lunedì 25 marzo 2013




Gentile donna Mestizia,
in quest’ora difficile per le nostre Forze Armate, baluardo della Nazione, facendo appello al Suo patriottismo e al Suo senso dello Stato La prego di pubblicare il mio comunicato urgente.


A nome ed insieme a tutto il personale delle Forze Armate, ci stringiamo affettuosamente ai nostri Fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ammirandone l’esempio, il coraggio, la disciplina e il senso dello Stato. Sono consapevole e condivido la loro sofferenza e soprattutto quella delle loro famiglie che da noi non saranno mai abbandonate, oggi così come dopo la conclusione di questa vicenda. Auspico che questa vicenda che sta sempre più assumendo i toni di una farsa si concluda quanto prima e che i nostri Fucilieri, funzionari dello Stato in servizio di stato, alla stessa stregua di tutti i militari che operano all’estero con onore per la pace e stabilità internazionali siano al più presto riconsegnati alla giurisdizione italiana. Il presente comunicato è partecipato anche al Presidente del Cocer Interforze, Generale Perelli Cottarelli.
Firmato: il Capo di Stato Maggiore della Difesa Ammiraglio Luigi Vispelli Tereselli.


Aggiungo a titolo personale che, turbati e scossi nel profondo da questa vicenda, il Generale Perelli Cottarelli ed io ci siamo consultati e, dopo matura riflessione, pur consapevoli delle serie ripercussioni del nostro gesto, abbiamo concordemente e irrevocabilmente deciso di rinunciare al dessert già inserito dalle nostre rispettive signore nel menu del pranzo pasquale p.v., che da lunga pezza avevamo stabilito di consumare insieme in località coperta da segreto militare. La prego di segnalare ai Suoi lettori che il dessert in oggetto è una “pastiera napoletana”, dolce tipico che richiede una elaboratissima preparazione, ad approntare il quale le nostre Signore, con il valido ausilio dei nostri attendenti, impiegheranno ore ed ore ed ore di indefesso lavoro: e che tanto il Generale Perelli Cottarelli quanto io ne siamo, sin dall’infanzia, estremamente ghiotti.
RingraziandoLa per l’ospitalità, La saluto cordialmente. Viva l’Italia! 
Amm. Luigi Vispelli Tereselli

Signor Ammiraglio,
non potevo attendermi di meno dalle tradizioni della nostra Marina e dal senso dell’onore delle nostre FFAA. Il gesto Suo e del Generale Perelli Cottarelli, al quale La prego di trasmettere questa mia, m’ha richiamato alla memoria il gesto compiuto da un altro ufficiale di Marina, ormai settant’anni fa. In risposta alla Sua preg.ma, riporto la lettera di quell’ufficiale, a testimonianza che i tempi cambiano, l’onore no.

Mamma carissima,
quando riceverai questa mia lettera saranno successi dei fatti gravissimi che ti addoloreranno molto e di cui sarò il diretto responsabile.
Non pensare che io abbia commesso quello che ho commesso in un momento di pazzia, senza pensare al dolore che ti procuro.
Tu conosci cosa succede ora in Italia e capisci come siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile senza alcun risultato.
Da questa constatazione me ne è venuta una profonda amarezza, un disgusto per chi ci circonda e, quello che più conta, un profondo disprezzo per me stesso.
Da mesi, mamma, rimugino su questi fatti e non riesco a trovare una via d'uscita, uno scopo nella mia vita.
Da mesi penso ai miei marinai del Tazzoli che sono onorevolmente in fondo al mare e penso che il mio posto è con loro.
Spero, mamma, che mi capirai e che anche nell'immenso dolore che ti darà la notizia della mia fine ingloriosa, saprai capire la nobiltà dei motivi che mi hanno guidato.
Tu credi in Dio, ma se c'è un Dio, non è possibile che non apprezzi i miei sentimenti che sono sempre stati puri e la mia rivolta contro la bassezza dell'ora.
Per questo, mamma, credo che ci rivedremo un giorno.
Abbraccia papà e le sorelle e a te, Mamma, tutto il mio affetto profondo e immutato.
In questo momento mi sento vicino a tutti voi e sono sicuro che non mi condannerete.
Carlo*

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(*) All’armistizio del 1943 il capitano di corvetta Carlo Fecia di Cossato, medaglia d’oro al V.M., per non violare il giuramento al Re aveva obbedito all'ordine di consegnare la flotta al nemico; e pur ripugnandogli l'idea del cambio di campo, al comando dell'Aliseo non aveva esitato ad attaccare l'alleato del giorno prima, per poi trovarsi a fronteggiare il governo Bonomi che rifiutava di giurare fedeltà al Re. Disobbedì all’ordine di uscire in mare. Fu messo agli arresti in fortezza, poi liberato e posto in congedo per tre mesi, nella speranza che mettesse la testa a partito. Non potendo raggiungere la famiglia al Nord, si trasferì a Napoli, ospite di un amico, rifiutando gli incarichi di comando che gli venivano offerti dagli Alleati. Invano tentò di avere un colloquio con il luogotenente del Regno Umberto di Savoia per spiegargli i motivi della sua insubordinazione. All'avvicinarsi della fine del congedo, il 21 agosto 1944 scrisse questa lettera testamento indirizzata alla madre e il 27 agosto si uccise a Napoli, sparandosi un colpo di pistola alla tempia.





Roberto Buffagni è un autore teatrale. Il suo ultimo lavoro, attualmente in tournée, è Sorelle d’Italia – Avanspettacolo fondamentalista, musiche di Alessandro Nidi, regia di Cristina Pezzoli, con Veronica Pivetti e Isa Danieli. Come si vede anche dal titolo di questo spettacolo, ha un po’ la fissa del Risorgimento, dell’Italia… insomma, dell’oggettistica vintage...

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