Giorgia Meloni, l'Ue e la Resistenza
"Brutta ciao…"
“Bella
ciao” può essere collegata
all’ immaginario comunista della Resistenza? In realtà, i partigiani “rossi”, sotto il piombo nazifascista intonavano altro, perché "Bella ciao" non era così diffusa, come ad
esempio, “Fischia il vento” dai contenuti politici molto più espliciti, riscritto sulla falsariga musicale di "Katiuscia".
In
realtà, il canto, come spiegano
gli storici, si affermò e diffuse dopo, negli anni successivi al conflitto. Ottimo esempio di come "inventare" una tradizione
politico-canora.
"Bella ciao" in seguito fu ripresa anche all’estero, come motivo libertario,
pacifista, antifascista. E ancora
oggi è sulla cresta dell’onda, cantato dai guerriglieri curdi come dai manifestanti cileni. Una canzone di libertà. Tutto qui.
Riteniamo
però che la reazione spropositata di Giorgia Meloni non dipenda dalla natura
libertaria e pacifista della canzone. O comunque non solo. Per inciso, il suo riferimento all’Unione sovietica è
ridicolo e frutto di crassa ignoranza storica.
Magari se i commissari avessero
cantato "Fischia il vento" o "Katiuscia", allora, sì, che potremmo parlare, eccetera, eccetera.
In
realtà, quel che infastidisce la post-missina è l’impronta antifascista del canto. E per quale
ragione? Perché, come tutti i post-missini, Giorgia Meloni è rimasta fascista dentro. Di qui l’astio pavloviano, semplificando, verso il "pop" antifascista, secondo i fascisti però.
C’è
anche un’altra motivazione. Quale? La strisciante legittimazione culturale, in
atto nel Paese, del fascismo come di
una dittatura benevola che arginò il comunismo e che commise solo due “piccoli errori”: quello di
promulgare le leggi razziali e di allearsi con Hitler. Di
qui, il viscerale anticomunismo meloniano,
che però non ha nulla di democratico e antitotalitario, perché difende l’esperienza della dittatura fascista.
Si
dirà che Giorgia Meloni, pubblicamente, non ha mai rivendicato l’eredità
fascista. Il che può essere vero. Però è altrettanto vero, per citare non “Bella Ciao” ma la vecchia canzone dei Mattia Bazar, che “c’è
tutto un mondo intorno”... Si guardino ad esempio le pagine culturali
del “Secolo d’Italia”, quotidiano fiancheggiatore, dove il revisionismo è di casa (*). E chi
tace, soprattutto se leader, acconsente.
Gorgia Meloni e Francesco Storace, direttore del "Secolo" |
Diciamo
che il trucco è far circolare idee
fasciste - come ad esempio definire “Bella
Ciao” canzone sovietica - senza però riferirsi esplicitamente al fascismo.
In qualche misura si tenta di andare oltre la vecchia idea, sempre cripto-fascista (ma "moderata") di parificazione-pacificazione tra rossi e neri.
E come? Imponendo l’idea chela Repubblica
sociale, combattuta solo dai “partigiani rossi” che intonavano “Bella Ciao”, difese l'Italia dal comunismo. Due stupidaggini in una: perché la Resistenza partigiana fu fenomeno politicamente policromo di uomini e donne che,
come detto, non potevano cantare in coro un inno
diffusosi nel dopoguerra.
Difese l'Italia da comunismo... Il che in parte è vero. In piccola parte diciamo. Perché, purtroppo la Rsi "difese" l'Italia anche dagli Alleati e dai partigiani democratici, dai miti e incolpevoli ebrei, dai milioni di italiani che stanchi, impauriti, affamati non ne potevano più delle bolle d'aria del nazional-fascismo e delle feroci prepotenze degli sgherri hitleriani.
In qualche misura si tenta di andare oltre la vecchia idea, sempre cripto-fascista (ma "moderata") di parificazione-pacificazione tra rossi e neri.
E come? Imponendo l’idea che
Difese l'Italia da comunismo... Il che in parte è vero. In piccola parte diciamo. Perché, purtroppo la Rsi "difese" l'Italia anche dagli Alleati e dai partigiani democratici, dai miti e incolpevoli ebrei, dai milioni di italiani che stanchi, impauriti, affamati non ne potevano più delle bolle d'aria del nazional-fascismo e delle feroci prepotenze degli sgherri hitleriani.
Non
aver capito questo significa perseverare
nell’errore fascista e soprattutto ingannare la gente. E in ciò Giorgia Meloni sembra essere molto brava.
Anche
bella magari? Mah… Diciamo “Brutta ciao”.
Carlo Gambescia