In libreria la raccolta curata da
Domenico Felice
Voltaire per sociologi
Tutti
volterriani, nessun volterriano... Riteniamo che l'espressione rispecchi
bene il clima culturale di un Occidente
che in realtà di volterriano non ha mantenuto proprio nulla. Oggi sono tornati a volare gli
asini. E il numero dei credenti sembra
crescere a vista d’occhio.
Sotto
questo aspetto non può non essere considerata idea eccellente proporre
una raccolta di frasi, detti e pensieri
di Voltaire, Certo, un vademecum, ma anche, per dirla modernamente, un guida for dummies (*): principianti,
testoni, negati ( ma non solo, come vedremo più avanti). Dummies che però in cuor loro,
magari senza darlo troppo a vedere, intuiscono che gli asini hanno qualche difficoltà
con le ali. Dummies, forse recuperabili.
Ottima idea dunque. Soprattutto perché la
raccolta è dovuta alla mano esperta di Domenico Felice, specialista universitario, se ci si passa l’espressione,
dell’Illuminismo dal volto umano. Chi scrive è ancora sotto l’effetto benefico della
sua magnifica edizione delle Opere
di Montesquieu (Bompiani, 2014, 2017: si
attende, e con ansia da regali sotto l'albero, il terzo volume, Recueils, Correspondance e "Scritti privati"...). Tra l’altro, come nota Ernesto
Ferrero nella brillante prefazione, a Felice si deve la prima edizione completa
del Dizionario filosofico, condotta
con Riccardo Campi (Bompiani, 2013). Il professore è una macchina da guerra euristica. Mentre scriviamo, sentiamo uno stridio di cingoli.
Dicevamo, volto umano. Parola grossa, dal momento
che tutto l’Illuminismo è rivolto al nobile innalzamento dell’uomo. Tuttavia, sul punto
la pensiamo come il buon Hayek, sperando ovviamente di non incorrere come l’economista
austriaco nella scomunica degli storici delle idee: c’è Illuminismo e Illuminismo.
Usando il machete del dilettante: da un lato abbiamo materialisti e ideologi, che via
Napoleone, giungeranno fino a Comte, padre della sociologia, grande dispensatore di filosofie costruttiviste e ricostruttiviste; poi c'è Rousseau,
protoromantico con tensioni, seppure non sempre dichiarate,
giacobino-autoritarie; infine Montesquieu e Voltaire, solo per fare due
nomi, anticostruttivisti per eccellenza.
E protosociologi.
Un lato, quest'ultimo, che intriga. Perché va oltre il for dummies. Un Voltaire, per dirla tutta, che può parlare anche ai sociologi, che della demistificazione si proclamano maestri... Sicché, da umili studiosi di scienze sociali siamo subito andati a leggere le voci sociologiche, grazie anche all'indice e agli utilissimi rimandi introdotti dal curatore: una vera manna
per chiunque ami saltabeccare
concettualmente. Senza dimenticare, sia detto per inciso, il puntuale apparato iconografico, preziosa appendice al volume.
Ad
esempio, Società. Cosa si scopre? Che
“i nostri differenti costumi non permetteranno mai, è vero, di collegare la
stessa idea del giusto alle medesime nozioni: quel che è delitto in Europa sarà virtù in Asia
(…). Ma, se tutte le società non avranno le medesime leggi, nessuna sarà senza
leggi” (p. 448). Tradotto: non possiamo obbligare un cinese a
pensare come un newyorkese, introducendo dall’alto - ecco il costruttivismo
respinto da Voltaire - principi e regole di stampo diverso. Xi Jinping è avvisato: capitalismo sì, ma con accorto dosaggio...
Ancora
un esempio di sano relativismo sociologico, anticostruttivista. Si prenda la
voce Costumi: “Gli antichi costumi
orientali sono così enormemente
diversi dai nostri che nulla deve sembrare straordinario a chiunque sia un po’
istruito. Un Parigino rimane colpito quando apprende che gli Ottentotti fanno
tagliare il testicolo ai loro figli maschi. Gli Ottentotti sono forse stupiti
che essi li conservino entrambi” (p. 155). Tradotto, ogni società produce, e dal basso, le
sue regole di comportamento, e per quanto possano sembrare strane, riflettono
differenti visioni del mondo, che vanno rispettate. I ministri occidentali del
welfare e all’immigrazione sono avvisati: fare attenzione al dirigismo
sociologico e al costruttivismo morale...
Un atteggiamento
che ritroviamo, quando andiamo a
spulciare la voce Pregiudizio, concetto
classico da manuale di sociologia,del primo anno: “Sbarazziamoci di tutti i
nostri pregiudizi quando leggiamo autori antichi o ci rechiamo in paese
lontani. La natura è la stessa dappertutto, mentre gli usi sono dappertutto
diversi" (p. 404). I sociologi anti e filoccidentali sono avvisati. Come del resto turisti e migranti...
Ma
tutta la raccolta è piena zeppa di utilissime citazioni contro la tremenda
filosofia della morale unica, calata
dall’alto e uguale per tutti. Voltaire, sia detto con tutto il rispetto per il maestro della sociologia della Terza Repubblica, è una specie di
anti-Durkheim. Voltaire ci aiuta a diffidare della morali sociologiche
uniche, repubblicane e non. Dalla
raccolta, in definitiva, si potrebbe ricavare materiale
per un magnifico seminario di sociologia della conoscenza dedicato proprio a Voltaire.
Il "Patriarca dei Lumi" tra i classici del pensiero sociologico? Un passo indietro. In una raccolta
antologica, come un tempo si diceva, "ad uso degli studenti", edita da una grande casa editrice
universitaria italiana negli anni Settanta del Novecento, Voltaire era totalmente ignorato. Mentre si celebravamo come pionieri, giustamente per
carità, Montesquieu e Rousseau. A quanto ci risulta il vuoto è rimasto tale, anche perché le storie
disciplinari non sono più di moda negli atenei italiani. Ma questa è un'altra storia.
Ecco, la bellissima raccolta curata da Domenico Felice, sociologicamente parlando, colma un vuoto. Grazie.
Carlo Gambescia
(*) Voltaire, Taccuino di pensieri. Vademecum
per l’uomo del terzo millennio, a cura di Domenico Felice, prefazione di
Ernesto Ferrero, Mimesis/Filosofie, Milano 2019, pp. 534.