Montesquieu e il finanziamento dei partiti politici
La questione del finanziamento dei partiti è controversa. Una cosa però
è certa: il cittadino comune, un povero tartassato, se interpellato,
risponderebbe di nuovo no.Diciamo che in materia possono essere individuate tre
posizioni.
La prima, i partiti vanno finanziati con risorse pubbliche, perché assolvono
una funzione politica di rappresentanza generale.
La seconda, i partiti vanno finanziati dagli aderenti (iscritti, simpatizzanti,
elettori, grandi e piccoli), perché, pur assolvendo una funzione pubblica,
riflettono ideologie e programmi "sezionali" . Detto altrimenti: di
parte.
La terza, i partiti possono ricevere liberamente finanziamenti da tutti:
individui, imprese, società, e così via.
Ovviamente, in tutti e tre casi, ci si appella al criterio della massima
trasparenza: i partiti, si legge, devono trasformarsi in “case di vetro”.
Quindi, in sintesi, personalità giuridica ben definita, bilanci veri e alla
luce del sole, controlli legali a più livelli, eccetera.
In realtà, non esiste una formula magica. La corruzione è diffusa ovunque, a
prescindere dal finanziamento o meno dei partiti. Non finanziando pubblicamente
i partiti, lo Stato sicuramente risparmierebbe, ma non finanziandoli rischia di
aprire le porte al potere, certo non disinteressato, delle più diverse lobbies.
Il che per alcuni osservatori sarebbe un male, per altri un bene.
Su quest'ultimo punto sospendiamo il giudizio, anche perché crediamo che il
problema sia un altro. Bisogna però prenderla da lontano. Secondo Montesquieu,
autore de Lo Spirito delle Leggi , anno di grazia 1748, ogni forma di governo
ha una natura e un principio. Soffermiamoci su quest’ultimo. Il principio della
monarchia è l’onore, o meglio il punto d’onore, come aspirazione a cariche e
onori (al plurale), e di riflesso, quale fattore di competizione al rialzo tra
gli stessi "apiranti". Nel dispotismo, il principio è la paura. O
meglio un clima generale in cui la paura di finire in prigione o uccisi sfocia
nella ricerca collettiva ( dal consigliere del despota al suddito) di una
servile tranquillità… Infine, nelle repubbliche, soprattutto se democratiche -
e veniamo al punto - il principio è la virtù. Nel senso che i governanti fanno
dono di se stessi all’ interesse pubblico, rinunciando a ogni forma di egoismo,
avidità e indisciplina. Come scrive Montesquieu, se il principio funziona male,
e non solo nelle repubbliche, «lo Stato è già perduto».
Ecco, invece di parlare tanto, troppo, di finanziamenti pubblici o privati ai
partiti, andrebbe prima recuperato il principio… O no?
Carlo Gambescia
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