Due parole sulla Resistenza,
l’Antifascismo e le Sardine
Sappiamo
benissimo che quel che stiamo per dire
può risultare disdicevole se non offensivo per coloro che da sinistra,
socialisti e comunisti, si opposero al fascismo pagando con la prigione, il
confino e la vita.
Purtroppo, a proposito della manifestazione romana delle Sardine, sorprende (fino a un certo punto) la presenza sul palco dell’Anpi, nella
persona della presidentessa, Carla
Federica Nespoli, già parlamentare comunista, ultima di una serie di presidenti comunisti militanti, a partire da quello
storico, Arrigo Boldrini. Tutte persone
degne, per carità. Ma il punto non è
questo.
Innanzitutto,
quella presenza significa che anche le Sardine, nonostante tutta la
post-modernità politica che molti credono
di scorgere, accettano il
monopolio ideologico della Resistenza
e dell’Antifascismo, che comunismo e
post-comunismo italiano continuano a esercitare dall’immediato dopoguerra. Un
predominio che determinò l’uscita dall’Anpi delle componenti della Resistenza non
comuniste, quelle cattoliche, laiche e
azioniste.
Il
problema dell’antifascismo comunista in
fondo è semplice da capire. Sempre che si abbiano buone orecchie per intendere.
Mentre l’antifascismo
cattolico e laico insisteva soprattutto
sull’inferiorità morale del fascismo, come fenomeno politico, e non dei fascisti in quando tali, come
singole persone, l’antifascismo comunista rivendicava la propria superiorità
morale, sugli uni e gli altri, frutto di
una visione manichea, classista e metastorica, del conflitto politico e sociale.
Ovviamente,
sul piano politico, un partito leninista come il Pci, poteva di volta in volta
chiudere un occhio per ragioni di opportunità politica, ferma restando l’impostazione generale
determinata dalla consapevolezza politica, diffusa a tutti i livelli, di essere
dalla parte vincente della storia, quella del proletariato. Consapevolezza che
gli altri Resistenti legati a una visione interclassista non hanno mai nutrito.
Di qui la pietà per i singoli fascisti, molto diffusa
soprattutto in ambito cattolico e liberale. Pietà mai ricambiata dai partigiani comunisti. La famosa Amnistia Togliatti a sinistra viene
ancora considerata un errore, anche sul piano tattico. Un pagina politica che i comunisti (post e neo) non ricordano mai con piacere.
Ieri su quel palco non c’erano gli eredi di Mattei e Cadorna. E
idealmente neppure di Ferruccio Parri. Ma
gli eredi di un partito leninista che se fosse andato al potere avrebbe sterminato non solo tutti i fascisti ma anche chiunque fosse solo “in
odore” perché “nemico di classe”. Lo imponeva il senso della storia.
In
qualche misura, la presenza dell’Anpi alla manifestazione della Sardine rappresenta
l’ultima versione di quell’ arte in cui Lenin era abilissimo: mettere
un cappello politico sugli eventi storici per sfruttarli alla luce di una dottrina che giustificava la ferrea disciplina all'interno di un partito totalitario per il quale i mezzi erano nulla, il fine tutto.
Ora
non neghiamo che Salvini non presenti un pericoloso profilo fascista, ancora più accentuato nella
Meloni. Il nemico potrebbe essere di nuovo alle porte. Del resto l’Anpi non ne
fa alcun mistero. Il che è giusto.
Ma
si può combattere un totalitarismo con un altro totalitarismo? Dov'è la novità politica delle Sardine?
Carlo Gambescia