I pericoli del politicamente corretto
iperbolico
Darsi una calmata, no?
Le
società si reggono sugli stereotipi, sulle semplificazioni. Le cose fatte,
dette, eccetera, non possono essere troppo complicate. La gente comune, presa
dalle faccende quotidiane, non ha tempo per riflettere. Preferisce sempre aderire alle
linee guida, verbali e comportamentali, di ciò che è giusto o ingiusto dire di
un certo fenomeno.
Perciò
il politicamente corretto, è sempre esistito.
Nell' Atene di Temistocle e Pericle non si poteva parlare bene di Sparta, e chi si
spendeva per i Lacedemoni era giudicato un oligarca nemico del popolo e viceversa. Quanto a Roma, fino al II secolo d. C, non si poteva parlare male del Senato e delle istituzioni repubblicane,
sebbene da tempo largamente rivedute e
corrette da Augusto e successori. E così via fino ai nostri giorni, sul filo di
un’ipocrisia che se somministrata in dosi fisiologiche permette alle società di funzionare.
Dove
vogliamo andare a parare? Presto detto. Alle critiche rivolte alle Sardine per l’incontro con Luciano Benetton
e Oliviero Toscani.
Qual
è il punto? Che in un mondo in cui non si può non vivere di semplificazioni, anche stupide, dove oggi - il lettore prenda fiato - per
il conformismo di destra, la famiglia Benetton è “un potere forte” nemico del popolo, mentre per la sinistra un’impresa
illuminata, chi sa, insomma chi scrive, studia, fa politica, informa, dovrebbe evitare di
cadere nella trappola delle semplificazioni eccessive: iperboliche, come
vedremo.
I
Benetton, probabilmente, non sono l’uno né l’altro, né santi né diavoli,
sono imprenditori che cercano di fare i propri interessi, come è giusto che sia, talvolta facendo bene, talaltra facendo male. Però, ecco il punto sono schierati a sinistra.
Cosa che la destra, in particolare quella populista che ha fatto
delle semplificazioni politiche patologiche un cavallo di battaglia, non può
perdonare.
Di
conseguenza le eventuali “colpe” ancora tutte da accertare (e giudicare) dei
Benetton nella vicenda del crollo del ponte di Genova, sono state subito strumentalizzate dalla destra. Sicché anche le
Sardine non potevano non finire
nel calderone del politicamente corretto della destra come amici
dei nemici del popolo.
Le
Sardine dovevano andare? Non dovevano andare? Il punto non è questo. E neppure
quello di definire il politicamente corretto di destra come una reazione a
quello di sinistra e viceversa. La storiella giornalistica del chi abbia cominciato per primo è roba da asilo cognitivo. Lasciamola ai talk televisivi.
Allora qual è il punto? Che, ripetiamo,
chi scrive, informa, fa politica, chi insomma sa come funzionano le società, dovrebbe evitare le strumentalizzazioni, o
comunque darsi un limite.
Ad
esempio Giorgia Meloni, fotografata sul palco di una festa ufficiale di partito con “ un fascista del Terzo Millennio” come Steve Bannon (secondo il politicamente corretto di
sinistra) non dovrebbe poi rimproverare le Sardine per la foto con Luciano Benetton, “uno sfruttatore del Terzo Millennio”
(secondo il politicamente corretto di destra). Eppure lo fa. Parla senza pensare. Discorso che ovviamente vale anche per Salvini.
Probabilmente, né Bannon né Benetton rispondono, nei comportamenti reali, alle definizioni iperboliche usate dal politicamente corretto di destra e di sinistra.
L’iperbole è una figura retorica che consiste nell’esagerazione esemplificativa della realtà, per eccesso o per difetto. Ora, se come abbiamo detto, le società già di regola si reggono sulle semplificazioni, insomma su una qualche forma di politicamente corretto, diciamo fisiologico, il puntare decisamente sull’iperbole, sulla semplificazione della semplificazione, peggiora le cose.
Giornalisti, professori, politici, conoscono benissimo questo pericolo. Eppure, incuranti (magari non tutti), invece di riflettere sui pericoli del politicamente corretto iperbolico, diciamo patologico, continuano a dare in pasto alla gente un cibo ideologico guasto che rovina i cervelli e distrugge la convivenza civile.
Darsi una calmata, no?
Carlo Gambescia