Dalla dittatura ci salverà l’ incompetenza
di Conte?
Alessandro
Campi avanza l’ipotesi di un nesso tra potere e incompetenza (*). Incompetenza nel senso di
essere sprovvisti delle cognizioni e dell’esperienza necessarie a ricoprire una
carica politica. Un
fenomeno, particolarmente attuale, diffuso in Italia come altrove, che minerebbe nell’uomo politico - si legge - ogni capacità di prevedere, decidere,
organizzare. Una deriva che nascerebbe da quella volontà di “lisciare
sempre per il verso del pelo ” l’elettore.
Insomma, invece di studiare e prepararsi,
si preferisce twittare e promettere
tutto a tutti, inseguendo giorno per giorno il facile consenso elettorale. Il che premierebbe i politici incompetenti rispetto ai competenti, che invece si guardano bene dal fare facili promesse.
Sintetizzando
le conseguenze del ragionamento di Campi: nessun pericolo di potere pervasivo per il
futuro, ma solo il rischio di un “governo”
autoritario e pasticcione. Insomma. come si lascia intendere: il Governo Conte non ha nulla di orwelliano, ma molto di italiano…
Cosa
dire? Che per un professore di scienza politica la tesi lascia a molto a desiderare. Sia sul
piano di un approccio istituzionale alla
questione del potere, sia sul piano
concettuale della notissima (in letteratura) distinzione tra stato e governo (e relative ricadute sul
piano del potere): un discrimine che non si può assolutamente ignorare. Ci spieghiamo subito.
In
primo luogo, certo, il
potere può anche essere incompetente e pasticcione, ma ciò non significa che la sua stretta sulla società sia meno dura. Campi
che ha scritto di Mussolini, non può ignorare come il fascismo unisse all’incompetenza (come
provano ad esempio autarchia e guerra
mondiale) un durissimo controllo sociale.
E lo stesso discorso, può valere, a fortiori per l’Unione Sovietica dove
il comunismo, pur brillando per incompetenza,
mai allentò la morsa sulla società russa.
Il
Governo Conte, degli incompetenti , in meno di quindici
giorni - si badi al risultato - ha confinato
l’Italia in casa. Neppure Mussolini era
riuscito a tanto.
Pertanto l’incompetenza, sbandierata da Campi, può
essere un buon argomento solo per tirare la volata alle destre - come provano i regolari attacchi “all’incompetente
Conte” sulla “Verità”,
sul “Giornale”, su “Libero” - ma non per fare scienza politica seria. Oppure, se così non fosse, consigliamo a Campi,
anche se tardi, di cambiare mestiere.
In
secondo luogo, concettualmente e sociologicamente, lo stato è una cosa il governo un’altra. Una
distinzione che rimanda al primo anno di
Scienze politiche. Cosa significa? Che
il governo passa, o meglio gli uomini che ricoprono cariche governative, mentre
lo stato, ossia l’organizzazione amministrativa, resta. Pertanto, di regola, al governo incompetente può fare o meno da antidoto, un’ amministrazione
competente: competente nel senso che sa come portare a effetto o meno i provvedimenti
del governo. E qui rinviamo all’ottimo volume di Guido Melis (La macchina imperfetta), che prova come l’amministrazione
pre-fascista, ancora in carica dopo 1925-26, tentò, non sempre riuscendovi, di "mettere toppe", se non proprio liberali ma
quasi, alla autoritaria incompetenza dei
ministri fascisti. E dello stesso
Mussolini agli Esteri ( Contarini, docet).
Pertanto
la questione è più complicata di come scrive Campi. L’incompetenza
non è un passepartout capace di garantire una società dalla deriva orwelliana. Nell’ Italia di oggi,
dove l’amministrazione pubblica, non è più quella prefascista, venata di liberalismo,
all’incompetenza dei ministri andrebbe “a incollarsi” il truce burocratismo di una pubblica amministrazione, tra l’altro
molto sindacalizzata e di sinistra, che
odia tutto ciò che solo odori di iniziativa
privata, (La casta catto-socialista che
governa da anni il Ministero dello
sviluppo, docet).
Concludendo,
Campi ha torto.
L’Italia
rischia grosso, proprio perché incompetenza
non è sinonimo, per così dire, di autoritarismo
blando. E una scienza politica che ignori
tutto questo, non è
scienza politica ma pseudoscienza impolitica. O peggio ancora, purissima politica politicante, nel senso
di tirare la volata a questo o quello.
Carlo Gambescia