Luciano Gallino e il “Canaro” della Magliana
Il
sociologo deve sempre pesare le parole perché conosce a menadito i processi sociali , nonché, entro certi limiti, le conseguenze di determinate azioni collettive, o meglio ancora i limiti stessi del costruttivismo sociale: della pretesa
- semplifichiamo - di cambiare il mondo a tavolino: cosa da
riformatori sociali non da scienziati.
La sociologia, alla fin
fine, è una e insegna poche e semplici
cose. Tra le quali l’importanza dell'uso del relativismo nello studio dei fenomeni sociali, Che vanno sempre analizzati iuxta propria principia, secondo
principi e criteri di indagini proprie dell’oggetto che si studia.
Luciano
Gallino nell’ultimo periodo della sua
vita aveva perso il senso di questi
limiti. Nonostante i suoi passati e importanti lavori di sociologia economica, mostrava di aver dimenticato la grande
lezione cognitiva della scienze sociologiche.
Si
prenda ad esempio un tag inviatoci su Fb da un amico lettore, Gianluca Pietrelli. Vi si pubblica un passo di
Gallino ripreso da un articolo
uscito su “Repubblica”, che a sua volta, rimanda a un suo libro, Il denaro, il debito e la doppia crisi spiegato ai nostri nipoti (Einaudi). Leggiamo:
"Senza l'apporto di una dose massiccia di stupidità da parte
dei governanti, dei politici, e ahimè di una porzione non piccola di tutti noi,
le teorie economiche neoliberali non avrebbero mai potuto affermarsi nella
misura sconsiderata che abbiamo sott'occhio. Tali teorie non hanno previsto la
crisi del 2008; non hanno avanzato una sola spiegazione decente delle sue
cause; i loro modelli sono lontani anni luce dalla realtà dell'economia; hanno
fatto passare il principio che anzitutto bisogna salvare le banche senza
chiedere loro nulla (quanto ai cittadini, se la sbroglino); soprattutto hanno
avallato l'idea che una crescita senza limiti dell'economia capitalistica sia
possibile e desiderabile. Avrebbero dovuto essere sepolte da anni dalle
proteste, se non anzi dalle risate; sono diventate invece uno strumento
iugulatorio di governo delle nostre vite."
Il
testo di sociologico non ha nulla, riflette la posizione velleitaria della
sinistra anti-euro che in pratica rimpiange il welfare state e i bei giorni
della spesa pubblica a gogò. Come se fosse cosa intelligente sperperare i soldi
dei cittadini, frodandoli dei loro risparmi
puntando su tassi di inflazione a due cifre, capaci di superare per abilità tosatoria le performance del famoso, grazie a un film, “Canaro”
della Magliana.
Certo,
esiste, sempre sul piano politico, una posizione di destra liberale, pro-mercato e pro-euro, dagli accenti
liberisti, che può piacere o meno. Che però -
attenzione - si distingue giustamente dalle politiche welfariste per essere un’ implacabile nemica dell’inflazione. Il che è scienza.
Si rifletta. Il problema di fondo che divide le varie politiche anti-euro da quelle pro-euro è dettato dal giudizio sull’inflazione. Per un economista di sinistra non è un pericolo, per
un economista di destra, lo è, eccome. Ma lo è - cosa che più conta - soprattutto per la scienza economica. E di rimbalzo, come vedremo, per quella sociologica.
Negli
anni Settanta, alla fine del Trentennio Glorioso - welfarista - così celebrato da Gallino, gli economisti si
accorsero che il circolo fino allora virtuoso tra inflazione e sviluppo si
era trasformato, a causa di un debito
pubblico crescente, in un giroconto vizioso, dove a un’ inflazione a due cifre
rispondeva la stagnazione economica. Scientificamente si definì il fenomeno stagflazione.
Pertanto, prescindendo dalla critica all'euro, la ricetta inflazionista di Gallino è già stata bocciata dagli economisti, né di
destra né di sinistra. Ma dagli economisti in quanto tali.
Il
welfare, se proprio lo si adora, può
eventualmente essere finanziato solo alla
fine di un processo di accumulazione. Insomma, da alti tassi di sviluppo, proprio come avvenne nei
preparatori (al decollo) anni Cinquanta. Tutti coloro
che sostengono il contrario spianano la strada a debiti, tasse e tosature inflazionistiche, degne del Canaro...
Inoltre, per godere di alti tassi di sviluppo, come prova qualsiasi statistica economica,
servono i mercati aperti, Insomma la libera circolazione di uomini, denaro e merci. Alla quale Gallino, che ripropone il modello welfarista, invece è apertamente
contrario.
È
vero che delle frontiere aperte può approfittare certa finanza speculativa, ma fa parte del gioco, perché non esistono vie di mezzo: il capitalismo nasce e muore sulla presenza del rischio e della
scommessa a tutti livelli, cominciando da
chi ad esempio specula, investendo tempo e suole, facendo il giro
della bancarelle a buon mercato per risparmiare sul pranzo di Natale e fare comunque bella figura con i parenti.
Invece Gallino vorrebbe mettere in sicurezza l’Italia.
Come? Chiudendo le frontiere, controllando i capitali, ampliando il ruolo dello stato. Insomma, obbligando il consumatore a servirsi da un sola bancarella
a prezzi fissi stabiliti dallo stato. Commettendo così lo stesso errore politico degli anni Settanta,
perché si produrrebbe solo inflazione e disoccupazione. O se si preferisce
avremmo la moltiplicazione di lavori
inutili, fuori mercato pagati dallo Stato con moneta inflattiva. Di qui, lo
slittamento progressivo verso l’autarchia
economica, ultima tappa di un’economia prigioniera di se stessa perché incapace di competere. Di
qui, un processo di avvitamento politico, eccetera, eccetera.
Ora, il sociologo che conosce, perché li ha studiati, i meccanismi dell’economia capitalistica, non
dovrebbe proporre ricette in contrasto
con i fondamentali culturali, economici e sociali del capitalismo. Si chiama sano relativismo culturale. Aiuta la scienza. Parsons, che di sociologia forse ne capiva più di
Gallino, parlava di “neutralità affettiva”.
Se
non si è neutrali, allora non si è più
sociologi ma riformatori sociali. Proprio come Gallino. Cosa, per carità, nobilissima, ma che con la scienza e con la
cattedra non ha nulla a che vedere.
Carlo Gambescia
(*) L’ articolo di
Gallino su “Repubblica”: https://www.repubblica.it/cultura/2015/10/16/news/cari_nipoti_vi_racconto_la_nostra_crisi-126913648/
(**) Qui un profilo apologetico di Gallino, da cui però si evincono, malgrado gli sforzo dell'estensore e dal momento che la scienza non è un' opinione, tutti i limiti delle sue tesi: http://temi.repubblica.it/micromega-online/in-memoria-di-luciano-gallino-il-finanzcapitalismo-l%E2%80%99euro-e-la-moneta-come-bene-pubblico/
(**) Qui un profilo apologetico di Gallino, da cui però si evincono, malgrado gli sforzo dell'estensore e dal momento che la scienza non è un' opinione, tutti i limiti delle sue tesi: http://temi.repubblica.it/micromega-online/in-memoria-di-luciano-gallino-il-finanzcapitalismo-l%E2%80%99euro-e-la-moneta-come-bene-pubblico/