venerdì 29 maggio 2009

Incontri su YouTube 
Patty Pravo




Non siamo studiosi di musicologia, ma speleologi… E di un tipo particolare. Ci piace fare della buona speleologia su YouTube. E soprattutto di tipo canoro. Quel che infatti ci intriga, magari quando siamo giù di morale, è ritrovare, qualche “canzonetta” dei nostri anni verdi ( i favolosi Settanta o giù di lì…), “postata” su YouTube. Una specie di “Recherche”, personale, più vanziniana che proustiana. Ma come si dice, chi si contenta gode.
E che cosa abbiamo scoperto? Una stupenda esecuzione dell’ algida leonessa di San Marco, per dirla con Nunzio Filogamo: una biondissima e giovanissima Patty Pravo. Ma il bello deve ancora venire: il titolo del pezzo è Tripoli 69. Eseguito davanti al pubblico televisivo (e non) di “Canzonissima,”, inverno 1968. Vedere per credere: http://www.youtube.com/watch?v=Duim2hXRmDQ .
Si tratta di una canzone, come si intuisce dal titolo, in netta controtendenza. Dove si inneggia, proprio nell’anno della “Contestazione Generale”, a un uomo che più macho non si può. Ne citiamo solo un passo: “E quando un uomo va/ a vivere di più/ le donne/ son solo lacrime /ma se ritornerà/ ferito lui lo sa/ che qui mi troverà/ e io son già felice/ se penso che/ in questa storia/ anch’io ci sarò “.
Il testo è firmato da Miki del Prete e Vito Pallavicini. Inoltre, secondo alcuni musicologi, i riferimenti romantico-esotici a Tripoli, potrebbero far pensare allo “zampino” di Paolo Conte. Comunque sia, si esclude che tra i padri della canzone vi fossero i membri di qualche rediviva associazione di “Figli (musicali) della Lupa” cultori dell’Africa Italiana, con il casco coloniale in testa…
Una canzone così, seppure bella, non poteva avere successo in quell’Italia divisa tra altare e falce e martello: democristiani e cultori del maoismo… Patty Pravo, come affabula visivamente il videoclip, la cantò, in miniabito, stivaloni, mani sui fianchi, aria di sfida: contestando i contestatori, sul palco di “Canzonissima”. Trasmissione all’epoca liquidata dai Figli di Mao, in certo senso eredi di quelli della Lupa, quale quintessenza del decadente mondo borghese del sabato sera.
Perché parlarne oggi? Innanzitutto perché Patty è sempre un angelo, mai caduto (nonostante cinque matrimoni, pare), sul quale è dolce posare lo sguardo, anche via YouTube. E poi perché, la sempre fascinosa Signora Strambelli, ha ormai superato la boa dei sessanta… Ed è bello scoprire, come per lei, il tempo non sia passato.
Infine, come restare insensibili al suo rifiuto delle mode politiche? Una sfida che ha punteggiato tutta la sua “produzione canora”, come dicono ancora oggi certi discografici all’amatriciana, col sigarone puzzolente tra labbra e denti… Come non si può amare, e per sempre, una cantante che in piena contestazione va a “Canzonissima” per prendere in giro tutti? maoisti e bacchettoni? Cantando in minigonna, quasi inguinale, una canzone cripto-fascista?
Grande Patty, sei unica. 


Carlo Gambescia

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