sabato 18 aprile 2020

Contrordine camerati, Conte è un nemico della Libertà
La destra che non conosce  vergogna


Capita in questi giorni di leggere  su giornali  e siti di destra  intemerate contro  un  Governo dal quale ovviamente la destra è fuori.  Si attacca  Conte perché  infierisce  sui cittadini. Cosa verissima per carità.
Una domanda però. La destra italiana, che ora più si accanisce, in particolare quella che continua a ritenere Mussolini il più grande statista del secolo, dove era due  mesi  fa? Quando  Conte  ha iniziato il bombardamento decretizio a tappeto che  ha messo  l’Italia agli arresti domiciliari e  sul lastrico?  
Conte  “decretava” e la destra riunita  -  Salvini, Meloni, Tajani - chiedeva  provvedimenti ancora più duri.  E quei quattro straccioni, appesi ai cinquanta, cento euro,  degli intellettuali post-missini e post-aennini,  subito  pronti a fare sì con la testa.  L’unico che ha preso posizione ufficialmente contro la  demenza politica della reclusione ammazza-economia,  si chiama Vittorio Sgarbi: intellettuale, quando si dice il caso, dichiaratamente liberale... Certo,  il "personaggio"  può piacere o meno ( a chi scrive  non piace) però fin dall’inizio ha mandato  il Governo Conte  al diavolo.
I post-aennini invece, quando e   se hanno attaccato i provvedimenti liberticidi,   lo hanno fatto in nome di una pseudo-idea di  mobilitazione totale jüngeriana: più chiusure, più soldi, più controlli. L’Asl militarizzata come continuazione dell’operaio totale con altri mezzi… Al tecnico, che dicono di odiare,  avrebbero messo la divisa. Tutto qui (si fa per dire…).

Però, ora che si comincia a capire, che si tratta di un’epidemia “fiction”, dalle disastrose  conseguenze “reali”, soprattutto economiche, si prova a tirare  fuori dalla manica la carta versipelle  della difesa della libertà.  
Però in febbraio e marzo, gli stessi intellettuali, che ora si atteggiano a libertari, si sono ben guardati dal criticare la militarizzazione della società italiana a opera del Governo Conte  appoggiata  da una   destra politica, pronta a difendere  le  decisioni tipo Dottor Stranamore  varate dai  propri  governatori…  
Si sono tutti ben guardati, ripetiamo,  dal difendere la libertà. Se al posto di Conte vi fossero stati Salvini e Meloni (e pure Tajani...), per le strade avremmo avuto i carri armati… E gli stessi intellettuali di destra che ora si atteggiano a libertari avrebbero applaudito. E chissà, anche salutato romanamente.
Il punto è che la destra, in particolare quella neofascista, o comunque di “immarcescibili”  simpatie  mussoliniane e romantico-fasciste   è  priva di qualsiasi cultura della libertà. In una parola, anzi due,  è antiliberale e statalista.  E per tutta la vita.

Parliamo  di intellettuali che  non hanno il minimo  strumento  culturale per contrastare il pesante statalismo della sinistra. Se non quello di un chiassoso e pittoresco anarchismo politico, di stampo tardo romantico,  al quale si ricorre più che volentieri,   salvo poi prostrarsi davanti al capo carismatico, soprattutto quando il duce del momento sventola i cinquanta, cento euro.
Parliamo di una   destra intellettuale (parola grossa), che è statalista quanto e più della sinistra. E che al terzo bicchiere di vino si commuove  ancora  per  “ i fascismi sconosciuti”.  Che di libertà non capisce nulla. Peggio:  non vuole e non può capire. E purtroppo non tace.
Forse perché non  conosce vergogna.



Carlo Gambescia