Sorvolando sulla fondatezza o meno dei dati OXFAM (*). Anzi diamoli per buoni, come definire titolo e articolo de “l’Unità”? Un contributo alla pace? Dal momento che qualcuno potrebbe pensare che se Netanyahu si togliesse o fosse tolto di mezzo, la pace in Medio Oriente trionferebbe. In realtà, Netanyahu o meno, sono quasi ottant’anni che la pace latita.
E qui si apre la questione delle responsabilità che ogni osservatore risolve in base alla preferenze politiche. Discussioni infinite. Ecco allora che Netanyahu e gli statisti che lo hanno preceduto sono giudicati campioni della libertà dagli amici di Israele e mostri dai suoi nemici. Come da titolo.
Come giungere allora a una valutazione onesta dell’operato di Netanyahu? In politica valutazioni oneste non esistono. Come giudicare allora l’opera di un uomo politico?
Diciamo subito che Hitler senza i bombardamenti a tappeto sulla Germania e una guerra feroce su più fronti avrebbe vinto. La sua vittoria avrebbe condotto alla sparizione della moderna civiltà liberale. Lo stesso metro può essere esteso alla altrettanto devastante guerra combattuta nel Pacifico contro i giapponesi.
Perciò fecero benissimo, nell’ora più buia, Churchill, Roosevelt, de Gaulle, a resistere, anche alleandosi in seguito con il diavolo Stalin, anticapitalista e antiliberale. Si doveva vincere. Punto. Era in gioco, ripetiamo, la sorte dell’Occidente. Essere liberali e civili non basta con i nemici illiberali e incivili. Vanno schiacciati, per non essere schiacciati.
Nella Seconda guerra mondiale il numero delle vittime civile superò quello delle vittime militari (30 milioni contro 40). Gli Alleati complessivamente ebbero più vittime dei paesi dell’Asse ( 44 milioni contro 10) (**).
Ora per lo stato di Israele si pone lo stesso problema: si deve vincere. Se abbassasse le armi, sarebbe immediatamente cancellato. Con una interessante variante però, che Netanyahu ha saputo cogliere da quell’abile statista che è.
Quale? Che al momento i nemici regionali di Israele sono in difficoltà. E non per gli accordi di Abramo di normalizzazione dei rapporti diplomatici. Accordi del 2020, proposti svogliatamente da Trump, e siglati da Israele, Emirati arabi, Marocco e Sudan, il nulla sul piano militare… Accordi che eventualmente sono l’effetto di queste difficoltà non la causa.
Può apparire bizzarro, nel momento in cui in Occidente ci si piange addosso, il mondo arabo e islamico comincia a capire che non può competere con la forza economica, tecnologica e militare dell’Occidente. Russia e Cina, sono un passo indietro se non due. I BRICS una trovata propagandistica del giornalismo geopolitico filorusso.
Non è la prima volta nella storia dell’Occidente che un’unità politica gode di un credito esterno, che fatica, tra una lacrima e l’altra, ad attribuirsi all’interno. Si pensi all’atteggiamento, per così dire reverenziale, dei Persiani verso la Grecia vittoriosa a Maratona e Salamina, che durò per secoli, ben oltre le conquiste di Alessandro. Oppure all’atteggiamento delle popolazioni “barbare”, nelle loro varie sfumature etniche, che consentì all’Impero romano d’Occidente altri due secoli di vita. Che nel caso di quello d’Oriente divennero più di dieci, benché a fasi alterne. In sintesi, Atene e Roma, e alla fine anche Bisanzio, si suicidarono. Per farla breve: consunzione interna, con spallata finale esterna.
Quindi, e a maggior ragione, se “ci si crede” si può durare. Anche a lungo.
Di questa difficoltà morale del mondo islamico, che spiega le reazioni disperate sul piano terroristico di minoranze violente che poco conoscono la storia, Israele sta approfittando, tra l’altro dopo essere stata gravemente provocata e attaccata.
In che modo? Innanzitutto riducendo alla ragione organizzazioni come Hezbollah e Hamas che hanno militarizzato le popolazioni palestinesi. Altro che civili… Nella migliore delle ipotesi donne e bambini sono usati come scudi umani a scopi propagandistici. Come del resto fece Hitler che a sua volta, soprattutto negli ultimi due anni di guerra, militarizzò le popolazioni tedesche, donne, anziani, ragazzi dai sedici anni in su.
In realtà, al momento l’unico vero ostacolo alla pace nell’area mediorientale è rappresentato dall’Iran. Il che significa che solo l’eliminazione di questo regime teocratico può garantire la normalizzazione. Ovviamente, non basta vincere, occorre convincere. Il che implica l’integrazione culturale delle popolazioni palestinese e iraniana: la loro occidentalizzazione. Solo dopo si potrà parlare delle forme istituzionali. Ciò significa che, per quel che riguarda la Palestina, la tesi dei due stati, uno dei quali nelle mani dei fondamentalisti islamici, al momento, non ha alcun fondamento reale. Qui però anche Israele dovrà fare la sua parte: deve capire l’importanza dell’integrazione.
Israele, in qualche modo, è la buona coscienza di un Occidente che invece si piange addosso. Un Occidente che vede rinascere al suo interno la bestiaccia antisemita. Un Occidente che nasconde la testa nella sabbia, salvo quando si tratta di attaccare Israele.
Il titolo de “l’Unità” è la riprova di questo atteggiamento piagnone, disfattista, chiaramente autolesionista. che favorisce i nemici dell’Occidente e di Israele.
Per contro, Gerusalemme sta facendo un buon lavoro. Qui la sua buona
coscienza. Che spiega la forza tranquilla di Netanyahu, statista all'altezza di Churchill, Roosevelt, de Gaulle. Altro che terrorista... Se lo è lui, lo furono anche Churchill, Roosevelt, de Gaulle. Questa però è la tesi dei fascisti e degli antisemiti, di destra e sinistra. Di coloro che sono stati sconfitti e che sognano la rivincita.
Infine resta un fatto: la teocrazia iraniana va abbattuta. Solo allora tornerà la pace, non eterna né universale, ma almeno nell’area mediorientale.
È così difficile capirlo?
Carlo Gambescia
(**). Per una sintesi: http://www.lacittainvisibile.it/la-seconda-guerra-mondiale/le-vittime-della-guerra.html .
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