Il libro della
settimana: Georg Simmel, El pobre, Introducción de
Jerónimo Molina Cano, Sequitur, Madrid 2011, pp. 94.
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Questa settimana mettiamo alla prova la
pazienza dei lettori. Perché recensire e proporre Georg Simmel in lingua
spagnola , dal momento che esistono ottime traduzioni italiane de Il povero (El pobre)? Ad esempio nella
simmeliana Sociologia (
Edizioni di Comunità, Milano 1998, pp. 393-426). La ragione è presto detta.
Perché merita di essere letta l’ Introducción
di Jerónimo Molina, professore di Politica sociale presso l’Università della
Murcia, notissimo studioso dell’ opera di Julien Freund, nonché erede, forse
tra i più vivaci, di una tradizione scientifica tipicamente spagnola, ma con
ascendenze germaniche legate al "socialismo della cattedra". Quale?
Quella del Derecho político,
disciplina oggi ricondotta nell'alveo della sociologia della politica sociale,
quale premessa disciplinare a una gestione razionale dei diritti e dei servizi
sociali. Chi ne voglia saperne di più, può compulsare, come si diceva un tempo,
La política sociale en la historia
(Ediciones Isabor, Murcia 2004), volume scritto sempre da Molina, un piccolo e
prezioso gioiello di sapere e intelligenza sociali.
Ma per quale ragione è importante la Introducción ?
Perché approfondisce la geniale distinzione operata da Simmel tra il povero in
quanto tale, come entità soggettiva, e il povero, come categoria oggettiva,
pubblicamente riconosciuta e assistita per le motivazioni più varie (
religiose, etiche, politiche, economiche). Ciò significa che el pobre, rischia, a un tempo, di
essere fuori e dentro la società: fuori, come singolo individuo, dentro come
attore collettivo, oggetto di misure politico-sociali.
Simmel - si fa per dire - si limitava alla
dialettica sociologica fuori-dentro, Molina invece, seguendo le orme di Julien
Freund, la prolunga in quella politologica dell’esclusione-inclusione a
comando, ossia dal punto di vista dell'attribuzione dei diritti sociali.
Attribuzione non sempre facile e lineare... Perché nella società di welfare, se
per un verso c'è accordo quantitativo sulla delimitazione della povertà (in
base al reddito), per l'altro non esiste una condivisione sulle sue cause
qualitative (legate all'individuazione della natura della povertà)… Di qui,
crediamo - andando oltre Molina - la necessità di recuperare un “diritto
politico” capace di tagliare il nodo gordiano qualità-quantità.
Ma come riuscire a reciderlo in una società,
come la nostra, dove si tende a considerare il povero o una vittima del
capitalismo ( a sinistra) o un inetto, o peggio ancora un pigro (a destra)?
Ecco il vero problema: sfiorato da Simmel, accostato da Freund e, per
l'appunto, ben articolato da Molina.
Carlo Gambescia
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