Lo scaffale delle riviste.: "Nouvelle Ecole", n. 57, 2007, pp. 158, Euro 20,00.
Georges Sorel |
Assolutamente da non perdere il fascicolo ancora fresco
di stampa di “Nouvelle Ecole (n. 57, année 2007, pp. 158, Euro 20,00 – nouvelle-ecole@labyrinthe.fr – http://www.nouvelle-ecole.fr/ ). Per
quale ragione? Perché è largamente dedicato a Georges Sorel (1847-1922), il
padre del sindacalismo rivoluzionario. Un pensatore, in realtà, politicamente
non classificabile. E forse proprio per questa ragione tutto da riscoprire.
Come, del resto, spiega chiaramente anche Alain de
Benoist nell'interessante Présentation: “Sorel non lavorò a una teoria
pratica della rivoluzione, ma cercò di analizzare in profondità i presupposti
dell’azione, o per farla breve: le condizioni morali e sociali di una
rigenerazione. Egli fu intransigente, e questa sua intransigenza ne spiega la
solitudine. Del resto Sorel fu considerato un “maestro” solo in Italia. Dove la
sua influenza fu notevole grazie a uomini come Arturo Labriola ed Enrico Leone.
Egli fu un autentico conservatore-rivoluzionario. Tuttavia il suo pensiero va
studiato direttamente: leggendo i suoi libri spesso poco conosciuti e
soprattutto incompresi. Evitando, insomma, le interpretazioni dei suoi
discepoli, più o meno autentici, di destra come di sinistra. Georges Sorel,
aveva coniato per la sua corrente di pensiero il termine di “Nouvelle Ecole”.
Pertanto - conclude de Benoist - una rivista che porta lo stesso nome, non
poteva non rendergli questo doveroso omaggio”.
Seguono i saggi di Yves Guchet (Georges Sorel, un itinéraire intellectuel (pp. 11-27), Philippe Duval (Georges Sorel, un révolutionnaire conservateur?, pp. 29-37), Paul Masquelier (Sorel et la morale révolutionnaire. Une lecture des “Réflexions sur la violence” , pp. 39-53), Gian Biagio Furiozzi (Sorel et l’Italie, pp. 55-59), Piet Tommissen (La réception allemande de Georges Sorel: 1897-1945. Une documentation , pp. 61-83). Ai quali sono affiancati un testo dello stesso Sorel (Le syndicalisme révolutionnaire, pp. 85-89), nonché un bellissimo scritto di Edouard Berth (Le Tertullien du socialisme, pp. 91-95). Dove si insiste sul concetto soreliano di necessaria separatezza sociale del movimento socialista. Quale esito di una "purezza" più di vita che dottrinaria, capace, come nel primo cristianesimo teorizzato e predicato da Tertulliano, di impedire ogni "imborghesimento" , ieri dei cristiani, oggi (nel senso dell'epoca in cui scriveva Sorel) dei socialisti. Al punto di permettere a questi ultimi di cambiare il mondo.
Di qui, almeno a nostro avviso, la necessità, proprio per coloro che oggi teorizzano la decrescita, di sviluppare questo aspetto del pensiero soreliano, recuperandolo all’interno di una teoria sociale e politica della transizione a una società molto diversa dall'attuale. Una decrescita che difficilmente - ecco il punto - potrà essere “felice”, soprattutto dal punto di vista della sua attuazione politica. Perché l’idea di decrescita, non può non implicare un'idea di “separatezza sociale”, come modello di vita, dei fautori di questa idea da quello teorizzato e praticato dai sostenitori dell’utilitarismo consumistico, oggi predominante. E i cristiani, per questa loro diversità, che però alla fine li condusse alla "vittoria", furono da subito perseguitati. E la stessa sorte potrebbe toccare, se ci si passa l’espressione, ai “nuovi cristiani della decrescita”… Insomma, il Sorel sociologo insegna che la pratica sociale delle idee in cui si crede, soprattutto se socialmente rivoluzionarie, implica necessariamente una separatezza di condotta, che rischia di sfociare nel conflitto politico. E a questo si devono preparare i fautori della decrescita. Il nostro augurio è che anch'essi siano dotati della stessa mitezza dei cristiani, frutto di un'autentica fede...
Infine, la parte miscellanea ci riserva gli ottimi saggi di Alain de Benoist (Jean Baudrillard, sociologue de la séduction, pp.111-117), Jerónimo Molina, Gaston Bouthoul et la polémologie, pp. 118-126), Aurore Castelvetro, Musique et mathématique: pour une orientation de recherche, pp. 127-141), Arkadi Nedel, A l’ombre séduisante de l’aristotélisme. Quelques parallèles médiévaux autour du problème de l’analogie, pp. 151.
Seguono i saggi di Yves Guchet (Georges Sorel, un itinéraire intellectuel (pp. 11-27), Philippe Duval (Georges Sorel, un révolutionnaire conservateur?, pp. 29-37), Paul Masquelier (Sorel et la morale révolutionnaire. Une lecture des “Réflexions sur la violence” , pp. 39-53), Gian Biagio Furiozzi (Sorel et l’Italie, pp. 55-59), Piet Tommissen (La réception allemande de Georges Sorel: 1897-1945. Une documentation , pp. 61-83). Ai quali sono affiancati un testo dello stesso Sorel (Le syndicalisme révolutionnaire, pp. 85-89), nonché un bellissimo scritto di Edouard Berth (Le Tertullien du socialisme, pp. 91-95). Dove si insiste sul concetto soreliano di necessaria separatezza sociale del movimento socialista. Quale esito di una "purezza" più di vita che dottrinaria, capace, come nel primo cristianesimo teorizzato e predicato da Tertulliano, di impedire ogni "imborghesimento" , ieri dei cristiani, oggi (nel senso dell'epoca in cui scriveva Sorel) dei socialisti. Al punto di permettere a questi ultimi di cambiare il mondo.
Di qui, almeno a nostro avviso, la necessità, proprio per coloro che oggi teorizzano la decrescita, di sviluppare questo aspetto del pensiero soreliano, recuperandolo all’interno di una teoria sociale e politica della transizione a una società molto diversa dall'attuale. Una decrescita che difficilmente - ecco il punto - potrà essere “felice”, soprattutto dal punto di vista della sua attuazione politica. Perché l’idea di decrescita, non può non implicare un'idea di “separatezza sociale”, come modello di vita, dei fautori di questa idea da quello teorizzato e praticato dai sostenitori dell’utilitarismo consumistico, oggi predominante. E i cristiani, per questa loro diversità, che però alla fine li condusse alla "vittoria", furono da subito perseguitati. E la stessa sorte potrebbe toccare, se ci si passa l’espressione, ai “nuovi cristiani della decrescita”… Insomma, il Sorel sociologo insegna che la pratica sociale delle idee in cui si crede, soprattutto se socialmente rivoluzionarie, implica necessariamente una separatezza di condotta, che rischia di sfociare nel conflitto politico. E a questo si devono preparare i fautori della decrescita. Il nostro augurio è che anch'essi siano dotati della stessa mitezza dei cristiani, frutto di un'autentica fede...
Infine, la parte miscellanea ci riserva gli ottimi saggi di Alain de Benoist (Jean Baudrillard, sociologue de la séduction, pp.111-117), Jerónimo Molina, Gaston Bouthoul et la polémologie, pp. 118-126), Aurore Castelvetro, Musique et mathématique: pour une orientation de recherche, pp. 127-141), Arkadi Nedel, A l’ombre séduisante de l’aristotélisme. Quelques parallèles médiévaux autour du problème de l’analogie, pp. 151.
Come sempre ricchissimo ed elegante l’apparato
iconografico.
Carlo Gambescia
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