Matrimoni gay e Stato-Sorveglianza
Oggi cercheremo di andare oltre la “ vexata quaestio” dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. E come? Proponendo una analisi avalutativa dei fatti "nudi e crudi", attenta perciò non tanto alla prevedibile retorica usata dalle diverse forze in campo, quanto a una questione sociologica di fondo.
Diciamo subito che dal punto di vista argomentativo siamo davanti a due immagini della realtà fondate su presupposti differenti. I favorevoli partono da una concezione individualistico-egualitaria (uguali diritti individuali di matrimonio per e fra tutti, a prescindere dal sesso); i contrari invocano il valore di una tradizione - asseriscono - secolare, (quindi qualcosa che precede i diritti dei singoli), socialmente maggioritaria, che non ammette il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Diciamo subito che dal punto di vista argomentativo siamo davanti a due immagini della realtà fondate su presupposti differenti. I favorevoli partono da una concezione individualistico-egualitaria (uguali diritti individuali di matrimonio per e fra tutti, a prescindere dal sesso); i contrari invocano il valore di una tradizione - asseriscono - secolare, (quindi qualcosa che precede i diritti dei singoli), socialmente maggioritaria, che non ammette il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Insomma, due visioni opposte della realtà: la prima antepone l’individuo alla società, la seconda la società all’individuo. Naturalmente, come capita in tutte le dispute, i due "partiti" fanno risalire i diritti dell’individuo e della società a valori di tipo assoluto: da un lato i diritti dell’uomo (i favorevoli), dall’altro la naturalità della famiglia eterosessuale (i contrari). Di qui, l’inconciliabilità.
Per ora, sotto il profilo legislativo, sembra prevalere la tesi favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Prevalenza che viene giudicata da coloro che sono contrari come una pesante interferenza dello stato nei riguardi di una tradizione costitutiva - come spesso si legge - della stessa realtà umana. Quanto alla comunità gay, così libertaria, è veramente sorprendente che non si sia ancora accorta di una questione sociologica di fondo ( e così veniamo al punto...). Quale? Che la legalizzazione dei legami omosessuali ( di fatto, antichi quanto l’uomo), ha un inevitabile e imbarazzante effetto di ricaduta, e proprio dal punto di vista libertario... Nel senso che la razionalizzazione giuridica implica il ruolo propulsore dello stato, quale macchina produttrice di diritti. Ruolo, imperniato su una "motorizzazione" del diritto, che, come sappiamo, non ha precedenti storici. Ovviamente, sul piano argomentativo, l' intervento legislativo dello stato viene giudicato positivo o negativo a seconda del "partito" scelto: per i favorevoli ai matrimoni gay è un fattore di progresso, per i contrari di decadenza. Di qui, altri conflitti.
Tuttavia i fatti "nudi e crudi" si vendicano sempre della retorica umana. Cosa vogliamo dire? Che il punto vero è un altro: può essere vista con favore - sospendendo il giudizio sui valori storicamente incarnati dai diversi "partiti" - la prepotente crescita della macchina legislativa dello stato? Macchina che produce diritti su diritti solo per poi controllarne l’applicazione e quindi favorire la propria perpetuazione come “pagatore” e "sorvegliante", in ultima istanza, di tutti i diritti?
Certo, per secoli, il braccio secolare, sembra essere stato al servizio di leggi che punivano qualsiasi approccio omosessuale. E di conseguenza coloro che sono favorevoli ai matrimoni tra persone dello stesso sesso scorgono nella nuova legislazione un giusto atto riparatore. Però non va dimenticato che qui parliamo non dell'antiquato stato pre-moderno, ma del tecno-stato moderno ( per alcuni post-moderno), monopolista della violenza legittima e istituzionalmente vocato a rendere prevedibili e "tracciabili" tutti i comportamenti umani.
Pertanto, non sarebbe meglio per il momento sospendere il giudizio sulla legalizzazione o meno dei matrimoni gay, per affrontare un fenomeno sociologico di fondo che sembra invece riguardare tutti? Quello dell'inarrestabile espansione dell’occhiuto "Stato-Sorveglianza"? Che produce diritti solo per controllare meglio i cittadini? E non importa se omo o etero?
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento