Alla destra Kamala Harris non piace. Pensiamo alla destra pseudoculturale dei Socci, dei Veneziani, che parla, con battute da avanspettacolo, di "Kamaleontismo". Si ride della sinistra italiana alla quale invece Kamala piace. E allora, pur di svergognare i post comunisti (guai però a toccare i post fascisti…), giù insulti, risalendo fino a Togliatti, eccetera, eccetera.
Crediamo, che al di là delle grandi questioni che pone e porrà sempre il realismo politico, anzi metapolitico, esista una fondamentale questione di decenza politica.
Intanto che cos’è la decenza? Ecco la definizione da vocabolario: “Decoro, convenienza, pudore, in armonia con il rispetto dovuto alle esigenze morali e del vivere civile: vestire, parlare, comportarsi con decenza; offendere la decenza pubblica”.
E sul piano politico? La decenza politica fu storicamente introdotta dal liberalismo. Si chiama anche rispetto per l’avversario. Dicesi pure tolleranza. Constant, seppure diagonalmente, dedicò pagine interessanti alla questione, come pure Tocqueville. Ma vanno rilette le opere di Norbert Elias sull’origine della moderna civiltà della buone maniere. Infine restano tuttora valide le divagazioni di Elena Croce sullo snobismo liberale.
La decenza politica consiste nell’evitare accuratamente di ricorrere all’insulto politico. Nell’evitare toni e argomenti triviali. Per dirla in altro modo: la decenza politica implica il rifiuto di delegittimare l’avversario. La decenza politica rifiuta l’indecenza della riduzione dell’avversario a orrida macchietta. E qui si pensi, ad esempio, agli stereotipi antisemiti. Anche perché, come prova la storia dell’estremismo politico novecentesco, si comincia con l’irrisione e si finisce con l’eliminazione fisica dell’avversario politico, liquidato, ridendo e scherzando, come nemico assoluto.
Insomma chi pratica l'indecenza politica è politicamente indecente. E si è indecenti politici perché si pratica l'indecenza politica. Cerchio chiuso.
Detto questo si apre un’altra questione. Quella di come si possa sostenere (al di là delle conseguenze negative di tipo politico) un candidato indecente come Donald Trump e irridere una candidata decente (al di là della scelte politiche che possono piacere o meno) come Kamala Harris.
Da una parte c’è un pazzo invasato, che ha già tentato un colpo di stato, dall’altra una normalissima donna con idee di sinistra, liberal come si dice negli Stati Uniti. Due pesi, due misure (potrà pensare il lettore)? Chi invita all’assalto di Capitol Hill, condivide una cultura della violenza politica che non ha nulla a che vedere con la pur antipatica cultura del politicamente corretto. Un cosa è fare, un’altra è dire.
Probabilmente, nel mondo di oggi, dove i comici, assurti a leader politici o comunque a consiglieri del principe, fanno oggetto di derisione in televisione e sui social tutti e tutto, la decenza politica è andata a farsi benedire.
Donald Trump, pur non essendo un comico, ha un passato di conosciuto e focoso conduttore televisivo. Negli ultimi anni la scienza politica, dopo avere studiato a fondo il ruolo del mass media e dei social nella trasformazione della comunicazione politica, ha confermato ciò che è sotto gli occhi di tutti (ovviamente di coloro che “vogliono” vedere): che la retorica comunicativa si è fatta violenta e volgare. Indecente in una parola. E Donald Trump ne è un classico esempio. Ma si pensi pure a Grillo in Italia. Il leader delle grandi manifestazioni di piazza all’insegna del “vaffa”. Un uomo che ha creato da zero un movimento, poi tramutatosi in partito di governo, che ha fatto dell’indecenza politica la propria bandiera.
Diciamo allora, per tornare alla destra, che Socci e Veneziani (ma che dire di un “fine” storico dell’arte, come Vittorio Sgarbi?) sono due consumati esempi di un giornalismo che ignora il concetto di decenza politica. Va detto che Veneziani, il “filosofo”, così dice di se stesso, ha dietro di sé una “tradizione” di indecenza politica che risale a Pitigrilli, scrittore satirico molto apprezzato nell’Italia di Mussolini.
Insomma, essere dalla parte di Kamala Harris, i cui programmi politici, ripetiamo, possono piacere o meno, significa comunque stare dalla parte della decenza politica.
Dicono però che anche Kamala Harris, come molti democratici, non sia proprio tenera verso Trump.
Cosa diceva Montanelli? Grande giornalista liberale che conosceva, e perciò voleva evitare, sia i fascisti che i comunisti? Turarsi il naso e votare i partiti dalla parte della liberal-democrazia. E di riflesso della decenza politica.
Trump, la cosa è innegabile, ha delle pericolose potenzialità fasciste.
Donald va evitato come la peste. Perciò, turarsi il naso e simpatizzare.
Kamala val bene una messa nel politicamente corretto.
Carlo Gambescia
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