Il calo a tre cifre dei positivi
Una notizia passata inosservata. Perché?
La
vera notizia di oggi, che poi è di ieri, è che per la prima volta dall’inizio
della pandemia psichica (“psichica”, attenzione) il numero dei positivi è passato a
tre cifre (675), nonostante, tra l’altro
siano aumentati i tamponi…
Invitiamo a scorrere le prime pagine dei
principali giornali: la notizia non c’è (https://giornali.it/quotidiani-nazionali/prime-pagine/).
Ci
si occupa della “ricostruzione”, delle liti sul Mes, delle inchieste (a orologeria)
sulle case di riposo, della recessione prossima annunciata, ma non di un dato
che potrebbe, sottolineiamo “potrebbe”, indicare che l’epidemia, (non psichica, ma "effettiva"),
come qualsiasi altra influenza stagionale stia rientrando nei ranghi della normalità.
Perché
questo silenzio?
In
primo luogo, perché hanno taciuto i
professoroni della virologia, probabilmente in imbarazzo, ai quali l’epidemia, anzi la pandemia psichica ha concesso il famoso
mezzo minuto di gloria, nonché, a breve, cosa più corposa, finanziamenti a pioggia per costruire “intensive”,
che come l’ospedale da campo della Fiera di Milano, non userà nessuno.
In
secondo luogo, ogni emergenza mette in moto un interventismo governativo, che come insegna la sociologia, una volta
attivato non può non assumere una tremenda forza
inerziale (del tipo, per semplificare, "la funzione che crea l'organo"). E così è stato con la pandemia psichica. Di conseguenza, le buone notizie, sul possibile ritorno alla
normalità, sono quantomeno mal metabolizzate.
In
terzo luogo, intorno alla pandemia psichica (ripetiamo, non epidemia reale, "effettiva") si è creata un' economia del Coronavirus: le ingenti risorse promesse dal Governo, preludono a giganteschi patti redistributivi, quindi
imprenditori, sindacati, forze di governo e di opposizione stanno affilando le lame, sicché anche in questi ambienti le buone
notizie non sono gradite.
In
quarto luogo, si è rinforzato un immaginario catastrofista, questa volta da
Coronavirus, sul quale vivono mass
media, editori e scrittori, attori, cantanti, gruppi anticapitalisti, il circo equestre ambientalista, manipoli di utopisti e nostalgici. Tutti soggetti
più o meno pubblici che si augurano di passeggiare, o addirittura danzare, come sosteneva Mises, tra le rovine dell’Occidente. Vivono di capitalismo
ma lo odiano. Sicché ogni buona notizia
rischia di allontanare il
masochistico ballo finale in maschera tra la macerie.
Esageriamo?
No. Un’indagine storica, anche
superficiale, non può che attestare l’alto grado di autolesionismo che
contraddistingue la società occidentale. Un masochismo, in qualche misura storicamente unico, proprio come la moderna società liberale, che invece rappresenta, per ora, il punto più alto dell’evoluzione umana. Una società che però sembra coltivare al suo interno un
odio inestinguibile verso se stessa.
Sembra
soffrire di una grave forma schizofrenia... Spiegare perché porterebbe lontano. Per ora
crediamo sia sufficiente afferrare i motivi per cui un buona notizia, tutto sommato, come quella del calo dei positivi, sia passata, per così dire,
inosservata.
Carlo Gambescia