Co(r)-rispondenze
McLuhan e Pound,
amici non per caso
Come
scrivevamo a proposito di Cioran, dopo un lungo periodo di silenzio i media
sono tornati ad occuparsi anche di Marshall McLuhan (1911-1980). E, più o meno,
per la stessa ragione: in luglio, infatti, ricorreranno i cento anni della
nascita. E così, con il solito furbo anticipo dei media, già sono iniziate le
danze. Dopo la “cioranite”, come ci diceva un amico, prepariamoci, perciò alla
“mcluhanite”.
Resta però un peccato che si debba attendere una celebrazione per riparlare del
padre, come si dice oggi, della massmediologia. Anche perché McLuhan rimane un
pensatore importante, a prescindere. Uno studioso non conformista, forse negli
ultimi anni della sua vita un pizzico gigione, ma comunque mai banale. E che,
in effetti, può tuttora farci capire l’enorme potere manipolatorio, insito nei
media moderni. Per inciso, a coloro che vogliano comprenderlo più a fondo, se
non scoprirlo, consigliamo la lettura dell’ottimo studio di W. Terrence Gordon,
Marshall McLuhan, Escape into
Understanding. A Biography (Gingko Press 2003).
Certo, qualcuno penserà, sì tutto vero, però, come McLuhan, anche altri si sono
cimentati, con il misterioso e non sempre limpido potere mediatico. Da ultimo,
il celebratissimo, forse troppo, Baudrillard. Vero. Però McLuhan pensava
meravigliosamente per archetipi e per forme analogiche. Non bisogna dimenticare
che lo studioso canadese proveniva da studi letterari. Era infatti professore
di letteratura inglese. Perciò dietro i fenomeni linguistici egli scorgeva un
pensiero morfologicamente strutturato, quasi alla Frobenius, e in continuo movimento
tra i due poli della creatività e della manipolazione, secondo, almeno
apparentemente, la lezione junghiana.
Dietro i media permane in primis, così pensava McLuhan, l’ enorme potere
creativo della lingua, capace di influire e spesso condizionare gli uomini, nel
bene e nel male, e a qualsiasi livello: popolare, medio e colto.
Piace qui ricordare un suo libro, il primo, molto importante, The Mechanical Bride: Folklore of Industrial Man (1951,
trad. it. La sposa meccanica: folclore
dell’uomo industriale, Sugarco 1994) , dove McLuhan studia la
cultura popolare dell’uomo di oggi, soprattutto attraverso la pubblicità, come
potere manipolatorio: un potere, a tratti feroce, frutto di una mescolanza di
parole e immagini, veri fenomeni linguistici, dietro cui sembra celarsi una
struttura profonda, prodotta dalle forme archetipiche del sesso e tecnologia.
Ma c’è un altro aspetto, poco noto se non ignorato del continente McLuhan:
quello del rapporto con Ezra Pound. Persino su Google, quando si cliccano i due
nomi insieme vengono fuori circa ventimila files… Pochini in fondo, considerata
la statura dei due personaggi, E, soprattutto (curiosità informatica): i due
nomi insieme non sono nell’indice Google… Manca - ci dicono - l’adsense.
In lingua italiana però, puntando decisamente sul vecchio cartaceo, si può
leggere la Corrispondenza (1931-1979) di Marshall McLuhan, a
cura di Corinne McLuhan, Matie Molinaro, Francesca Valente, prefazione di
Gianpiero Gamaleri (Sugarco 1990, ed. or. Letters
of Marshall McLuhan, Oxford University Press 1987 ). Dove sono per
l’appunto pubblicate (tutte?) le sue lettere a Pound (1948-1957).
E che si scopre? Dalle lettere di McLuhan, che abbracciano il delicato periodo
dell’internamento al Saint Elisabeth Hospital, emerge la sua grandissima
ammirazione nei riguardi di Pound, nonché il comune interesse per il misterioso
potere creativo della lingua, ma anche la consapevolezza dei rischi insiti in
ogni volgare ed economicistica manipolazione del linguaggio.
Ma leggiamo, quel che scrive McLuhan a Pound del suo Golgota poetico: « I Canti Pisani sono veramente
straordinari, e rivelano una gamma di esperienze che sarebbe presuntuoso
elogiare. Non si sente forse affine (nell’ambito della poesia inglese) a Ben
Jonson? Lo stesso mondo plastico-scultoreo». Di più: «I suoi Cantos, a mio avviso costituiscono il
primo e l’unico uso serio delle grandi possibilità tecniche del cinematografo.
Ho ragione di ritenerli come il montaggio di personae
e di immagini scolpite? Flashback che conferiscono percezioni simultanee? » (16
giugno 1948).
Oppure qui, in chiave di critica sociale, dove McLuhan, parla di se stesso in
terza persona: «Caro Pound, McLuhan non ha esaminato a fondo l’usura ma ha
notato certe ossessioni dei suoi contemporanei che la rendono endemica. Sempre
colpito dalla definizione dell’incesto da parte dell’Aquinate come “cupidigia
delle emozioni”. Ciò pone l’usura in una prospettiva universale di paura e di
odio. Incesto l’impulso del patriarca minacciato. Usura impulso del cittadini
timoroso (…). La seconda guerra ha prodotto la scoperta delle guerra come nuovo
modo di vita. Le pagine finanziarie in questi giorni parlano con entusiasmo di
una possibile prosperità connessa con la terza guerra. L’uomo della strada ci
casca. Guerra totale = sicurezza totale secondo lui. QUESTO è il livello
dell’imbecillità imperante ora » (5 gennaio 1951).
Non male…Per un futuro massmediologo, passato però attraverso l’opera eversiva
di Pound.
Sarebbe perciò interessante approfondire - e ciò valga come accorato appello
agli specialisti - il carteggio tra McLuhan e Pound, magari pubblicandolo
integralmente. Facendo cioè uscire insieme alle lettere dello studioso canadese
quelle di risposta del grande poeta. Se esistenti e reperibili, ovviamente.
Chissà, quante altre sorprese…
Carlo Gambescia
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