Alessandro Campi ha avuto un malore in Germania, dove si trovava per l’inaugurazione della Buchmesse. Ora sta meglio.
Quel che però colpisce, diciamo sociologicamente, è che appena rimessosi ha scritto sulla sua pagina Fb, per dirla da verbale dei carabinieri, quanto segue:
“Cari amici, care amiche, grazie per il calore, la premura e la vicinanza (…). Se volete la versione ironica, il mio improvviso malore a Francoforte, subito dopo l’inaugurazione delPadiglione Italiano (peraltro splendido), è stato causato dalla lettura dell’intervista a Roberto Saviano, che verrà alla Buchmesse – parole sue – “come atto di resistenza”. A chi? A che cosa? Verrà semplicemente a fare la parte del martire della politica che non è e della vittima per le sue idee che nessuno perseguita. E magari da queste parti qualcuno gli crederà anche” (*)
Sono parole emblematiche. Di cosa? Di un automatismo mentale, qualcosa di irriflessivo. Perché la “versione ironica” è stata subito ripresa a soffietto dalla stampa organica alla destra meloniana, con rapidità e toni diremmo, "automatico-simpatetici". A sinistra, per ora, non si è registrata alcuna reazione, a cominciare da Saviano. Probabilmente per un combinato diposto tra il rispetto per le condizioni di salute di Campi e la pigrizia mentale.
Per quale ragione la destra ridicolizza uno scrittore che vive sotto scorta da quasi venti anni perché nel mirino della Camorra?
Parliamo di un intellettuale che con Gomorra è entrato nella lista dei condannati a morte stilata dalla Camorra. Sappiamo di usare parole forti, ma per la Camorra, Saviano è un morto che cammina. Come si può ironizzare su un condannato, e per giunta ingiustamente e vergognosamente, alla pena capitale?
Pertanto il vero punto della questione è la reazione pavloviana della destra. Il fatto sociologico non quello individuale.
Perché, ripetiamo, tutto quest’odio?
Saviano non è di destra? Non piace perché è antifascista e non smette di ricordarlo? Ma non è proprio la destra a parlare di “cultura nazionale”? Dicitura oggi preferita al posto di “cultura di destra”? E cosa c’è di più antinazionale della Camorra?
Antifascismo. Qui il problema è di Fratelli d’Italia, che evidentemente ha più di uno scheletro nell’armadio. Inoltre, sempre a proposito della cultura nazionale, come non si può non considerare un valore comune, quindi nazionale, uno scrittore celebrato all’estero?
Forse perché i panni sporchi si devono autarchicamente lavare in Italia? E quindi Saviano avrebbe il torto di aver venduto in tutto il mondo milioni e milioni di copie di Gomorra?
In fin dei conti, i corifei massmediatici della destra meloniana odiano Saviano per una ragione molto semplice. Non è dei “loro”. Se solo cedesse ( si pensi a un romantico tête-à-tête, come per Musk, con Giorgia Meloni), sarebbe accolto, ovviamente per i soliti ordini dall’alto, a braccia aperte. Tramutandosi, come per magia, in uno dei cardini della “cultura nazionale”.
Però a destra si sa bene che ciò non potrà mai avvenire. Di conseguenza Saviano rappresenta una specie di capitolo chiuso del Libro Nero della destra: un morto che cammina.
Carlo Gambescia
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