In tempi normali un titolo del genere lo si può leggere su un giornaletto di estrema destra. Una bella risata e via. E invece no, i tempi non sono più normali. Non siamo più dinanzi a un innocuo scemo del villaggio. Il titolo è su “Libero”, che non è proprio una testata sconosciuta. E non è proprio il caso di ridere, soprattutto alla luce di quel che ha dichiarato Giorgia Meloni, a proposito delle vittoria lepenista: che è finita la “demonizzazione” della destra, e che le sue preferenze, estrema o meno, andranno sempre alla destra.
La destra “demonizzata” è quella dalle radici fasciste. Una destra che normale non era e non è. Sicché torna a galla un odio verso la sinistra, paranoico (come prova il titolo di “Libero”), tipicamente fascista, che porta indietro Europa e Italia al primo dopoguerra, quando il "pericolo rosso", con la Russia in fiamme, favorì la violenza fascista. L’Europa della guerra civile, per dirla con Nolte.
Ora quel pericolo rosso (ammesso e non concesso, eccetera) non esiste più , eppure i toni paranoici sono rimasti. I fascisti dopo Mussolini nulla hanno dimenticato, nulla hanno imparato. Sembra che il secolo che ci separa dall’odio squadrista sia passato invano.
Un piccolo ripasso: il paranoico politico è un individuo politicizzato, un partito, un movimento, tutti caratterizzati da una forte sospettosità e diffidenza verso gli altri, che persiste anche in assenza di reali minacce. Un partito che presenta un carattere paranoide tende a interpretare gli eventi in modo malevolo, ostile e umiliante. Sotto questo profilo il fascismo è un fenomeno di paranoia politica. Un caso da manuale. Il che spiega l’atteggiamento di Giorgia Meloni verso la sinistra ( e non solo: si pensi ai migranti).
Di conseguenza, e per restare in metafora, la “demonizzazione”, evocata dalla Meloni, per fare un esempio chiaro per tutti, in realtà non è altro che una misura estrema, una specie di TSO al quale le democrazie liberali, loro malgrado, non potevano e non possono non ricorrere, per evitare che il fascista paranoico, per così dire, faccia male a se stesso e agli altri, rifiutando la sua liberal-democratizzazione.
Quel tipo di destra dalle radici fasciste è stata isolata costituzionalmente? Non c’era altra soluzione. Quindi non demonizzazione, ma autodifesa liberal-democratica.
Quanto scriviamo, può apparire forte, e per certi aspetti lontano dalla tolleranza liberale, diciamo basagliana. Ma anche lo stesso Basaglia, pur in altro ambito, riteneva indispensabile in alcuni casi intervenire. Va detta anche un’altra cosa. A combattere i barbari – questa destra – si corre il rischio di imbarbarirsi. Ma sorridere o ridere di un paranoico, senza fare nulla, significa esporsi al pericolo. Il paranoico può sempre passare all’atto.
Fuor di metafora, i nemici della liberal-democrazia andrebbero sempre messi in condizioni di non nuocere alla nostra libertà. E invece cosa è accaduto? Che sono stati aperti i manicomi politici. Sotto questo aspetto Berlusconi sta a Basaglia. In qualche misura le intenzioni dell’uno e dell’altro erano buone. Ma le vie dell’inferno, eccetera, eccetera,
Sicché nelle strade politiche si sono riversati i paranoici politici. Che ora si rafforzano ovunque. Si pensi a quei barboni, con qualche rotella di meno, che agitano la bottiglia di birra che hanno tra le mani, inveendo contro i passanti: “La demonizzazone è finita”, “Macron e la Salis sono d’accordo”, “Putin e Trump sono bravi ragazzi”, “Tu, brutto negro, perché mi guardi?. E così via. Da un momento all’altro quella bottiglia di birra potrebbe essere scagliata contro un passante…
Chi avrà il coraggio di riaprire i manicomi, prima che sia troppo tardi?
Carlo Gambescia
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