Definiremmo la cerimonia di apertura delle Olimpiadi parigine una carnevalata per turisti. Chiassosa e fumosa, una specie di rappresentazione pubblicitaria di una Francia sopra le righe. Secondo lo stilema, per parlare difficile, a tinte forti della pubblicità: uno spot di quattro ore. Da tirarsi un colpo di pistola alla tempia.
Scherziamo. Piaccia o meno, questi sono i gusti “massosi” (da massa) dei tempi. Così è. Citofonare Ortega y Gasset.
Quanto all’ Ultima Cena Queer (per semplificare) - ammesso e non concesso che questo fosse lo scopo degli organizzatori - non vi scorgiamo nessuna offesa alla religione. Anche perché il concetto di “offesa alla religione”, evocato dalla destra e da alcuni prelati, è roba da fondamentalisti. Cioè la destra, inclusiva dei soliti preti con la lente di ingradimento, ancora una volta, ha provato di essere, nonostante le scemenze sui pericoli della “sostituzione”, più islamista degli islamisti. Questa destra è tutto eccetto che liberale. Ecco il vero problema.
La destra, attacca il fondamentalismo islamico, ma difende il fondamentalismo cristiano. Si comporta, diciamo idealmente, come quei terroristi che massacrarono i giornalisti di Charlie Hedbo. La forma mentis è la stessa.
Per quale ragione? La destra rifiuta tuttora la modernità. E che cos’è la modernità? Libertà di parola. E la libertà di parola implica la libertà di inquadrare l’Ultima Cena nell’ambito della cultura Gay (semplificando). E' cosa di cattivo gusto? Può darsi. La civiltà è "massosa". Di questo ride e sorride. Certo, al cristiano può non piacere perché vede offesi, eccetera, eccetera. Però offesi non vilipesi. Il cattivo gusto non è sinonimo di reato, cioè di carcere. O peggio ancora qualcosa da punire con la morte.
Il cristiano perciò deve farsene una ragione. Dal suo punto di vista preghi di più per i “peccatori”. Senza però andare oltre. Quando alla destra politica, non sfrutti la religione, per imporre le sue idee arcaiche su dio patria e famiglia.
Non lo si dimentichi mai: la modernità è separazione tra stato e chiesa. E non si può, anzi non si deve, pretendere una legislazione che imponga ciò che è giusto e sbagliato dal punto di vista del cristianesimo. Nella società secolare, se esiste una cosa sacra, questa è la libertà di parola e di pensiero.
Chiedere che la legge introduca nei costumi (diciamo) limiti di tipo religioso è una forma di confessionalismo. Detto altrimenti: di subordinazione di un partito o di uno stato alle autorità religiose. Roba da giurisprudenza islamica.
La destra, nemica della modernità, ragiona come un politico musulmano. Si rimette alla parola del “cadi”, il giudice musulmano di nomina governativa, nel nostro caso il papa o un prelato, affinché si definisca ciò che è giusto o sbagliato, dal punto di vista, per così dire, della “Sharia cristiana”.
E tutto questo accade nonostante il Rinascimento, l’Illuminismo, il Liberalismo. Siamo ancora qui a discutere di blasfemia. Di offesa alla divinità. Altro termine che appartiene al vocabolario fondamentalista.
Che malinconia.
Carlo Gambescia
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