martedì 29 ottobre 2024

Caro marziano... Caro terrestre...

 


In questo preciso momento, uno “straniero”, un abitante di Marte che idea si farebbe della Terra? Si pensi a un colpo d’occhio telescopico capace di cogliere l’essenziale. Da Marte. E ora,  non in un lontano futuro come propone Pif nel suo fortunato programma.

Parliamo di una lettura morale non ecologica.

Il marziano  vedrà  un mondo in pace. Nel quale si commercia, si scambia, si comunica. Se, per ipotesi, si fosse “affacciato” nel 1917 o nel 1943 avrebbe trovato una situazione molto diversa. Quella sì, di guerra. Un enorme vulcano in eruzione.

Certo, qui e là il marziano  può scorgere  delle tracce di fumo, piccoli vulcani. Però nel suo insieme   - così osserverà -  sembra   regnare la pace.

Quadro forse idillico, tipico dello straniero, di chiunque veda le cose da lontano. Però, in effetti, la Terra non è quella del 1939, del 1914.

Di qui uno squilibrio conoscitivo. Perché se la visione del marziano è rosa, quella del terrestre è nera. Per scoprilo basta fare un giro su internet o sfogliare i giornali: “Siamo in guerra”, si sente ripetere ogni giorno.

Probabilmente il vero male della Terra, se così si può chiamare, è il pessimismo non giustificato. Perché immaginare sempre e solo disastri?

L’immaginazione del disastro ha una sua validità, ma deve partire da dati obiettivi, che non possono rimandare, come visione delle cose, a un uomo ripiegato su se stesso, che ha occhi solo per Terra. Ci si deve anche “marzianizzare”. O meglio ricorrere alla logica del marziano che ci osserva da lontano. E che al momento non vede sconvolgimenti generali.

Fantasie, le nostre? In realtà, vedere le cose troppo da vicino non aiuta mai, perché si perdono di vista le linee generali (mondo in pace, mondo in guerra, come detto). Però non bisogna neppure ignorare il fumo dei vulcani, anche se piccoli.

Emergono così due posizioni differenti: quella del marziano che vede un mondo in pace, e del terrestre che invece vede solo guerre.

Qui, tuttavia, entra in gioco l’uomo di oggi. Che sembra aver perso il gusto della libertà. Una involuzione che da Marte non si può scorgere.

Cosa significa amore per la libertà? Vuol dire apprezzare la pace. Sotto questo aspetto l’ascesa dei nazional-populismi ( o sovranismi), altra cosa che non si scorge chiaramente da Marte, è un grave segnale. Di cosa? Della crescente diffusione dell’odio reciproco tra terrestri. Cosa che non può alimentare un ottimismo di tipo marziano.

Prevarrà, tra gli esseri umani il pessimismo terrestre o l’ottimismo marziano? Difficile rispondere. Però la metapolitica, soprattutto come capacità di prendere le distanze dal frammento storico, per privilegiare le regolarità di comportamento, può essere il nostro telescopio per “osservarci” da Marte, pur restando sulla Terra (*).

Ovviamente una cosa è studiare, un’altra decidere. Sono responsabilità differenti. Tra l’osservazione da Marte dello studioso e la decisione che un uomo politico deve prendere sulla Terra, esiste una notevole differenza. Una cosa è decidere se attaccare o meno un nemico, un’altra consigliare il politico di decidere se fare la guerra o la pace. Sono responsabilità profondamente differenti: lo studioso parla, e per giunta in chiave previsionale, a un singolo uomo di stato; il politico, cioè l’uomo di stato, decide della vita e morte di milioni di uomini.

Dov’è la verità? Difficile dire. Crediamo però che un buon osservatore debba essere marziano e terrestre al tempo stesso. Si deve scrivere sia al marziano che al terrestre: Caro Marziano... Caro terrestre…

Carlo Gambescia

(*) Sul punto, senza alcuna pretesa di fornire miracolose “soluzioni definitive”, rinviamo al nostro Trattato di metapolitica, Edizioni Il Foglio, 2023, 2 volumi.

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