del rapporto uomo-Dio, già presenti nel pensiero
cartesiano. La prima linea, segnata dalla consapevolezza, nel Cartesio
cristiano, dell’esistenza di un legame di dipendenza del sapere umano da quello
divino, quale coscienza dei limiti della ragione umana. Linea che attraverso
Pascal, Malebranche, Vico, va dal Cartesio cristiano a Rosmini, per proseguire
nel nostro secolo in Maritain e Gilson. La seconda linea, che parte dal
Cartesio incensato dall’immanentismo moderno, è invece contraddistinta da un
Dio ridotto a puro notaio delle conquiste della ragione umana. Siamo così
davanti alla marcia trionfale, almeno secondo i suoi interpreti, di un pensiero
razionalista, fondato sulla rigida separazione tra ragione e fede. Linea, che
secondo Del Noce, va dal Cartesio filosofo dell’ io pensante a figure come per
l’appunto Spinoza, Hume, Kant, Hegel, fino a Croce e Gentile: tutti pensatori
rivolti a oltrepassare la religione nella filosofia.
Ed Erasmo? Diciamo che - semplificando - appartiene alla prima linea di
sviluppo. Erasmo prepara in qualche modo il terreno da cui germoglierà il
Cartesio cristiano. Mentre Spinoza rientra nella linea immanentista. Anche se
il suo distacco dal momento religioso e teologico, come abbiamo visto, è
abbastanza lento e faticoso. Una ragione in più per leggerlo. Magari alternando
Spinoza con qualche pagina di Erasmo. Per poi tornare al delnociano Cartesio
con gli occhi rivolti verso la
Luce , come il San Matteo chiamato da Cristo del Caravaggio.
Carlo Gambescia
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