L’espulsione di Gianluigi Paragone e i mass media
Coerenza partitica e coerenza sistemica
Se
effettivamente il pensiero fosse unico, diciamo in senso buono di difesa di un sistema capace di funzionare, i mass media avrebbero conferito all’espulsione
di Gianluigi Paragone rilievo positivo. Dal momento che
nell’ottica di una normalizzazione sistemica la fuoriuscita di un populista è sempre un’ottima notizia (*).
E
invece si fa della dietrologia, anche da parte dei
commentatori più avveduti. Perdendo di
vista ciò che a nostro avviso dovrebbe
essere lo scopo di fondo dell’attuale governo giallo-rosso, e in particolare
del Partito democratico. Quale? La
trasformazione del Movimento Cinque Stelle da forza populista in forza di sinistra ma liberal-democratica. Insomma, riformista.
Purtroppo
in Italia sembra invece si faccia a gara
a spararla politicamente più grossa, accrescendo così le impolitiche aspettative di un elettore che
non ha mai pienamente accettato - e qui
pesa ancora l’eredità del Ventennio fascista - le regole della democrazia liberale e dell’economia
di mercato.
Altro
che pensiero unico, i mass media, per
non parlare dei Social, ormai accettano, a parte rare eccezioni, ciò
che si può definire l’essenza della filosofia populista. Un mantra ben
rappresentato da tre sospetti
presuntivi e incolonnati: 1) verso l’Europa; 2) verso i partiti; 3) verso il
mercato.
Il
populismo istituzionalizzato (o quasi), ossia l’adesione di politici e
giornalisti all’ agenda politica populista, annebbia i cervelli, perfino degli opinionisti
più bravi, e rende sempre più difficile la distinzione
tra finalità politico-sistemiche e impolitica “lotta
alla casta”, per parafrasare il titolo dello sciagurato volume alle radici ideologiche dell’ondata populista.
Sicché
l’espulsione di Paragone, tra l’altro difeso da Luigi Di Battista, altro
estremista antisistema, diventa occasione per piangere sulla scarsa democrazia interna a
Cinque Stelle. Si confonde insomma l’imprescrittibile lotta oligarchica in seno ai partiti, tutti i partiti, anche i più apparentemente democratici, con l’utopia
della democrazia diretta e dei magniloquenti imperativi morali.
Certo,
il Movimento Cinque Stelle in particolare ha fatto dell’idea di democrazia diretta una
bandiera. Sicché può apparire giusto
rinfacciare a Di Maio l’assenza di
coerenza politica. Accusa che però alla
prima occasione, i grillini rovesciano
sui partiti avversari. E così via, lungo
la scivolosa strada del farsi del male a
vicenda. In fondo alla quale si staglia sempre la figura del castigamatti…
La
scienza politica che è scienza metapolitica dei fini e dei mezzi, come delle cause particolari e generali, rimanda fin da Aristotele a due
forme di coerenza: la coerenza
occasionale e la coerenza funzionale. La prima rinvia alla lotta politica in
senso particolare. La seconda alla coerenza
sistemica in senso generale.
Ora i mass media, che brillano per la vista corta (altro che pensiero unico...), criticano l’espulsione di Paragone dal punto di vista della coerenza occasionale, ossia rispetto agli ideali partitici professati, particolari.
In realtà, l’espulsione andrebbe indagata solo dal punto di vista della coerenza funzionale, ossia del contributo dei vari partiti al funzionamento del sistema generale.
Ora i mass media, che brillano per la vista corta (altro che pensiero unico...), criticano l’espulsione di Paragone dal punto di vista della coerenza occasionale, ossia rispetto agli ideali partitici professati, particolari.
In realtà, l’espulsione andrebbe indagata solo dal punto di vista della coerenza funzionale, ossia del contributo dei vari partiti al funzionamento del sistema generale.
Certo,
un estremista di meno, non sempre significa un moderato di più. Ma è
già qualcosa. Ovviamente, ripetiamo, dal punto di vista sistemico...
Carlo Gambescia
(*) Qui la rassegna delle prime pagine di oggi: https://giornali.it/quotidiani-nazionali/prime-pagine/