Sul caso Arianna Meloni desideriamo elevare il tono del dibattito politico. Per ora di bassissimo livello. Per fare questo dovremo partire da lontano. Chiediamo perciò al lettore un pizzico di pazienza.
Sul complottismo negli ultimi anni è fiorita una letteratura scientifica notevole. Però gli studiosi non sono giunti a conclusioni comuni e convincenti sotto il profilo conoscitivo.
Crediamo invece si debba risalire a Pareto, che elaborando il concetto di “istinto delle combinazioni”, come qualcosa di residuo, ossia di permanente, nel comportamento sociale, sottolineò il ruolo giocato dalla passione, tipicamente umana, di pretendere di fornire sempre una spiegazione a tutto in modo sia scientifico che fantastico. Quindi l’istinto delle combinazioni può far avanzare come pure far regredire la scienza.
“Si parva licet”, nel nostro Trattato (*) parliamo di una regolarità metapolitica, un atteggiamento che si ripete nella storia umana, pur assumendo contenuti storici differenti, e che si manifesta nella persistenza della razionalizzazione o giustificazione ideologica dei fenomeni politici a livello di comportamenti.
Insomma, l’uomo razionalizzando, spiega e spiegando comprende e molto spesso giustifica. Purtroppo non è mai facile individuare il confine tra scienza, comprensione e giustificazione. Come pure tra istinto delle combinazioni buono (scienza) e istinto delle combinazioni cattivo (ideologia) .
Ad esempio, il marxismo, teoria che si autodefinisce scientifica, perché si dice fondata sul materialismo storico-dialettico, fornisce al tempo stesso una forma di razionale comprensione storica e di giustificazione della rivoluzione sociale e politica. I cui frutti velenosi, storicamente parlando, sono sotto gli occhi di tutti.
Riassumendo: l’uomo, per dirla con Pareto, combina fatti e opinioni sui fatti, il che può andare a uso e consumo dell’ ideologia, come pure della scienza.
Il nodo cognitivo da sciogliere a proposito dell’istinto delle combinazioni è rappresentato dalla relazione tra fatti e opinioni sui fatti. Hume fu tra i primi a invitare gli scienziati a distinguere in materia. Cosa non facile. O comunque non per tutti gli “scienziati”. Diciamo che tuttora nelle scienze sociali prevale l’istinto delle combinazioni nella sua versione “cattiva”. Il che spiega perché non esiste una posizione comune sul complottismo.
Va detto che se gli scienziati almeno tentano di distinguere tra fatti e opinioni, i mass media, per non parlare dell’universo social, e di riflesso la politica, sguazzano nella razionalizzazione o giustificazione ideologica.
Ma distinguere i fatti dalle opinioni che cosa significa? E qui torniamo alla polemica in corso su una presunta indagine della magistratura nei riguardi di Arianna Meloni.
I fatti indicano che non è in atto nessuna inchiesta. Però l’opinione prevalente della destra, di tipo complottista (nel senso che vede cospirazioni ovunque), è basata sull’opinione che la sinistra giochi sporco. Cosa non ancora provata, se non a livello di poco attendibili ricostruzioni giornalistiche, spesso di parte. Su Tangentopoli, ad esempio, manca ancora una seria analisi ricostruttiva. Insomma il discorso è ancora aperto. Inoltre Berlusconi, “il perseguitato”, per dirla alla buona, non era certamente un santo.
Per contro è un fatto, addirittura storico, che il fascismo, dal quale discende Fratelli d’Italia (passando per il Movimento Sociale e Alleanza Nazionale) si sia sempre nutrito di complottismo ideologico contro gli ebrei, contro i borghesi, contro gli americani, contro i comunisti, eccetera. Parliamo di fatti non di opinioni sui fatti.
Pertanto i difensori di Arianna Meloni, a causa dei propri natali ideologici, per così dire, sono naturalmente portati a mescolare fatti e opinioni: siamo davanti a razionalizzazioni-giustificazioni ideologiche per attaccare magistratura e avversari politici. Dal punto di vista complottista della destra è scontato che Arianna Meloni sia innocente e vittima della famosa sinistra che giocherebbe sporco. Cosa, come visto, ancora tutta da dimostrare sul piano di una ricostruzione storica scientifica.
Come detto, se per un verso l’istinto delle combinazioni, distinguendo tra fatti e opinioni, aiuta la scienza (versione buona), per l’altro mescolandoli, in chiave complottista, favorisce la razionalizzazione o giustificazione di determinati comportamenti politici (versione cattiva).
Sotto questo aspetto la mancata distinzione tra fatti e opinioni sui fatti ci aiuta a capire meglio la natura di quello che altrove abbiamo denominato il fascismo cognitivo (**).
Per farla breve: il caso della difesa in chiave complottista di Arianna Meloni non è che un’altra prova della natura fascista, profondamente fascista, quindi di approccio mentale, cognitivo dunque, di Fratelli d’Italia.
Carlo Gambescia
(*) C. Gambescia, Trattato di metapolitica, Edizioni Il Foglio, 2023, vol.I, pp. 159-160, vol. II, pp. 157-186.
(**) Qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2024/07/giorgia-meloni-e-il-fascismo-cognitivo.html .
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