Si può
insegnare il bene? Una lettera di Aldo La Fata
Il pericolo dello"Stato etico"
Caro
Carlo, ho letto.
Posto che non conosco Massimo Maraviglia e
che non ho letto nulla di suo, mi limito a qualche considerazione solo su
quanto da te scritto (*). Ora, se qualcuno mi chiedesse se esiste una
"scienza del bene" e se esiste un "metodo" che si possa
insegnare, la mia risposta sarebbe senz'altro negativa. Negativa perché il bene
non ha un carattere oggettivo o assoluto: ciò che noi europei e occidentali
intendiamo per bene, ad altre latitudini, in contesti e culture differenti o su
altri pianeti (ma sì, allarghiamo pure gli orizzonti!), potrebbe essere
ritenuto un male.
Chi decide cosa sia "bene" e cosa sia "male"? Solo un'autorità superiore lo potrebbe. Quindi un anticristo o un dittatore planetario. Il bene che possiamo fare e di cui siamo capaci è sempre culturalmente ed ontologicamente relativo (il Sommo Bene coincide con Dio per chi ci crede, quindi è totalmente altro da noi). Ora però, non vorrei, proprio io che mi dichiaro cattolico, relativizzare troppo.
Tuttavia, credo che il bene sia più una "pratica", una condotta di vita che si conquista attraverso l'autoeducazione e si trasmette attraverso l'esempio e non certo attraverso l'insegnamento e l'istruzione (tra l'altro con le parole si rischia di scivolare pericolosamente nel fariseismo: ti parlo del bene, ma poi non riesco a farlo o non riesco a regolarmi di conseguenza, quindi forse non so esattamente di cosa parlo o parlo di qualcosa di puramente ideale). Posso dunque insegnare la buona educazione, il rispetto dell'altro ecc. ecc., ma non il bene in sé. Questa scienza continuerei a chiamarla "educazione civica" e a proporla come tale in conformità ai nostri ordinamenti e alle nostre istituzioni.
Insisto: per un cristiano il bene è l'amore, l'amore del prossimo e l'amore di Dio, ma non per un hindù, non per un taoista, non per un "pagano" ecc. Una "scienza del bene" o è universale e valida per tutti oppure non è.
Chi decide cosa sia "bene" e cosa sia "male"? Solo un'autorità superiore lo potrebbe. Quindi un anticristo o un dittatore planetario. Il bene che possiamo fare e di cui siamo capaci è sempre culturalmente ed ontologicamente relativo (il Sommo Bene coincide con Dio per chi ci crede, quindi è totalmente altro da noi). Ora però, non vorrei, proprio io che mi dichiaro cattolico, relativizzare troppo.
Tuttavia, credo che il bene sia più una "pratica", una condotta di vita che si conquista attraverso l'autoeducazione e si trasmette attraverso l'esempio e non certo attraverso l'insegnamento e l'istruzione (tra l'altro con le parole si rischia di scivolare pericolosamente nel fariseismo: ti parlo del bene, ma poi non riesco a farlo o non riesco a regolarmi di conseguenza, quindi forse non so esattamente di cosa parlo o parlo di qualcosa di puramente ideale). Posso dunque insegnare la buona educazione, il rispetto dell'altro ecc. ecc., ma non il bene in sé. Questa scienza continuerei a chiamarla "educazione civica" e a proporla come tale in conformità ai nostri ordinamenti e alle nostre istituzioni.
Insisto: per un cristiano il bene è l'amore, l'amore del prossimo e l'amore di Dio, ma non per un hindù, non per un taoista, non per un "pagano" ecc. Una "scienza del bene" o è universale e valida per tutti oppure non è.
Quindi, caro Carlo, io credo che alla fine tu
abbia ragione: un'eventuale "scienza del bene" che si volesse
insegnare sarebbe un rischio politico, sarebbe la premessa ideologica a uno
"Stato etico" che abbiamo già visto e sperimentato e che ha fallito
il suo proposito malamente (per la famosa eterogenesi dei fini). Piuttosto io
mi chiederei se possa mai esistere una "etica universale" e cercherei
di ragionare su questo. Ragionare, pensare e proporre,
senza trasformare questo sforzo speculativo e propositivo
in una scienza.
Un
abbraccio,
Aldo La Fata (**)
(*)
(**)
Ricercatore di storia delle idee, studioso del pensiero tradizionalista, direttore della rivista “ Il Corriere Metapolitico”.