Coronavirus, un caso di procurato allarme
Chi pagherà?
La
storia, come fenomeno macro, si compone di tante micro-storie. Anche personali. Ad esempio, mia figlia che
vive e lavora al Nord da quasi dieci anni, ha dovuto rinunciare a un viaggio a
Roma, per evitare, pur non avendo alcun
sintomo, né provenendo da “zona rossa”,
testuale “di non poter più tornare indietro o di
ritrovarsi bloccata, per ragioni di sicurezza su qualche treno, lungo la rete ferroviaria”…
Come mia figlia, chissà quante altre persone avranno disdetto… E con che danni per l’economia.
Come mia figlia, chissà quante altre persone avranno disdetto… E con che danni per l’economia.
Si
dirà che è l’ individuo che decide. Perfetto.
Mia figlia poteva venire comunque a Roma, nessuno le aveva
vietato di viaggiare… Eppure ha preferito, perché, sempre testuale: “Cari mamma e
papà, noto segni di squilibrio”.
Mia figlia è psicologa. Ma diciamo pure “gabbia di matti”. E i matti sono imprevedibili. Di qui, quell'alea crescente, che sul piano decisionale implica scelte individuali di tipo difensivo, comparando, come nel caso di mia figlia, i costi da affrontare, attenzione, non nei riguardi dell'epidemia in sé, ma degli effetti di ricaduta di sempre possibili strampalate misure politiche prese da autorità che mostrano "segni di squilibrio".
Mia figlia è psicologa. Ma diciamo pure “gabbia di matti”. E i matti sono imprevedibili. Di qui, quell'alea crescente, che sul piano decisionale implica scelte individuali di tipo difensivo, comparando, come nel caso di mia figlia, i costi da affrontare, attenzione, non nei riguardi dell'epidemia in sé, ma degli effetti di ricaduta di sempre possibili strampalate misure politiche prese da autorità che mostrano "segni di squilibrio".
In che senso squilibrio? Sociologicamente parlando, di polarizzazione dei comportamenti politici. Fino a ieri l'Italia sembrava in ginocchio. Oggi invece, del resto giustamente, sta entrando nella fase: “Contrordine compagni sul Coronavirus abbiamo esagerato”.
E qui viene il bello. Chi ha esagerato? Sul punto prepariamoci da subito allo scaricabarile tra Governo, Ministeri ,Regioni. E come al solito non se ne verrà a capo.
Una
cosa però è certa. L’articolo 658 del
Codice Penale contempla il reato di “procurato allarme”, con esso si intende il
compimento di atti che fanno scattare le procedure di emergenza senza che vi
sia la presenza di un reale pericolo. Così recita la legge:
«Chiunque,
annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso
l'Autorità, o presso enti e persone che esercitano un pubblico servizio, è
punito con l' arresto fino a sei
mesi o con l’ammenda da euro 10 a euro 516».
Ed
è ciò che è accaduto nei giorni scorsi in
Italia. Chi pagherà? Riteniamo che il Presidente del Consiglio, pur essendo
Pubblica Autorità, il che a nostro
avviso risulta un' aggravante, sia colpevole di procurato allarme. E che
quindi debba essere perseguito. Una sua condanna avrebbe perciò un grande valore simbolico.
Ovviamente,
non è detto che sarà Conte a pagare. L’Italia è una
gabbia di matti e di voltagabbana. Questa
mattina, come detto, i giornali, hanno iniziato a smorzare i toni, sperando
così di salvare la faccia davanti ai lettori, magari attaccando pure i
politici. Che ovviamente se lo meritano. Ma che a loro volta se la prenderanno con i mass
media, vecchi e nuovi. Poi arriveranno i comici, i talk show, le piazze pulite, i complottisti, le confessioni, le scuse, i casi umani. E così via, tutti insieme appassionatamente, populisteggiando e bombardando di fregnacce (pardon) il rintronato medio italiano...
Naturalmente
chi ci legge, sa benissimo che fin dall’inizio, “noi” abbiamo consigliato un atteggiamento di
grande prudenza. I dati italiani
sull’epidemia, che ora le facce di bronzo della politica e del giornalismo, iniziano a mettere in
discussione, facendo finta di nulla, anzi fischiettando come Pippo per la città,
erano semplicemente ridicoli. Altro che pandemia… Era pura questione di
buonsenso. E invece dagli all'untore... Ma questa è un’altra storia.
Carlo Gambescia