giovedì 9 gennaio 2020

 Sul nuovo governo socialista in Spagna
Sánchez contro Sánchez





A chi conosca  la lingua  spagnola   consigliamo la lettura di un ottimo articolo  dell’ amico Jorge Sánchez de Castro (nella foto a destra), liberale archico come chi scrive, penna agile e mente  ancora più svelta (*).
Nel pezzo si sostiene che  il  nuovo governo  di Pedro Sánchez Pérez-Castejón,  il socialista (nella foto sotto),  una specie di redivivo fronte popolare, ma con due soli voti di vantaggio, sarebbe illegittimo. E per quale motivo?  Perché  fondato sulla promessa, documentata e chiaramente tradita,  di cedere alle pretese degli indipendentisti catalani, che invece prontamente blanditi, sempre dal socialista Sánchez,  hanno detto sì.

Di qui, secondo Jorge Sánchez, il liberale (semplifichiamo), l’illegittimità  del governo da poche ore in carica, perché bugiardo come Pinocchio.
Sotto questo aspetto Jorge Sánchez prendendo spunto dallo storico referendum consultivo -  che per inciso  la Costituzione spagnola oggi consentirebbe - promosso da Charles de Gaulle nel 1969 sulla riforma del Senato e sul decentramento, ne propone uno anche per la Spagna.  Dal momento che il novantacinque per cento degli spagnoli - così si sostiene -   se consultato  direbbe no a un Governo Pinocchio. 
Ora, il problema autentico  è rappresentato dal ruolo che si vuole attribuire alla democrazia rappresentativa.  Sotto questo profilo, la richiesta di referendum formulata da  Jorge Sánchez, il liberale,  va  in direzione contraria:  vola verso la democrazia diretta. Certo  è vero che  nelle costituzioni liberal-democratiche, il referendum, consultivo o meno,  può integrare, eventualmente bilanciare, la democrazia parlamentare. Però quest’ultima,  prevede, proprio  perché esclude il giacobino  mandato imperativo, che i parlamentari possano cambiare idea, in qualche misura “mentire” agli elettori. 
Diciamo che Jorge Sánchez, il liberale, pone una questione politica, di democrazia sostanziale: la menzogna è costituzionale o no?  Dipende. E da che cosa?  Dal suo scopo. In questo caso sono in gioco, dal un lato la governabilità formale (far comunque nascere un governo) dall’altro l’unità sostanziale della Spagna (difesa dalla Costituzione).  Pedro Sánchéz, il socialista, facendo marcia indietro,  ritiene che sia più importante la governabilità, Jorge Sánchez, il liberale, punta sull’unità.  Insomma, Sánchez  (il liberale) contro Sánchez (il socialista). 

In effetti, governare una nazione che rischia di andare in pezzi, per giunta con due voti di scarto, e mentire per questo, è politicamente sbagliato: come le bugie di Pinocchio anche quelle di Pedro Sánchez, il socialista, hanno le gambe corte.
Per contro, cercare di tenere un paese unito, come auspica Jorge Sánchez, il liberale, per governarlo meglio, può essere politicamente giusto.
Con  “politicamente”, chi scrive intende, il governare senza eccessivi contrasti.  Perché i contrasti, non in sede di discussione ovviamente,  ma di decisione, sono pericolosi. E un governo di coalizione, come quello di Pedro Sánchez, il socialista Sánchez, il primo dal ritorno della democrazia in Spagna, non sembra assolutamente in grado, di durare.  
Concludendo,  un referendum, sulle  menzogne  di Pedro Sánchez -  perché in sostanza di questo si tratta -  introdurrebbe sul piano sociologico una dimensione idealistico-emozionale che non fa bene alla democrazia parlamentare,  fondata sul confronto razionale, spesso dei soli interessi.  
In definitiva, Jorge Sánchez, il liberale archico, sociologicamente parlando, cede ai valori, trascurando gli interessi che dal punto di vista politico, per l'appunto archico, non vanno mai trascurati.
Charles de Gaulle perse quel referendum e poi si dimise, uscendo definitivamente dalla scena politica. I popoli sono imprevedibili. Meglio la liberale democrazia parlamentare. Pedro Sánchez, il socialista, cadrà da solo.

Carlo Gambescia