Lo stupore per le cose semplici
Tredici poesie di Wislawa Szymborska
Basta così è la raccolta postuma di Wislawa Szymborska che Adelphi manda in libreria. Il libro raccoglie tredici poesie scritte dalla grande poetessa polacca tra l’ottobre 2010 e il novembre 2011.
Un commiato denso di emozioni in cui la Szymborska ancora una volta attraversa con una lucida ratio interrogativa il mondo quotidiano delle piccole cose, degli oggetti e delle persone. Racconto e invenzione cedono il posto a un poetare scarno e essenziale che giunge inevitabilmente al cuore ferito della realtà e all’anima vera delle sue contraddizioni.
La poetessa non si stanca mai, con la nudità di una poesia semplice, di stare nel proprio tempo e di cantare l’esistenza con una straordinaria possibilità del dire che è in grado di catalogare stupore, spaesamenti e dubbi.
La sua poesia si apre sempre a nuove domande non formulate, non cerca mai risposte, ma racconta con la consapevolezza dell’attraversamento i punti e gli attimi di una condizione umana nella quali siamo tutti coinvolti.
“Anche il poeta, se è un vero poeta, deve ripetere a se stesso non so. Con ogni sua opera cerca di dare una risposta, ma non ha appena ha finito di scrivere già lo invade il dubbio e comincia a rendersi conto che si tratta di una risposta provvisoria e del tutto insufficiente”. In queste parole, pronunciate in occasione del conferimento del Nobel perla letteratura 1996, c’è tutta la grandezza della Szymborska,da sempre convinta che i poeti avranno sempre molto da fare.
Basta cosi è un regalo straordinario per gli estimatori italiani di Wislawa Szymborska. Un’opera aperta che raccoglie tuta la grande naturalezza della poetessa che come pochi sa mettersi in ascolto del mondo e con graffiante incisività annotare sulla pagine tutta la sua esperienza umana. È una naturalezza che raggiunge il cuore dei lettori, quella che la poetessa affida alla pagina bianca, non tralasciando mai quei minimi particolari - che spesso consideriamo insignificanti - perché le nostre ambizioni a volte ci fanno perdere la direzione sbagliata. Quella giusta risiede sempre nel miracolo delle cose semplici che abbiamo paura di vedere.
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“Amo le mappe perché dicono bugie. / Perché sbarrano il passo a verità aggressive. / Perché con l’indulgenza e buonumore / sul tavolo mi dispiegano un mondo / che non è di questo mondo”. Con grande apertura allo stupore, la poetessa polacca entra nella vita quotidiana per raccontarla con il gusto della disarmante semplicità. Le metafore che lei ama usare sono le cose che ogni giorno tocchiamo. Quelle cose di cui siamo fatti, ma che spesso tradiamo perché nel loro vero potrebbe esserci una risposta scomoda che sconfesserebbe le maschere che indossiamo.
Il poeta, per la Szymborska , con ogni sua opera cerca di dare una risposta, scrive ponendosi domande, pensa coltivando lo scetticismo del dubbio. Nasce da questo scetticismo costruttivo il rapporto del poeta con il mondo: il vero poeta deve ripetere di continuo a se stesso "non so" . Così, da ogni nuovo problema scaturisce un profluvio di interrogativi che alimenta l’ispirazione. Quello è il momento in cui il poeta si chiude la porta alle spalle e rimane in silenzio. Inattesa di se stesso,davanti a un foglio bianco. Per dire il vero, per non eludere la sostanza delle cose.
C’è una grande ricchezza di immagini ed emozioni nella sua poesia, che si cala nel quotidiano con una visione meditativa e metafisica.
La poesia è il modo migliore per capire come si sta al mondo. Non possiamo non essere d’accordo con la Szymborska quando scrive che i poeti avranno sempre molto da fare. A noi il compito di leggerli e ascoltarli.
Nicola Vacca
Nicola Vacca è nato a Gioia del Colle e vive a Salerno. È scrittore, opinionista, critico letterario, collabora alle pagine culturali di quotidiani e riviste. Svolge, inoltre, un’intensa attività di operatore culturale. Ha pubblicato numerosi libri di poesia, tra i quali ricordiamo, Civiltà delle anime (Book) , Incursioni nell’apparenza ( Manni), Esperienza degli affanni e Almeno un grammo di salvezza (Edizioni Il Foglio) .
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