venerdì 29 aprile 2011


Draghi, il ventriloquo dei mercati?





Prevedibili, ma sempre schierate, e dalla parte dei potenti. Ecco il tenore delle ultime dichiarazioni di Draghi, possibile Presidente della Bce (1). Ora, che l’Italia non cresca non è una novità. Che il pareggio del bilancio sia ancora lontano lo sanno anche i bambini. Che le liberalizzazioni, dopo l’escalation degli anni Novanta, siano ferme al palo, è un altro dato di fatto. Stesso discorso per gli scarsi investimenti nelle infrastrutture, nonché per gli appalti assegnati agli amici degli amici.

Banalità neo-liberiste condite, quanto basta, con un pizzico di moralismo spicciolo da CdA. Draghi è il ventriloquo dei mercati, o meglio della parte peggiore dei mercati: quella che vuole diventare ricca, a scapito dei comuni cittadini che vivono di lavoro e stipendio (2)
Ci spieghiamo meglio.
Se non crescono stipendi e salari, fermi da un decennio, la domanda non può a sua volta crescere. E senza crescita della domanda l’economia non può non rallentare. Le politiche dell’offerta ( privatizzazioni e bilanci all'osso) non possono bastare. Servono investimenti nelle infrastrutture. Qui Draghi ha ragione, ma a metà. Perché il privato, quando compra un bene pubblico, prima taglia i rami i secchi, poi, se trova i soldi (magari graziosamente prestati da qualche cordata bancaria amica...), investe. Ma dove? Nel lavoro flessibile ed esternalizzato (gentilmente favorito dai vari governi di destra e sinistra...). Quindi le liberalizzazioni non producono posti di lavoro e non influiscono sulla crescita della domanda. Servirebbero investimenti pubblici. Ma come favorirli, con una spesa pubblica che non può crescere o che addirittura deve essere tagliata?
Carlo Gambescia

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