Crisi iraniana, il
silenzio dell’Unione Europea
I profeti disarmati di Bruxelles
Il
Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, un mese fa ha proposto
la creazione di una "Commissione Geopolitica"… Chiacchiere, invece di fatti… Roba da ridere a fronte di quel che sta
accadendo nel mondo.
L’Europa
è disunita e prigioniera di due
fantasmi: una irreale logica statuale,
centripeta, cui non corrisponde alcuna reale logica centrifuga. Sicché, viste le dimensioni dei singoli paesi e il
nullismo politico delle istituzioni Ue, politicamente parlando, non si ha nell’uno né l’altro: né il processo centripeto, né il processo centrifugo.
Insomma,
di fatto, al netto della retorica politica, di destra e sinistra, l’Europa non riesce a prendere alcuna
posizione, se non quella di raccomandare, ogni volta che volano le pallottole, calma e sangue freddo e "non violenza", of course. E così è accaduto, anche dopo i razzi di Trump.
Lo
spettacolo è penoso, perché l’Europa avrebbe bisogno assoluto di una politica estera e militare comune. Attenzione: non ne facciamo una
questione ideale alla Spinelli, di federalismo come
esito storico, eccetera, eccetera, ma dell’
utilità pratica, quindi alla Bentham, di presentarsi come un blocco geopolitico capace di confrontarsi alla pari con gli altri blocchi: gli Stati Uniti, con i quali comunque, una volta
tolto di mezzo Trump, restano interessi
e ideali comuni, la
Federazione Russa , la Cina , l’India, i paesi islamici ed emergenti, con i quali
possono esservi interessi comuni, ma non ideali condivisi. Anche perché la pace,
non è un ideale in sé, dal momento che ogni stato
o blocco geopolitico la intende in base ai propri interessi. Sicché si perviene
alla pace, peraltro sempre temporanea (perché gli
interessi cambiano rapidamente) solo se gli interessi sono reciproci.
Inoltre, difesa e politica estera comuni, non imporrebbero di per sé nessuno stato federale europeo, ma più
semplicemente accordi tra gli stati europei in vista della difesa di interessi comuni. Difesa pratica, reale, quindi utile, di ciò
che può essere definito lo stile, ormai consolidato, di vita
europeo, stile che poi è quello dell’ intero Occidente euro-americano.
Qui
però si apre una questione complicata: quella,
purtroppo, del romanticismo politico della sinistra e della destra europee.
La
prima, ferma a certo anticapitalismo d’antan, non vuole sentir parlare di
stile di vita liberale, legato a scelte
e consumi liberi: purtroppo nei
cattolici e nei socialisti, sussiste tuttora un fondo collettivista. E la Leyen in qualche misura, come democristiana di sinistra, sembra tuttora prigioniera dell' imprinting welfarista universalista.
La
seconda, ferma a un nazionalismo altrettanto superato come l’anticapitalismo, non vede oltre il palmo del naso, illudendo la gente
sulla possibilità, ad esempio, che uno
stato-nazione di modeste dimensioni, come l’Italia, la Polonia , l’Ungheria, possa farcela da solo. E qui si pensi al welfarismo nazionalista dei Salvini, dei Kaczyñski, degli Orbán, eccetera.
Destra e sinistra, come ogni buon collettivista, ritengono insomma di sapere
cosa sia bene per i singoli cittadini europei. Peccato
che entrambe abbiano la vista corta: sognano il welfare universale o nazionale a costo zero. E soprattutto senza spade che lo difendano. Se ci si passa la battuta, ci si culla nel sogno di un' Europa Villa Arzilla... Un "buen retiro" per popoli pensionati della storia.
Il
punto è che sinistra e destra sono
pacifiste: cattolici e socialisti, per principio, la destra, soprattutto quella
sovranista, lo è per puro e semplice opportunismo. Del resto l’overdose di
bellicismo nazionalista che ha sconvolto il Novecento ha lasciato il segno: i
popoli europei, ieri stanchi oggi
viziati, non vogliono più battersi
neppure in favore della propria libertà. Di conseguenza anche la destra - parliamo della dirigenza - si è adeguata. Per ora.
D’altra
parte, come si può intuire, élite e
popolo europei, al di là della
propaganda populista, sembrano essere d’accordo
su un punto fondamentale: quello di non
compromettersi politicamente con nessuno pur di evitare conflitti militari. Di qui il "bla bla bla" sulle "Commissioni Geopolitiche"...
Inutile
indagare sulle simpatie ideologiche: l’Europa,
l’Europa di Bruxelles, non è pro Islam, né pro Stati Uniti, né pro nessuno, è pacifista, punto e basta. E lo è perché crede che restando ai margini
geopolitici riuscirà difendere
quello stile vita, che invece destra e
sinistra contraddittoriamente, come in un gioco delle parti, attaccano o salvaguardano sempre a parole. Sì, difenderlo, anche a costo di ricevere schiaffi, restando impassibili, dall’avversario
di turno. Insomma, timore, finto autocontrollo e confusione
politica regnano sovrani a Bruxelles.
Machiavelli,
da buon realista, ride delle piccole
potenze, inghiottite regolarmente dai vincitori, che,
credendosi furbe, tentano di tenersi fuori dalla mischia. E quindi ride delle classi dirigenti dalla vista corta.
Piaccia o meno, la
verità metapolitica si vendica sempre dei deboli. E in particolare dei “profeti
disarmati” che parlano di pace. O di "Commissioni Geopolitiche"...
Carlo Gambescia