Coronavirus e Fase 2
Come prendere una cantonata e
perseverare nell’errore
A
coloro che ritengono che
l’epidemia di Covid-19 sia una pandemia che rischia di sterminare la
razza umana, consigliamo di non leggere
il nostro editoriale. Perché chi
scrive parte dal presupposto contrario.
Quale? Che il Covid-19 sia poco più forte di
un’influenza stagionale, magari particolarmente pericolosa per gli anziani. E
che, di conseguenza, le classi politiche, in
primis, quelle italiane, che hanno copiato il modello cinese, abbiano preso
una cantonata. E che ora, per non perdere la faccia e soprattutto il potere,
persistano nell’errore, o comunque pur di uscire dall’impasse - economica in particolare - in cui si sono cacciate, cerchino di allungare i tempi di ritorno alla normalità,
per evitare di perdere voti. Insomma, la famosa Fase 2, di cui si parla in questi
giorni
In
realtà, e qui veniamo al cuore della nostra tesi, fin dal primo momento, la
principale preoccupazione, della maggioranza come dell’opposizione, ha
riguardato ragioni organizzative non
umanitarie (al di là delle chiacchiere). Quale in particolare? La grande questione (in burocratese) del "sovraccarico di malati". Insomma, la capienza delle strutture. Il cui cedimento, ecco il punto politicamente dolente, avrebbe potuto minare le radici del consenso.
Semplificando al massimo: il lockdown, il confinamento per dire le cose come sono, come strumento da "rivisitare" politicamente in termini di propaganda elettorale. Per la maggioranza come per le opposizione, da sempre, prontissime ad alimentare l’immaginario
italiano dei dieci medici per cittadino, il confinamento viene rappresentata come un misura di Welfare per l'Italia ASL 1. Detto altrimenti: a nutrire e giusitificare l’irrealizzabile
buffonata - Unione Sovietica docet - del
socialismo sanitario. Che però, dove non si è conosciuto il socialismo reale, funziona ancora come macchina "acchiappavoti" .
E
qui va fatta un’altra osservazione. Uno stato autoritario, dove non si vota o
dove le elezioni sono truccate, non ha bisogno di queste strategie, mentre una
democrazia sì. L’Italia, dove appunto si
vota regolarmente e liberamente, ha
invece copiato il modello cinese, senza
però avere gli stessi anticorpi
autoritari ( e per fortuna...), sicché si è inevitabilmente amplificata, per ragioni di consenso, per così dire, democratico,
la gravità della crisi: maggioranza e
opposizione, pur non di perdere voti e
consensi, si sono gettate nella mischia, facendo a gara, alzando ovviamente la posta in gioco. Insomma,
spalleggiandosi a vicenda. Infatti, il lockdown non è mai stato contestato da
nessuna forza politica capace di contare qualcosa.
Probabilmente
sui tempi di riapertura, la Fase 2, nasceranno grandi discussioni politiche. Ma solo sui problemi organizzativi. E come? Usando
l’arma, come sempre, del "sovraccarico di
malati", per tenere buono l’elettorato, minacciando l’impossibilità di potere
curare tutti e bene. L’argomento del
welfare antiepidemico - e in prospettiva del “socialismo sanitario” - è usato sia
dalla sinistra che dalla destra. Semplificando il messaggio: “Fate i bravi, anche nella Fase 2, perché una volta
superata la crisi, ogni italiano
avrà a disposizione la sua ‘intensiva” portatile”.
Capito? Si
discute di posti letto in pneumologia, settore per giunta di nicchia, e di come prevedere, secondo la science fiction ecologista, con il cronometro in mano, epidemie immaginarie, promettendo l’impossibile, da parte di un
stato che deve invece ringraziare solo la
natura, tutto sommato, benigna dell’epidemia, come del resto attestano le cifre. Insomma, un’epidemia, politicamente
sopravvalutata solo per ragioni di conservazione del potere in uno stato
democratico che ha però adottato il modello di intervento autoritario.
Un
mix di cause politiche e sociali che ha determinato la cantonata di cui sopra. Alla quale ora la classe politica tenta di porre rimedio. Probabilmente, non verrà fatto
alcun vero passo indietro: la Fase 2 consisterà nell’ escalation di principi discriminatori in base
all’età, alla compressione dei liberi valori consumisti, all' accettazione o meno da
parte delle imprese dei grossolani principi welfaristi, populisti e sovranisti. Il tutto deciso da una task force nelle mani di superburocrati di stato, come tutti gli esecutori, ligi agli ordini dall'alto. Gli stessi, che a fine giornata, tornano in famiglia per rilassarsi giocando con i figli e con il cane.
Insomma, si
continuerà a perseverare nell'errore. Ovviamente fin quando gli italiani non
decideranno di rialzare la testa. Il che, in un’Italia dove le simpatie
collettive per le maniere forti non mancano, non è
cosa scontata.
Carlo Gambescia