Non è corretto parlare di due destre, una liberale, una statalista. A questo pensavamo dopo aver letto l’intervista di Marina Berlusconi al “Corriere della Sera” e prestato attenzione alle dichiarazioni del ministro Nello Musumeci. Ci spieghiamo.
La prima, imprenditrice, figlia dello sdoganatore del Movimento Sociale, si è dichiarata in sintonia con la sinistra sui diritti civili (aborto, fine vita, Lgbt),la sua è una bella celebrazione della libertà. Il secondo, già missino sfegatato (scrisse un libro su Filippo Anfuso, ambasciatore fascista poi parlamentare missino, coinvolto nell’assassinio dei fratelli Rosselli), ora ministro, si fa bello annunciando una legge sullo spazio subacqueo. Siamo i primi nel mondo proclama. Certo, non bastano spiagge e mare, si vuole pure “demanializzare”, magari a colpi di droni sottomarini, il fondo del mare. Il suo è il classico brutto cantico dello statalista.
Si dirà che entro le 12 miglia marine già tutto è proprietà dello stato. E perché non venti, trenta, quaranta, eccetera? Mai mettere fine alla provvidenza statalista. In realtà è il principio ad essere sbagliato: il mare, con annessi e connessi, è di tutti, non dello stato o degli stati. La libertà dei mari è civiltà moderna. E liberale. Libera circolazione di uomini, idee, beni. Si chiama, ripetiamo, mo-der-ni-tà.
L’idea regolativa deve essere quello della libertà dei mari e non quella dello spazio marino tribale. Quindi tempo dei commerci non delle tribù. Si dirà, ma allora la difesa nazionale, le risorse costiere, marine e sottomarine? Lasciar fare, lasciar passare. Poi si vedrà.
Ricapitolando: per quale ragione non è corretto parlare di destra liberale e destra statalista? Perché un liberale è un liberale senza aggettivi.
Purtroppo la cultura statalista è molto diffusa. Probabilmente anche Marina Berlusconi pecca di statalismo riflesso, diciamo ambientale, quando si definisce di sinistra su certi temi. Non è di sinistra, né di destra, la figlia del Cavaliere è liberale tout court. Ormai è maggiorenne da un pezzo qualcuno dovrebbe dirle la verità.
Per contro Nello Musumeci neppure sa dove sia di casa il liberalismo. Gli manca quella che si potrebbe chiamare la normalità liberale. Sotto questo profilo è un anormale. Cioè, nel mondo moderno, la libertà è la norma: è ciò che è consueto, qualcosa di consuetudinario. Una tradizione: quel che ci si aspetta, diciamo “tradizionalmente” nei comportamenti, da se stessi e dagli altri. E Musumeci invece si aspetta solo l’intervento dello stato.
La libertà non è di destra né di sinistra è un modello e una pratica di comportamento che abbraccia tutti, a prescindere dalle scelte politiche.
Abbraccia? Diciamo abbraccerebbe, perché poi ci sono i Musumeci, che
alla libertà dell’individuo oppongono la libertà dello stato. Se il
liberalismo è libertà dallo stato, l’antiliberalismo è libertà dello
stato. Di decretare, ad esempio, che spiagge, coste, e fondali
marini sono suoi. Impedendovi qualsiasi attività, a cominciare da quelle
economiche svolte da individui privati. Di qui il balletto fiscale a
scopo di ingrossare le entrate statali: divieti, concessioni,
licenze, permessi, eccetera, eccetera. Peggio della libertà-franchigia,
concessa dai re e dagli imperatori medievali. Un bel tocco di modernità...
E non apriamo il discorso sui diritti civili, diritti che la destra, sempre dei Musumeci, giudica pericolosi per la società e lo stato. Non lo apriamo perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.
Concludendo, o si è liberali senza aggettivi, o non si è liberali.
Carlo Gambescia
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