Elezioni regionali 2020
Muro rosso? No, muro welfarista
La sinistra esulta, Salvini ha perso. Il “muro rosso” come ha scritto “ Il Tempo” di Roma, ha retto.
In realtà, il vero "muro" italiano che ha vinto
è quello rappresentato da un blocco sociale, assistenzialista e parassitario che attraversa
il Paese da Nord a Sud, diviso, e grettamente, sulla
decisione di estendere o meno il welfare agli immigrati.
La vera lotta è sulla spartizione del bottino welfarista.
Certo,
esistono anche ragioni ideali, l’Europa, l’antisemitismo, l’antifascismo, ma in
realtà sulla “ciccia” assistenzialista destra e sinistra non
divergono mai.
Esageriamo?.
Come ha vinto la destra in Calabria? Con
un programma tipicamente welfarista: “Vi
aiuteremo, vi staremo vicini, eccetera, eccetera”. Il che significa finanziamenti pubblici a
gogò. Come ha vinto la sinistra in Emilia Romagna? Sardine o meno, ha battuto la destra, rivendicando i meriti
di quel regime welfarista che è
al potere da sempre nella “Regione rossa”, addirittura in tanti comuni fin dai tempi di Giolitti.
Certo,
Salvini, ora dovrà darsi una regolata
sulla richiesta di elezioni; i Cinque stelle dovranno prendere definitivamente atto che
l’elettorato assistenzialista, alla
sbiadita copia preferisce l’originale, ossia il Partito
democratico.
Certo, tutto questo può essere interessante per la salute del governo, della legislatura,
insomma per la tattica politica di corto respiro che oggi, tra l’altro riempie
le pagine dei giornali. Ma i calcoli con il bilancino elettorale, sganciato dai veri contenuti, non possono assolutamente incidere sulle
strategie di lungo respiro. Dal momento che il dato elettorale, deve essere letto nei termini di una nuova vittoria al Nord
come al Sud di un blocco sociale parassitario che vede schierati statali e parapubblici, pensionati e aspiranti tali, nonché imprenditori e dipendenti di imprese assistite.
Un blocco sociale - questo sì, né di destra né di sinistra - che rappresenta il vero muro trasversale o meglio la palla al piede dell’economia italiana. E che destra e sinistra, invece di rivendicare la propria originalità politica ( in particolare la destra, che pure qualche tradizione liberale avrebbe), a ogni elezione unitamente coccolano, promettendo, pur con accenti diversi, pensioni più alte e meno tasse...
Il problema non è solo italiano. Si pensi in Francia alle proteste corporative sulle pensioni, davanti alle quali Macron ha dovuto alzare le braccia, ma anche al paternalismo di Orbán e al rozzo welfarismo di Sánchez.
Un blocco sociale - questo sì, né di destra né di sinistra - che rappresenta il vero muro trasversale o meglio la palla al piede dell’economia italiana. E che destra e sinistra, invece di rivendicare la propria originalità politica ( in particolare la destra, che pure qualche tradizione liberale avrebbe), a ogni elezione unitamente coccolano, promettendo, pur con accenti diversi, pensioni più alte e meno tasse...
Il problema non è solo italiano. Si pensi in Francia alle proteste corporative sulle pensioni, davanti alle quali Macron ha dovuto alzare le braccia, ma anche al paternalismo di Orbán e al rozzo welfarismo di Sánchez.
Esiste purtroppo un tacito patto sociale corporativo tra destra e sinistra - la grande coalizione tedesca ne è un esempio classico - per non perdere i voti di un elettorato cresciuto a dosi massicce di assistenzialismo.
Un elettorato, socialmente conservatore, che non vuole cambiare, disposto a votare persino il diavolo pur di mantenere i costosi privilegi welfaristi. Anzi, che aspira addirittura a moltiplicarli. Una vita in vacanza, insomma.
E come? Con una crescita del Pil vicina allo zero? Ecco il vero muro.
Un elettorato, socialmente conservatore, che non vuole cambiare, disposto a votare persino il diavolo pur di mantenere i costosi privilegi welfaristi. Anzi, che aspira addirittura a moltiplicarli. Una vita in vacanza, insomma.
E come? Con una crescita del Pil vicina allo zero? Ecco il vero muro.
Carlo Gambescia