Il libro
della settimana: Luca Leonello Rimbotti, La Profezia del Terzo Regno. Dalla Rivoluzione
Conservatrice al Nazionalsocialismo. La matrice gnostico-apocalittica di
un’ideologia moderna, Ritter 2011, pp. 360, intr. di Maurizio Rossi, Euro 28,00.
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D’ora in avanti chiunque desideri approfondire la Rivoluzione Conservatrice ,
che, per capirsi, sparava ad alzo zero (culturalmente parlando) contro la Repubblica di Weimar,
potrà leggere un libro fondamentale per conoscerne radici, personaggi ed esiti.
E anche qualcosa di più.
Parliamo del lavoro, fresco di stampa, di Luca Leonello Rimbotti: La Profezia del Terzo Regno.
Dalla Rivoluzione Conservatrice al Nazionalsocialismo. La matrice
gnostico-apocalittica di un’ideologia moderna ( Ritter). Non che in argomento
mancassero lavori importanti, a partire da quello ormai celebre di Armin
Mohler, ma il libro di Rimbotti si distingue per la duplice impostazione: oltre
a “informare” vuole “formare” il lettore, richiamandosi a una precisa
concezione del mondo. Per tradurla nel linguaggio del romanticismo politico:
quella dei grandi sconfitti del 1945 nella "guerra del Sangue contro
l'Oro"... Siamo, insomma, dinanzi all’opera di un ideologo, anche perché
il testo ruota intorno a una scelta di metodo molto politica. Quale? Che la Rivoluzione Conservatrice
e il Nazionalsocialismo vanno collocati in una precisa prospettiva di filosofia
della storia. E non studiati fuori contesto o solo per amore dell'arte. Ci
spieghiamo meglio facendo un esempio.
Il volume, dal titolo così immaginoso, può essere affiancato per qualità
ideologica a un classico - ovviamente per la cultura di destra - come Rivolta
contro il mondo moderno di Julius Evola: stesso sguardo metastorico, stessa
profondità culturale, stessa capacità di piegare creativamente a una concezione
del mondo trans-politica sapere filosofico, mitico, storico, religioso, antropologico.
Diciamo che se c'è una differenza tra le due opere, va rinvenuta nella diversa
formazione culturale degli autori: Evola è un filosofo, mentre Rimbotti, come i
suoi lettori ben sanno, è uno storico. Differenza che però finisce per influire
sul diverso apprezzamento della modernità: Evola rimane più antimoderno di
Rimbotti. Il quale pare invece affascinato dalla possibilità di un uso
archetipico della tecnica moderna. E con quale finalità? Recuperare - ecco
l'ideologo - quel che di vivo è rimasto (molto, dal suo punto di vista) del
cosiddetto modernismo reazionario, storicamente incarnato dal regime
nazionalsocialista. Chiarito il punto ideologico, veniamo alla tesi del libro;
tesi che riconduce il cosiddetto modernismo reazionario nell'alveo di una
visione metastorica e trans-politica.
Qualche lettore, cogliendo " di pelle" il bersaglio, vi scorgerà un
tentativo che rivalutando il padre del nazionalsocialismo, mette in
collegamento Zarathuštra con Hitler, via Rivoluzione Conservatrice. In effetti,
il Rimbotti ideologo non maschera le sue - diciamo così - simpatie
trans-politiche. Perciò, oltre a rivendicare nettamente le origini precristiane
(e anticristiane) dell’intero filone, ricostruisce la storia di una tradizione
gnostico-apocalittica ( gerarchica e millenarista), che dai popoli più antichi,
saltando ebraismo e cristianesimo ( segnati da concezioni egualitarie e
provvidenzialiste), giunge, attraverso Platone, Lutero, Nietzsche (solo per
fare alcuni nomi), fino a Das Dritte Reich di Moeller van den Bruck. Per poi
transitare quale meta finale e «fulcro ideologico» nelle « convinzioni che
mossero all’azione Hitler e i suoi seguaci», capaci di coniugare plasticamente
contenuti ancestrali e tecnica moderna.
Tuttavia, come Evola, Rimbotti padroneggia talmente la materia, e ne scrive
così bene, che il libro lascia il segno. Ciò però significa che sotto
l’ideologo c’è lo studioso: Rimbotti ci aiuta a capire, e in modo piano, il
notevole spessore dell’universo culturale che ruotò intorno alla Rivoluzione
Conservatrice e al nazionalsocialismo. Un mondo con il quale è tuttora
necessario fare i conti, e in modo serio. Rimbotti ne parla, senza mai
rinunciare al galateo scientifico: ad esempio il Capitolo II, dedicato al
cammino tedesco dello gnosticismo rivoluzionario, resta un modello di
svolgimento e argomentazione. Ma va apprezzata anche la cura dedicata a note e
bibliografia (quest’ultima imponente). Insomma, un libro che in primis
“informa” e che perciò va letto. E soprattutto da coloro, che pur non
condividendo il suo lato “formativo”, amino le grandi galoppate nelle
sconfinate praterie del pensiero metastorico. Con una avvertenza: l'opera va
letta tenendo a portata di mano lavori di segno diverso, come Social and
Cultural Dynamics di Pitirim Sorokin, A Study of History di Arnold J. Toynbee e
The Evolution of Civilizations di Carroll Quigley. Proprio per comprendere che
quella di Rimbotti resta solo una delle interpretazioni possibili del rapporto
fra tradizione e modernità, interpretazione che nel suo libro rinvia al
faustiano dramma nazionalsocialista.
Della necessità di tale ricco pluralismo cognitivo sembra consapevole anche
l’autore. Che per primo rilegge, distillando creativamente tutto ciò che può
essere utile alla sua tesi, filosofi e storici di segno politico contrario,
come Voegelin, Del Noce, Nolte, Mosse. Ma dove essi vedono il Leviatano,
Rimbotti scorge l'Angelo Vedicatore. E, in questa chiave, a proposito di
Heidegger, Rimbotti pare essere più vicino, sublimandone il valore negativo in
valore aggiunto, alle tesi assai critiche di Farìas piuttosto che a quelle dei
tiepidi difensori post-fascisti del filosofo. Sotto questo aspetto potremmo
definire il metodo di Rimbotti, un pluralismo cognitivo metastorico e
trans-politico. A nostro avviso - parliamo da sociologi - un metodo creativo.
Che però rischia di attirargli le critiche della storiografia politicamente
corretta e quella dei vari microspecialisti e microcultori dei più diversi
approcci alla Tradizione, proliferanti a destra. Tuttavia, conoscendo Rimbotti,
delle critiche dei primi sarà orgoglioso, mentre su quelle pelose dei secondi
magnanimamente scuoterà il capo... Del resto di chi parliamo? Delle classiche
mosche sul miele gentilmente offerto da un Rimbotti, coraggioso, se non
addirittura temerario autore, nell'epoca dei microlibri mordi e fuggi
soprattutto a destra, di uno studio di trecentosessanta pagine...
Del resto, lo Sturm und Drang metodologico cui Rimbotti si ispira, scaturisce
da un fatto preciso: La
Profezia del Terzo Regno è "anche" un libro rivolto
a “formare” ideologicamente un lettore oggi purtroppo smarritosi nell'
incapacitante bric-à-brac intellettuale che rischia di travolgere un' intera
area politica: quella della destra, incapace nel suo intero arco intellettuale
di essere seria e credibile... Un lettore che, quindi, va prima recuperato al
piacere della lettura e poi (i migliori) allo studio, o se si preferisce a
quella conoscenza che deve sempre precedere l'atto. Quanto alla direzione, come
dire, faustiana, indicata da Rimbotti, può piacere o meno. Riteniamo però
giusto che tutte le idee possano e debbano circolare. Soprattutto quando
presentate in modo argomentato ed elegante, anche per qualità di scrittura,
come nei libri di Luca Leonello Rimbotti.
Carlo Gambescia
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