La morte del
presidente venezuelano
Chavez come
Napoleone…
Non desideriamo
formulare arditi paralleli storici, né tracciare il profilo
politico di Chavez, né proporre analisi sul futuro dell’America Latina. Il
senso del titolo il lettore lo scoprirà solo se avrà la pazienza di
giungere alla chiusa del post.
Si legga l'
affermazione del vicepresidente Maduro sulle cause della morte di Chavez, così
sintetizzata dall’Ansa ( e in lingua spagnola dall' Agensur - http://www.agensur.info/2013/03/maduro-denuncia-que-hugo-chavez-le.html ) :
Hugo Chavez si è
ammalato perché "è stato attaccato", come è successo con il leader
palestinese Yasser Arafat, aveva detto ieri il vicepresidente venezuelano,
Nicolas Maduro, sostenendo che "una commissione speciale di
scienziati" potrà confermare questa tesi. Maduro ha denunciato l'esistenza
di un ''piano per destabilizzare'' il Venezuela dietro la malattia del
leader. (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/03/05/Chavez-governo-condizioni-salute-molto-delicate-_8346982.html )
Ora, il
veleno (semplificando) è da sempre un’ arma politica. E il suo uso per
eliminare gli avversari è da secoli oggetto di sospetti e accuse mai
dissoltisi tra le varie fazioni politiche. Per una conferma si dia
un’occhiata all’interessante articolo (con bibliografia) di Renzo Paternoster (http://www.storiain.net/arret/num162/artic3.asp ) .
Però – c’è sempre un
però – quel che fa la differenza fra la tesi di Maduro e le tradizionali
rivendicazioni politiche è qualcosa di specifico: l’idea, proclamata al mondo,
di voler convocare una “commissione speciale di scienziati” che farà luce,
eccetera, eccetera. Tesi che conferisce alla scienza una neutralità che la
politica, a detta di Maduro, non sembra possedere.
In realtà, alla
scienza (si pensi all’uso che ne faceva Stalin), quando il “committente” è un
politico, si può far dire di tutto . Di qui l’importanza, cosa difficilissima
(se non impossibile), di tener ben separate scienza e politica.
Per farla breve:
Maduro si propone, chiamando in causa gli scienziati, di legittimare, dal punto
di vista scientifico, una tesi politica: quella degli Stati Uniti, nemici dei
popoli latino-americani, eccetera, eccetera. Sarebbe però inutile
entrare nel merito della tesi, anzi delle tesi politiche, perché gli
statunitensi, con pari ardore, da sempre sostengono il
contrario. Lasciamo perciò da parte la politica della logica.
Resta invece
da chiarire un punto sociologico interessante, perché
rinvia alla logica della politica: la gente comune deve “toccare”
scientificamente per credere politicamente? No, perché la politica si
sostanzia di passioni e interessi. Moventi che con la neutralità
affettiva (almeno in linea di principio) dell’indagine scientifica non hanno
nulla in comune. Pertanto chi crede nell’avvelenamento di Chavez continuerà a
sostenere tale tesi, mentre chi non crede
non muterà opinione. Senza dimenticare,
che le due le fazioni potranno sicuramente contare sul
contributo di alcuni scienziati pronti a sostenere le diversi
tesi e nel nome di una scienza, de facto, politicizzata. E di qui
alla nascita delle opposte "leggende" sulla
morte di Chavez (frutto di "narrazioni"
politiche differenti), il passo sarà breve. Come è
accaduto per Napoleone Bonaparte, si parva licet componere magnis…
Carlo Gambescia
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