Berlusconi e Fini torneranno insieme?
Ma chi se ne frega…
Prima i fatti però. Ecco la versione di “Libero”, probabilmente la più
accreditata: « “È vero che Gianni Letta mi ha telefonato dopo il colloquio tra
il presidente della Repubblica e Berlusconi”, la chiacchierata che è coincisa
con le dimissioni del Cavaliere. “E Letta - ha proseguito Fini - poteva dirmi
si è dimesso, ma invece me lo ha passato. Berlusconi mi ha detto che si è
chiusa una fase, cerchiamo di ragionare per il prossimo futuro. Intervistato da
“GrParlamento”, Gianfranco ha però negato che l’ex premier gli abbia fatto i
complimenti per aver avuto partita vinta: in effetti, questo sembrava troppo».
Invece Berlusconi, secondo alcune agenzie, pur non negando il colloquio, lo
avrebbe definito, in puro politichese, «solo di carattere istituzionale».
Ripetiamo la domanda: può una telefonata, di cui non si conoscono i contenuti
precisi, diventare la materia prima per scrivere un post “metapolitico”? No.
Può però essere interessante - e quindi sì… - per fare qualche osservazione,
per così dire tra il serio e il faceto, su alcune regole non scritte della
politica italiana. Regole, basate su un sapere tacito e condiviso da tutti. E
che tuttavia non favoriscono la tanto celebrata trasparenza fra elettori ed
eletti. A dirla tutta, siamo davanti a una specie di arte… Ma procediamo per
gradi.
La prima regola è quella di “infastidire i terzi” . Non sappiamo se Fini e
Berlusconi, torneranno un giorno insieme, ma quel che ora conta - per entrambi
- è stuzzicare opposizioni interne e alleati, da un parte Lega, ex aennini (La Russa & Co.), dall’altra
ayatollah futuristi, Casini e Rutelli. Il messaggio è: « Signori non tirate
troppo la corda perché potremmo tornare insieme». Si tratta di un vecchio
metodo democristiano, e prima ancora di “sacrestia” (dei sacri palazzi papalini
però...), fortificatosi nei laicissimi conflitti correntizi interni alla Balena
Bianca.
La seconda regola è quella del “contro-ordine compagni”. Le cui origini non
risalgono a Togliatti, ma alla spericolata politica cavouriana. Il Connubio
mise insieme un gruppone di ex nemici nelle lotte risorgimentali, diventati
amici, poi di nuovo nemici, e così via. Per ulteriori approfondimenti rinviamo
ad vocem, alla bella biografia dello statista risorgimentale scritta da Rosario
Romeo (Laterza). E Cavour era un grande politico… Figurarsi Berlusconi e Fini
che sono parecchie spanne sotto il Conte.
La terza regola è quella “del tratta l’elettore come un deficiente”. Anche qui la Democrazia Cristiana
ha veramente fatto scuola. Vi ricordate quando alle politiche i “democristi”
chiedevano voti anticomunisti - come nel 1976 - per poi inciuciare regolarmente
con il Pci? Cosa che, a dire il vero, accadeva pure sulla sponda comunista. E
così i due elettorati venivano trattati come deficienti. Perciò se il trucco
riusciva con l’attento elettore demo-comunista, non può non riuscire con
l’italiano di oggi, totalmente rintronato…
Ecco le regole tacite, di una vera e propria arte italiana della “sòla”
politica (per dirla in romanesco), cui tuttora ricorrono non solo Berlusconi e
Fini ma tutti i politici nostrani. Che malinconia.
Concludendo, Berlusconi e Fini torneranno insieme? Ma chi se ne frega.
Carlo Gambescia
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