Carl Schmitt e Napolitano
La "versione" di
Gennaro Malgieri
Ha ragione Gennaro Malgieri «le idee si posano dove vogliono e quando
vogliono». Magari con un aiutino… Come a proposito delle idee di Carl Schmitt
che l’Onorevole del Pdl ha evocato, attenzione, non per interpretare ma per
giustificare ex post, come direbbero i giuristi, l’ operato del Presidente
Napolitano in occasione della defenestrazione di Berlusconi.
Sì, defenestrazione… Come da vocabolario: «esonerare da un ufficio in modo
sbrigativo e brutale». Sbrigativo, grazie all’ essenziale regia di Napolitano;
brutale, per i fischi e gli insulti di una folla, che se avesse potuto avrebbe
appeso il Cavaliere per i piedi.
Veniamo a quel che ha scritto Malgieri su “iI Tempo”, quotidiano del
centrodestra, però decisamente schierato con Napolitano e Monti (*). La citazione è lunga ma necessaria: «Quel che è venuto in evidenza nel corso
della formazione del governo Monti è stato l’eccezionalità del contesto della
soluzione adottata. Perciò è facile per chi abbia dimestichezza con la dottrina
schmittiana riconoscere che il tema della sovranità si lega strettamente a ciò
che è accaduto (…). Non so se Napolitano si sia reso conto che egli ha dato
respiro politico ad un assunto rimasto sepolto nei cassetti dei politologi per
decenni implicitamente riconoscendo che “sovrano è chi decide sullo stato
d’eccezione”. Lo affermava perentoriamente Schmitt nello scintillante e
profetico Teologia politica (1922), spiegando che un tale stato è quello non
descritto, non previsto nell’ordinamento giuridico, dal quale si crea una
situazione normale, ricondotta cioè in un alveo nel quale si riconoscono tutti
e ne pretendono contezza. Sovrano è perciò colui che decide in maniera
definitiva, perfino forzando la prassi costituzionale senza tuttavia
stravolgerne le norme, se lo stato di normalità si ristabilisce al fine di non
far deflagrare in conflitti incontrollabili le posizioni contrapposte (…). La Costituzione
repubblicana non ammette e non vieta che il presidente della Repubblica
riconosca lo “stato d’eccezione” e si regoli di conseguenza ancor prima di aver
ottenuto la legittimazione delle forze politiche in costanza di un sistema
democratico parlamentare. È quanto ha fatto Napolitano, operando scelte che
hanno portato alla costituzione di governo autenticamente politico, a
prescindere dalla sanzione partita che ha avuto dalle Camere».
Ecco, l’abito schmittiano, a dire il vero raffazzonato, che Malgieri fa
indossare al Presidente della Repubblica. Tuttavia il nostro Onorevole, non
ancora soddisfatto, si invola in ragionamenti, da “intellettuale della Magna
Grecia”, sulla necessità di «costituzionalizzare ciò che ha fatto Napolitano
nelle ultime settimane dando vita - e lo scrivo con rispetto istituzionale e
culturale - ad una sorta di presidenzialismo non esplicitato, come pure ha
osservato il direttore Mario Sechi».
Notare, en passant, il doppio omaggio vassallatico al Presidente della
Repubblica e al Direttore de “Il Tempo” …
Dicevamo abito raffazzonato… Perché? Il discorso di Schmitt è molto più
complesso. Ma lasciamo la parola al grande giurista tedesco: « Sovrano è chi
decide sullo stato di eccezione. (...) . La costituzione può al più indicare
chi deve agire in un caso siffatto. Se quest'azione non è sottoposta a nessun
controllo, se essa non è ripartita in qualche modo, secondo la prassi della
costituzione dello Stato di diritto, fra diverse istanze che si controllano e
si bilanciano a vicenda, allora diventa automaticamente chiaro chi è il
sovrano. Egli decide tanto sul fatto se sussista il caso estremo di emergenza,
quanto sul fatto di che cosa si debba fare per superarlo. Egli sta al di fuori
dell'ordinamento giuridico normalmente vigente e tuttavia appartiene ad esso
poiché a lui tocca la competenza di decidere se la costituzione in toto possa
essere sospesa. Tutte le tendenze del moderno sviluppo dello Stato di diritto
concorrono ad escludere un sovrano in questo senso. (...). [In realtà]
l'eccezione è più interessante del caso normale. Quest'ultimo non prova nulla,
l'eccezione prova tutto; non solo essa conferma la regola: la regola stessa
vive solo dell'eccezione. Nell'eccezione, la forza della vita reale rompe la
crosta di una meccanica irrigidita nella ripetizione». (Carl Schmitt, Teologia
politica. Quattro capitoli sulla dottrina della sovranità, in Le categorie del
'politico', saggi di teoria politica a cura di G. Miglio e P. Schiera, il
Mulino, 1989, pp. 33, 34, 41 , il corsivo è nostro).
Sostanzialmente, cosa afferma Schmitt? Che la sovranità risiede in chi possiede
l’autorità e il potere di decidere non solo “come” uscire dall’emergenza, ma
soprattutto “quando” si possa parlare di stato di eccezione. Cioè, in ultima
istanza, la sovranità risiede nel poter decidere che cosa sia eccezione oppure
no. Perciò siamo davanti a un fondamentale test politologico per capire ( e
quindi interpretare…) chi, in una determinata situazione, comandi su chi. È lì,
se ci si passa l’espressione, che si trova la ciccia della dottrina
schmittiana. Per il giurista tedesco prima viene la decisione sul “quando”, poi
il “come” uscirne.
Malgieri, per contro, privilegia il “come” e stende un velo pietoso sul
“quando”, non offrendo così una ricostruzione corretta della concezione
schmittiana in argomento e neppure di ciò che è realmente accaduto
Forse, perché indagare ulteriormente sulla decisione del “quando” far cadere
Berlusconi, avrebbe gettato luce sui veri depositari della sovranità… Ci
spieghiamo meglio.
Dal momento che lo “stato di eccezione”, secondo il centrosinistra (da Nanni
Moretti, Travaglio a Vendola e Di Pietro, passando per Bersani, Bindi, Casini
& Co.), risaliva alla vittoria elettorale del 2008, vittoria mai accettata,
l’aggravarsi della crisi economica nel 2011, ha solo fornito l’occasione d’oro per far
cadere finalmente il Cavaliere. Certo, complici poteri economici e bancari
desiderosi di far pagare i sacrifici solo ai cittadini. Nonché la riluttanza di
Berlusconi, probabilmente causata anche da ragioni personali ( restare a
cavallo per evitare i processi), a infilare le mani nelle tasche degli
italiani.
Perciò, altro che mercati che votano tutti i giorni! O comunque non solo… Qui
sì è trattato di un disegno culturale e politico-economico, molto lucido,
concretizzatosi politicamente, nell’immediato, a favore del centrosinistra. E
grazie ai mirati « confronti non protocollari» di Napolitano. Siamo perciò
davanti a un governo politico. Perché? Nelle democrazie parlamentari le scelte
fiscali e previdenziali, redistribuendo redditi, influiscono sempre sulle
scelte dell’elettore, e quindi sono politiche, a prescindere da chiunque le
decida (politico o meno). Di conseguenza, per il centrosinistra, costretto a
subire una politica economica di destra, il successo potrebbe tradursi in una
vittoria di Pirro. Vedremo.
Concludendo, Malgieri ricorre alla dottrina schmittiana, non per capire chi
comandi su chi, ma per giustificare ex post la defenestrazione di Berlusconi. Reinventando
addirittura un Napolitano Custode della Costituzione. Salvo dimenticare che in
Schmitt il Custode deve sì rappresentare la costituzione, ma, attraverso di
essa, “la totalità del popolo” che lo ha eletto. E, al momento, non ci risulta
che il Presidente Napolitano si trovi al Quirinale grazie al voto popolare.
Carlo Gambescia
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