Le primarie
del centrosinistra per il sindaco di Roma e lo “smorzo” sotto casa …
Oggi il
centrosinistra romano sceglie lo sfidante di Alemanno. Ai nostri
auguri facciamo seguire una storia, anzi una
"storiella" rionale, sperando così
di aiutare gli elettori nella scelta del candidato
giusto. La prendiamo - apparentemente - da lontano.
Quindi chiediamo un pizzico di
pazienza.
Chi abita
nel rione Prati, magari da qualche anno, sa bene
dell’esistenza di uno "smorzo" a due passi da San
Pietro, in una delle laterali che conducono a piazza
Risorgimento. A Roma con questo termine si intende
lo spegnimento della calce, nonché per estensione anche il luogo
dove si vendono i materiali più comuni per l’ edilizia ( mattoni, calce,
cemento, eccetera.). Insomma, parliamo di un'attività
che si integra a meraviglia con l'andirivieni di turisti giapponesi,
tedeschi, americani che, come è noto, vengono
appositamente da Tokio, Berlino e New York per acquistare
foratini 30x15 made in
Rome.
Anche se la calce
non viene più “spenta” in loco, lo “smorzo” è lì da più di
ottant’anni: un cortilaccio pieno zeppo di materiali da costruzione,
circondato da palazzoni umbertini. E,
s'intende, per la delizia di alcune generazioni di residenti,
evidentemente innamorati del panorama punteggiato da frondosi laterizi
e avide di vivere tra rumori, polveri, parolacce e
quant’altro.
Ora, qualcuno penserà: possibile che nel cuore di Roma si possa ancora gestire un’attività del genere? Così rumorosa e inquinante? Evidentemente sì. Altrimenti, lo “smorzo”, che si è potuto fregiare addirittura dell'insegna di "bottega storica", avrebbe già chiuso i battenti. Del resto i residenti sembrano decisi, visti i superlativi livelli di inerzia, a guadagnarsi un posto d’onore nel Guinness dei Primati.
Ora, qualcuno penserà: possibile che nel cuore di Roma si possa ancora gestire un’attività del genere? Così rumorosa e inquinante? Evidentemente sì. Altrimenti, lo “smorzo”, che si è potuto fregiare addirittura dell'insegna di "bottega storica", avrebbe già chiuso i battenti. Del resto i residenti sembrano decisi, visti i superlativi livelli di inerzia, a guadagnarsi un posto d’onore nel Guinness dei Primati.
E "passi
pure", come versificava Trilussa, per il “popolo
cojone”… Quel che invece stupisce è che a un tiro di schioppo dallo
"smorzo" abiti, e non da poco, uno dei sei
candidati alle primarie del centrosinistra: un azzimato ex
“mezzobusto” televisivo… Ora, di regola, un aspirante sindaco dovrebbe
nuotare come un delfino nelle acque del sociale, mostrando di saper
intuire come il simpatico mammifero marittimo i “bisogni” dei
consimili. E invece pare proprio di no. Per uscire di
metafora: l’ex conduttore che oggi parla di progetto
per Roma, prima di candidarsi al massimo progettava le
sue vacanze. Ignorando, seppure benedicente quando lo si incrociava,
i problemi del suo rione. E adesso vorrebbe
addirittura "cambiare la capitale"...
Disinteresse dovuto a stress da superlavoro? Mah... A dirla tutta, forse si tratta di guicciardiniano culto del "particulare". Infatti, le sue finestre non davano e non danno sullo “smorzo”… Particolarismo però dal respiro corto... Perché, anche se non a stretto giro di posta, le polveri finivano e finiscono per beccarsele anche i suoi pargoli… Insomma, l’ex “mezzobusto” che aspira alla fascia di sindaco ricorda quel personaggio della famosa barzelletta di Totò, dove un tizio, scambiato per un altro e preso a schiaffi, fa finta di nulla: «Ecché mmmé frega aaa mmmé? Mica mi chiamo Pasquale, io…».
Disinteresse dovuto a stress da superlavoro? Mah... A dirla tutta, forse si tratta di guicciardiniano culto del "particulare". Infatti, le sue finestre non davano e non danno sullo “smorzo”… Particolarismo però dal respiro corto... Perché, anche se non a stretto giro di posta, le polveri finivano e finiscono per beccarsele anche i suoi pargoli… Insomma, l’ex “mezzobusto” che aspira alla fascia di sindaco ricorda quel personaggio della famosa barzelletta di Totò, dove un tizio, scambiato per un altro e preso a schiaffi, fa finta di nulla: «Ecché mmmé frega aaa mmmé? Mica mi chiamo Pasquale, io…».
Certo, lui si chiama
David…
Carlo Gambescia
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